Formula uno, Alonso vince perdendo

Sul circuito di Singapore il pilota della Ferrari arriva terzo, dietro a Vettel e Button. Ma, a colpi di primi, secondi e terzi posti, e senza strafare, resta in vetta alla classifica.

23/09/2012
Vettel, Button e Alonso sul podio di Singapore (Ansa).
Vettel, Button e Alonso sul podio di Singapore (Ansa).

Il ragionier Fernando Alonso, impiegato presso la Cassa di Risparmio Ferrari, ha non vinto un'altra gara del Mondiale di Formula 1, ma ha continuato a guadagnare, eccome. Vero che Sebastian Vettel, il tedesco campione in carica su vettura Red Bull, rimasto in ombra per la prima parte della stagione, con il primo posto sul circuito di Singapore ha raccolto 25 punti, è salito al secondo posto nella classifica generale, e dista adesso 29 punti da Alonso che è arrivato terzo, prendendo 15 punti, salendo sul podio insieme con il tedesco e con il britannico Button (McLaren), 18 punti a lui. Vero che Alonso prima di Singapore guidava la classifica con 37 punti su Hamilton (McLaren), 38 su Raikkonen (Lotus), nonché con 39 su Vettel.

Ma se vogliamo fare proiezioni è più vero ancora che le gare disputate adesso sono diventate 14 e quelle da disputare si sono ridotte a 6, tutte fuori Europa, secondo questa sequenza asiatica (Giappone, Corea, India e Abu Dhabi) e poi americana, negli Usa ad Austin,Texas (novità), e in Brasile, con chiusura a San Paolo il 25 novembre. Più vero anche che i due piloti ritenuti da Alonso i più pericolosi erano nell'ordine, appunto Hamilton (ritiratosi a Singapore) e Raikkonen, i quali, quarto e terzo in classifica generale, adesso patiscono distacchi rispettivamente di 52 e di 45 punti.

E insomma Alonso ha fatto un affare. Il ragioniere continua a fare affari, a colpi di vittorie (sinora 2, in Malesia e in Germania), di secondi posti (2), di terzi posti (3), di piazzamenti degni, soltanto una volta limitandosi al nono posto, soltanto una volta ritirandosi (in Belgio). Intanto la sua Ferrari si migliora in questo o quel particolare, senza smarrire la propria identità di base. Non è la Ferrari della prima parte della stagione, quando sembrava che Alonso avesse vinto in Malesia per caso, per curioso accidente, non è una vettura rinnovata all’insegna della rivoluzione, è semplicemente l’auto piò fedele che brillante che il ragioniere ama, guida e che lui stesso ha messo a punto con i suoi ingegneri e i suoi meccanici.

Sebastian Vettel, vincitore sul circuito di Singapore (Ansa).
Sebastian Vettel, vincitore sul circuito di Singapore (Ansa).

Vettel è tornato grande, ma Vettel è temperamentale assai, basta un contrattempo e riprende a sbagliare, lui che era lo strafavorito al via del Mondiale 2012. Alonso ha la calma severa, se del caso feroce, di un patriarca. Se proprio vogliamo, il problema è la scelta, impostagli da una Ferrari che non si è sviluppata come si sperava e magari anche pensava di speculare al massimo sulle virtù proprie e sui difetti altrui: problema, perché ad un certo punto la parte più focosa della sua tifoseria potrebbe non gradire di dover non solo fare i conti, ma "lavorare" su pochi punti, magari alla fine sul punticino.

Teoricissimamente esiste pure il problema etico nonché medianico di sapere se Enzo Ferrari sarebbe d’accordo, o se invece non chiederebbe qualche azione di sfondamento, qualche sortita da far paura agli avversari, lui che amava Gilles Villeneuve che spaccava vetture ed anche persone, incluso se stesso, ma che era figlio di Nuvolari. Ma insomma, fatti tutti i conti, allineati tutti i problemi, diciamo che è molto bello ed anche molto giusto quello che Alonso (e Domenicali suo direttore in posta, e Montezemolo suo gran capo in ditta) sta facendo: e questo nostro parere, per quel che ci riguarda, resterà in vigore, lo giuriamo, quale che sia la conclusione della lunga stagione del circus. Alonso fra l’altro è salito in vetta alla classifica e ci è rimasto senza chiedere niente alla fortuna e senza esplodere mai in lamenti per la sfortuna.

Spagnolo del Nord, ama la pioggia, ma al sole sta e guida benissimo. Parla bene italiano (già ci è occorso di fare notare, qui, la bella calda rotondità del personaggio), non gioca al gioco del pilota sciupafemmine, e magari se gli occorre, come al divino Schumacher a Singapore, di tamponare un compagno di gara (Vergne) mentre si procede dietro alla safety car, sarebbe persino capace di chiedergli scusa. Schumacher che vinse molto per la Ferrari, ma che troppe volte riuscì a dispensare ghiaccio delle più fredde grotte nibelungiche alla nostra gente calda che voleva arrostirlo d’amore.

Gian Paolo Ormezzano
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