24/06/2012
Il ferrarista Fernando Alonso dirante un pit-stop a Valencia, in Spagna (Ansa).
Credevamo di avere scritto nei giorni scorsi, addirittura contrapponendolo a Valentino Rossi, tutto il bene possibile di Fernando Alonso, calmo e sicuro e attento nel fare punti mondiali per una Ferrari decisamente più lenta di altre auto della Formula 1. Ora lui, dopo la vittoria ipersuperextramaxisensazionale nel Gran Premio d’Europa disputato a Valencia, nella sua Spagna, prova n. 8 delle 20 della stagione, si rafforza come grande creditore di attenzioni mediatiche. E’ in testa alla classifica mondiale con 20 punti di vantaggio, non pochi, sull’australiano Webber, secondo con la Red Bull, non un conduttore mostro di rendimento e misura e tattica e – massì – talento, con 23 punti su Hamilton (McLaren) e 26 su Vettel (Red Bull), è il primo pilota ad avere vinto, in questa stagione matta, due gran premi (aveva cominciato a Melbourne, primo nella prima gara del 2012, poi ecco la successione divertente, interessante, ma anche “povera” di grossi valori veri, riguardante sei altri vincitori, tutti diversi, per sei altre gare), ha realizzato il miracolo di Valencia con aiuto degli dei ma anche con umanissime umilissime utilissime attenzioni sue al divenire della corsa: nel senso che è stato pronto prontissimo ad approfittare delle benevolenza del caso. E questo è un merito, eccome.
Guasto tecnico per la Red Bull di Sebastian Vettel (Ansa).
Costretto a partire, dopo le qualificazioni poverissime, undicesimo, e dunque ad inseguire senza sperare, ha inseguito eccome. Stratega delle gomme con i suoi adepti al pit stop, si è spupazzato benissimo incertezze ed errori altrui. Tenace dietro Vettel che con la sua Red Bull, migliore assai di quella di Webber, dominava con 30” di vantaggio. Pronto a scattare bene, da terzo, dopo che l’ingresso della safety car, per problemi sul circuito, aveva compattato il gruppo, vanificando l’exploit del fuggitivo tedesco. Prontissimo ad approfittare, per portarsi in testa, della crisi dei motori delle stessa Red Bull di Vettel e della Lotus di Grosjean svizzero, motori probabilmente imballati dall’andare placido dietro la safety car. Bravissimo nel rintuzzare gli attacchi estremi di Hamilton, che era partito da leader della classifica mondiale, sino a che una lite di sorpasso tra l’inglese e il venezuelano Maldonado gli ha tolto lo stesso Hamilton dalla gara e dai punteggi, facendolo finire contro un muretto. Bravissimo nel tagliare il traguardo e fare la debita festa, ancorando fra l’altro il successo di lui spagnolo a Valencia a quello dei suoi connazionali spagnoli, la sera prima, nel calcio europeo, contro la Francia supponente rivale ormai abbastanza storica, e storicamente messa sotto.
Ha detto Luca Montezemolo, la vigilia di Valencia, parlando dell’intenzione del circus di limitare le spese, che ormai le troppo sofistictate innovazioni tecnologiche dei bolidi della Formula 1 non sono trasportabili nell’automobilismo di tutti i giorni, e dunque certe dispersioni di denaro sono fini alla competizione, fini soltanto al loro mondo, ed ecco che il suo pilota Fernando Alonso propone, impone un bel pensiero: trasportiamo nella guida di tutti i giorni, anziché le trovate costosissime e inapplicabili, lo spirito clamo e serio di un pilota che davvero sembra un nostro vicino di traffico.
Il quale Alonso ha comandato alla fine un podio dove c’era, prima volta dopo il suo ritorno alle gare, c’era, secondo, il finlandese Kimi Raikkonem (Lotus Renaltul) e, anche qui prima volta dopo un ritorno ben più clamoroso alle competizioni, il tedesco Michael Schumacher terzo (Mercedes). Della Ferrari, lì su tre gradini, il passato (Schumacher cinque titoli mondiali con la rossa e Raikkonen un titolo), il presente (Alonso) e il futuro (Alonso?).
Gian Paolo Ormezzano