Volevate la cultura? Ora pedalate

Il Governo va a pescare i fondi per lo Spettacolo dall'unica fonte di gettito dove non dovrebbe andare: le accise sulla benzina. E così aumenta l'inflazione.

25/03/2011

Il consiglio dei ministri ha deciso di reperire 236 milioni di euro per il Ministero dei Beni Culturali. Come? Aumentando di uno o due centesimi le tasse sulla benzina. Come dire: cari italiani, avete voluto la cultura? E adesso pedalate. La decisione del Governo è davvero sorprendente anche se conferma ciò che sapevamo già: il 70 per cento del prezzo della benzina alla pompa è rappresentata da tasse di Stato (imposte di fabbricazione e accise) e dunque quando lo Stato finge di indignarsi perché sale il prezzo del petrolio in realtà sotto sotto se la ride perché sa che aumenteranno anche le entrate fiscali.

Se infatti andiamo a leggere a ritroso le stratificazioni delle voci comprese nelle accise sulla benzina, ce ne andiamo a spasso nel tempo e ci ritroviamo la storia d'Italia: il contratto degli autoferrotranvieri, il finanziamento della missione in Bosnia, quella del Libano, nell'83, i terremoti dell'Irpinia, del Friuli e del Belice, l'alluvione di Firenze, il Vajont, fino alla crisi di Suez del 1963 e addirittura la guerra di Abissinia del 1935. La benzina è la mucca fiscale che si munge dai tempi della Bonanima. Quando il greggio aumenta a guadagnarci è soprattutto il Governo. E quindi è bene non farsi troppe illusioni sulle “moral suasion” nei confronti dei cartelli dei petrolieri, che pure esistono. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di una commedia all'italiana.

In realtà tra Stato e la benzina c’è un conflittone di interessi grande come un’autobotte. Quando aumenta la benzina l'italiano in quanto cittadino si arricchisce (almeno dal punto di vista del bilancio pubblico) ma l'italiano in quanto automobilista si impoverisce. Detto questo la decisione di far salire ulteriormente di un centesimo o due le accise ha dell’incredibile perché essa finirà per provocare l’aumento dei prezzi del carburante a fronte delle oscillazioni provocate anche dalla instabilità degli scenari geopolitici. Non facciamo che parlare di inflazione, di indipendenza nell’approvvigionamento delle fonti di energia e poi andiamo a lucrare sugli aumenti del costo del carburante. Dando una grossa mano all’aumento dei prezzi. Inoltre sorge un dubbio: perché per reperire 236 milioni di euro si impone una tassa che, visti i consumi annui di carburante in Italia, renderà quattro volte tanto se sarà di un centesimo e otto volte tanto se sarà di 2 centesimi?

Francesco Anfossi
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Postato da massimouda il 28/03/2011 20:35

la cultura non si mangia ma con la cultura, nel suo senso più nobile, si ciba lo spirito di chi ne usufruisce se con i pochi centesimi che mi preleveranno potrò salvaguardare posti di lavoro ben venga questa accisa pagare le tasse è bello diceva tomaso padoa schioppa ora lo dice anche gianni letta ma non possiamo per una volta vedere solo i lati positivi? è davvero impossibile accettare che questa classe dirigente anche per sbaglio ne faccia una giusta?

Postato da dino avanzi il 26/03/2011 23:39

Infatti, solo conferme.
Dino 51

Postato da ironyman il 26/03/2011 20:48

Si deve finanziare la cultura? Presto fatto! Una tassa a carico di tutti i cittadini. Mi chiedo se ha ancora un senso oggi l’art. 53 della Costituzione ovvero che senso ha l’art. 3 se si raccattano con una imposta generalizzata risorse non destinate a vantaggio della collettività ma solo di coloro che potranno godere di uno spettacolo lirico o di un concerto di Muti. Il povero disgraziato che deve recarsi in fabbrica ogni mattina ed è costretto a prendere la sua macchina perché i treni per i pendolari hanno orari e ritmi impossibili (le tasse bastano appena a finanziare l’alta velocità) d’ora in poi porterà altri soldini nelle casse erariali. Peccato se poi non serviranno a far funzionare le attività ricreative e culturali nella scuola che frequenta suo figlio . Da parte sua ha rinunciato da tempo a qualsiasi forma di divertimento ed il cinema può vederlo solo in TV. Le sue magre entrate gli consentono appena di sopravvivere. Insomma gira che ti rigira il Governo che si è impegnato a non mettere le mani nelle tasche degli italiani, come al solito ha dimostrato che la politica degli slogan funziona sempre e che non c’è mai limite al peggio. Atteggiandosi ad un reinventato Robin Hood alla rovescia, le mani le ha allungate eccome, ma non nelle tasche piene, ma in quelle quasi vuote dei soliti disgraziati, rubando quei quattro spiccioli che li renderanno ancora più miseri e non gli apporteranno nemmeno migliori servizi pubblici. E’ arrivato il momento di gettare finalmente uno squarcio di verità sul cumulo di menzogne che questo maggioranza politica da troppo tempo spaccia impudicamente. Il motto in questione, di derivazione popolare, sembra funzionare molto bene dal punto di vista comunicativo quasi come un messaggio pubblicitario e la dice lunga sull’approccio populistico per un verso e propagandistico per l’altro con cui vengono affrontate questioni serie come quelle del sistema fiscale che peraltro dovrebbe essere oggetto di una prossima annunciata riforma (Dio ce ne scansi!). A me non spaventa affatto, essendo un animale sociale, che una parte delle mie risorse venga prelevata per essere destinata a soddisfare le esigenze della collettività ci cui faccio parte. Non può passare l’idea che sia un furto, una sottrazione impropria, a condizione però che una volta che le mie tasche siano state alleggerite, con quel che vi resta io non sia più povero e cioè che sia costretto ad acquistare più servizi di prima ovvero a pagare di più anche quello che acquistavo prima perché il mio salario nel frattempo ha perso potere di acquisto. Insomma il livello di pressione tributaria non può essere valutato disgiuntamente dalla qualità e quantità dei servizi erogati dagli enti pubblici e dalla variazione del potere di acquisto degli stipendi. Per dare un esempio nei Paesi scandinavi c’ è un livello di pressione tributaria più alto del nostro ma nessuno si sognerebbe mai di rinunciare ai servizi di cui può usufruire ovvero di pagarseli di tasca propria perché perfettamente consapevoli che così sarebbero costretti a pagarli di più. Questo governo ha ridotto sia la progressività della imposizione, anche dirottando in funzione federalista una parte delle imposte sui redditi sulle addizionali agli enti locali che sono proporzionali, e sia i trasferimenti agli enti locali. Inoltre ha anche eliminato l’ICI sui redditi alti. In tal modo i Comuni si son visti costretti ad aumentare la altre imposte locali, come ad esempio la TARS che pagano tutti ed hanno dovuto operare tagli draconiani alle spese con un danno per i cittadini perché ci sono meno risorse da destinate a sostengo dei redditi bassi, per finanziare le politiche di sviluppo, per garantire casa per gli sfollati ed i sfrattati, meno pulmini per portare i bambini a scuola, strade dissestate che non potranno più avere un adeguato livello di manutenzione e via di seguito. Questo vuol dire per i cittadini una minore qualità della vita ovvero costi maggiori per far fronte ad alcuni servizi non più garantiti dagli enti locali. A ciò poi va aggiunto che gli stipendi italiani sono tra i più bassi d’Europa (dietro noi pare che vi siano solo Portogallo e Grecia) ed il loro potere di acquisto si sta sempre più riducendo. Morale della favola: magra consolazione se non mettono le mani nelle nostre tasche (semmai fosse vero) se poi aumenta il costo delle sigarette, delle autostrade, della benzina, delle tasse universitarie ecc. , dobbiamo rinunciare a tanti servizi che prima ci erano garantiti oppure pagarceli noi e c on quello che ci resta ci paghiamo sempre meno cose. Preferiremmo volentieri avere servizi in maggiore quantità e sempre più efficienti anche a costo di farci mettere le mani in tasca.

Postato da rev.charlie il 26/03/2011 18:11

Ma questi non dovevano essere quelli che "le mani in tasca agli italiani non le metteremo mai", quelli che " abolirò il bollo sulle auto" ??????? FARIBULANI

Postato da unarchitetto il 26/03/2011 16:24

Finanziare la cultura vorrebbe dire finanziare LA SCUOLA!!! La scuola dell'obbligo, in fatti è il luogo in cui il bisogno di cultura dei ragazzi si forma!!! Così si rimetterebbe in moto il settore e non, invece, appioppando una gabella che farà aumentare il costo di trasporto delle merci e produrrà rincari a catena! Con questa gabella non si finanzia la cultura, ma si finanziano le "persone colte", che operano nel settore e finora non sono riuscite, a quanto pare, a suscitare l'interesse del grande pubblico pagante. Cinema, spettacolo, musei, soprintendenze varie non hanno soldi? Ma Signori Deputati vi siete mai presi la briga di andare a vedere come vengono ingigantite le spese per i restauri curati direttamente dalle Soprintendenze?!! E noi adesso dovremo anche ulteriormente contribuire!!! .

Postato da Libero Leo il 26/03/2011 15:49

Ottimo pezzo politico quello di Francesco Anfossi. Analizza tutti gli aspetti del problema. Soprattutto prende in considerazione le varie alternative possibili e propone brillanti soluzioni alternativi in pieno spirito di collaborazione e non di contrapposizione. Ancora complimenti!!

Postato da spark il 26/03/2011 13:02

una canzone in voga durante il fascismo, diceva "..l'ha detto Mussolini e si fara'! "ai giorni nostri,parafrasando, si potrebbe tranquillamente dire "..l'ha detto Berlusconi e si fara'! "; mi riferisco alla risposta che il Nostro ha dato ai cronisti, al vertice europeo di ieri a Bruxelles: "Non avete ancora capito che governare è fare, non dichiarare!". Nell'attesa di vedere gli attacchini di Arcore, in perfetto stile littorio, impegnati a trascrivere sui muri d'Italia, e a musicare su tutte le tv di proprieta' e non, l'ultimo motto del Re Sole, noi continuiamo a pedalare (purtroppo anche chi non lo ha votato!), distratti come siamo, prima dal terremoto in Giappone e poi dalla guerra in Libia. Lui, pero' non si distrae, governa! Guardate cosa e' riuscito a fare negli ultimi giorni: riduzione prescrizione nel processo breve, passi avanti e decisivi (grazie al supporto della Lega) sulla responsabilita' civile dei giudici e dulcis in fundo, come riportato dall'articolo del dott.Anfossi, ha salvato la cultura...Grande Ftratello compreso. Ultima annotazione, dopo il pubblico encomio (17 gennaio scorso, intervista al Corriere della sera) del nostro ministro degli esteri che "indicava come modello di riformismo arabo il Colonnello Gheddafi.", qualcuno sa se il nostro Re Sole ha poi trovato il tempo per disturbare, telefonicamente s'intende, il suo grande amico della quarta sponda? Io non me ne sono accorto..sono troppo impegnato a pedalare!
Osvaldo Bardelli

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