Strage di volontari uccisi dai Talebani

E' accaduto nella provincia di Badakhshan, in Afghanistan. Si tratta di un gruppo di medici della IAM, un'organizzazione missionaria cristiana con sede in Svizzera.

Un lavoro prezioso di assistenza per i più poveri

07/08/2010
 Un ospedale afghano vicino a Herat.
Un ospedale afghano vicino a Herat.

Dieci persone - tra le quali cinque uomini, tutti americani, e tre donne, una americana, una tedesca e una britannica, molto probabilmente tutti volontari cristiani della Ong svizzera Iam, oltre a due interpreti afgani - sono stati uccisi tramite fucilazione nella provincia nord-orientale di Badakhshan, in Afghanistan, da sconosciuti, forse si tratta di ladri. Anche se i Talebani hanno rivendicato il massacro affermando di avere ucciso «otto missionari cristiani». Secondo un loro portavoce si tratterebbe di spie che erano nella zona anche per fare proselitismo.

    L'attacco contro il gruppo, composto apparentemente da medici e di cui facevano parte tre donne, è avvenuto in una zona boscosa del distretto di Kuran Wa Munjan. La polizia ha ritrovato i cadaveri delle dieci persone, che tornavano da un viaggio nei distretti di Karan e Menjan al confine con il Pakistan, vicino a tre fuoristrada crivellati di colpi. Un responsabile locale, che ha chiesto di non essere identificato, ha detto alla stampa che «tutti gli stranieri uccisi erano medici e che uno di essi, americano, lavorava nell'ospedale oculistico di Kabul».

La Ong umanitaria cristiana International Assistance Mission (Iam) ha ammesso, attraverso il proprio sito Internet (www.iam-afghanistan.org), e in un'intervista concessa alla Bbc (www.bbc.co.uk/news/world-south-asia-10900338), che le dieci persone trovate morte oggi nella provincia nord-orientale afghana del Badakhshan fanno parte della propria organizzazione, anche se attualmente non c'è ancora la conferma definitiva. La rivendicazione dei talebani è giunta dopo la notizia del ritrovamento dei dieci corpi. «Si erano persi», ha detto il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid. «Quando una nostra pattuglia li ha trovati hanno cercato di scappare e sono stati uccisi. «Erano dieci, di cui nove stranieri. Cinque degli stranieri erano uomini e c'erano quattro donne. L'ultimo era un afghano», ha aggiunto il portavoce. «Avevano bibbie in dari, carte, sistemi Gprs, e facevano una mappa delle posizioni dei nostri combattenti», ha ancora precisato il portavoce talebano.

«È probabile - si dice in un comunicato datato da Kabul - che si tratti di un gruppo che partecipava a un'operazione sul terreno di carattere oftalmologico», uno dei settori in cui dal 1966 opera la Iam, che è registrata come ong in Svizzera e Afghanistan. «Il gruppo era stato in Nuristan (provincia orientale afghana al confine con il Pakistan) su invito delle comunità locali. Dopo aver completato il loro lavoro medico l'equipe stava rientrando a Kabul».

«Se le notizie di cui disponiamo sulla loro morte fossero confermate», prosegue il comunicato in inglese disponibile anche sul sito della Iam, «saremmo costretti a rilevare che si tratta di una uccisione insensata di persone che non hanno fatto altro che servire i poveri. Alcuni degli stranieri coinvolti hanno lavorato per decenni spalla a spalla con gli afghani. Una tragedia che rende più difficile la nostra capacità di continuare a servire il popolo afghano come l'Iam fa da 44 anni, e speriamo che l'episodio non fermi il nostro lavoro che di cui beneficiano ogni anno oltre 250.000 afghani».

                                                                                                          Pino Pignatta

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