Spagna, fin qui la migliore

Quella di Del Bosque è una costellazione di stelle chiamata squadra. Villa, Iniesta e compagni stendono anche la Germania e volano in finale contro l'Olanda.

07/07/2010
I tifosi dell'Olanda già sognano quella coppa che è sfuggita agli arancioni in due finali consecutive, nel 1974 e nel 1978.
I tifosi dell'Olanda già sognano quella coppa che è sfuggita agli arancioni in due finali consecutive, nel 1974 e nel 1978.

Comunque vada a finire la Coppa spetta a Paul, il polpo-oracolo che abita in un acquario tedesco e becca tutti i pronostici sulle partite della Germania. Gli mettono nella vasca, accanto a un paio di palloni ufficiali che ormai fanno parte dell'arredamento, due bussolotti con i colori della Germania e del prossimo avversario. Dentro ciascuno un mollusco come esca. E Paul, con la mira di un cecchino, decide quale mangiare. E' dal 2008 che si mangia quello della squadra che vincerà, senza sbagliare un colpo.

    Il brivido per i tedeschi è cominciato quando dopo aver pronosticato tutto, sconfitta con la Serbia inclusa, Paul due giorni fa si è pappato, senza esitare granché, il mollusco nascosto sotto i colori delle Furie rosse. E cosi è andata: Spagna-Germania 1-0. Si tratterà di capire quale sarà ora il destino di Paul: gli animalisti che lo vedevano già vessato per questo suo coinvolgimento calcistico ora avranno ragione di metterlo sotto scorta, prima che lo rapiscano biscazzieri di professione o peggio, che i tedeschi imbufaliti gli preparino un destino con le patate.

    Il fatto è che ha previsto anche la cosa più difficile: una finale inedita anche per la storia. Olanda-Spagna, vissuta fin qui solo nei desideri. "Il desiderio", scrive Davide Enia in un libro magnifico che si chiama Rembò, "è la nostra incolmabile, insanabile distanza dalle stelle. E' tutto già iscritto nel nome de-siderum. Siderum è l'astro luminoso, la stella lontana che in alto risplende. De- è il suffisso che indica la privazione, la mancanza, il bisogno di qualcosa che è là, che si vede ma non arriveremo mai a toccare. A meno di non diventare noi stessi stelle".

    Ecco, stasera la Spagna ha dimostrato di saper trasformare le sue stelle in una costellazione chiamata squadra. Per tutto il primo tempo ha ricamato un centrino elastico come una ragnatela e la Germania che, quando accelera sa essere sempre pericolosa, stavolta è rimbazata contro il ricamo tessuto dai piedi spagnoli. Passaggi brevi, tocchi rapidi, fraseggio da far girar la testa. La Germania è finita irretita in troppa bellezza.

    La Spagna della semifinale ha espresso il miglior gioco del Mondiale fin qui, ha provato fino all'ultimo, ha insistito, anche quando ha rischiato per troppo spreco di replicare il suo atavico destino da cicala. Se Puyol ha riscattato l'errore sotto porta del primo tempo con il gol che è valso la finale, Pedro, che pure si è sprecato tanto, ha peccato di un egoismo che poteva costare carissimo: all'81° aveva sui piedi la palla del due a zero con Torres libero sulla sinistra. Passare sarebbe stato un gioco da ragazzi, andare al dribbling come ha fatto un gioco suicida, di cui però il leggendario contropiede tedesco non ha saputo approfittare.

    Non si è arresa la Germania, Schweinsteiger atterrato al limite dell'area all'84° non ha ottenuto la punizione. Girava male la notte. Per i tedeschi è stata la dodicesima semifinale mondiale della storia, per la Spagna la prima. Fino all'Europeo 2008 si erano divise un destino incrociato: tedeschi cinici ed efficati, spagnoli splendidi inconcludenti. Dal 2008 sappiamo che le Furie rosse non sono più come una volta: sono belle, ma non si guardano più allo specchio. Guardano lo specchio della porta e sanno cercarlo per una partita intera finché lo prendono, con chi capita, nel posto giusto al momento giusto, senza chiedersi se sia la punta figlia di un minatore oppure l'ultimo difensore.

    L'Italia, intanto, lontana anni luce, altro che stelle, non ha trovato di meglio che provare a esserci tramite uno scassato invasore di campo con tanto di maglia inneggiante a Cassano presto accompagnato ruvidamente nell'equivalente sudafricano della questura. Come direbbe De Andrè: sono loro stasera i migliori che abbiamo.

Elisa Chiari
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