Calcio, è già ora di mercato

Archiviate (o quasi) le lotte per lo scudetto e per la salvezza, ora l'attenzione è tutta rivolta al mercato estivo. I veri protagonisti non sono giocatori ma giornalisti e procuratori.

03/04/2013
Lionel Messi, uno dei giocatori più contesi degli ultimi anni, non si affida a un procuratore. E' suo padre a gestire i suoi interessi (Reuters).
Lionel Messi, uno dei giocatori più contesi degli ultimi anni, non si affida a un procuratore. E' suo padre a gestire i suoi interessi (Reuters).

Il nostro campionato di calcio è praticamente finito per quel che riguarda lo scudetto e quasi finito per quel che riguarda la retrocessione, le pratiche per l’ammissione alla Champions League e all’Europa League riguardano poche squadre e non sono certamente entusiasmanti, la Nazionale azzurra si sta facilmente, diremmo blandamente qualificando per il campionato del mondo 2014 in Brasile, eppure i tre quotidiani sportivi italiani e le pagine sportive dei giornali politici sono pieni più che mai di football nostro, in continuazione la televisione di stato manda in onda, sulle sue due reti speciali per lo sport e spesso anche sulle reti generaliste notizie pallonare, trasmissioni di riferimento al pallone e addirittura telegiornali continui e specifici interamente dedicati al calcio nostrano, Sky e Mediaset vanno avanti con le loro offerte di partite a pagamento, mentre la stessa Sky riempie soprattutto di calcio il suo telegiornale sportivo continuato, 24 ore su 24. Sportitalia sui suoi tre canali in chiaro dà senza interruzioni calcio e ancora calcio, italiano ma anche argentino, brasiliano, francese, inglese.

E le televisioni private propongono continue trasmissioni su tematiche calcistiche, inclusa quella dell’antico mitico Aldo Biscardi, con personaggi che sembrano gli stessi da un terzo di secolo e che continuano a urlarsi addosso tesi ed anche accuse di cui la gente assordata non comprende niente, ma a cui misteriosamente si appassiona.

Però attenzione: si parla abbastanza poco di calcio giocato, si parla moltissimo di calciomercato. Da agosto, quando ha inizio il campionato, si parla (cioè si scrive) del calciomercato di gennaio, detto anche mercato di riparazione. Poi si parla del calciomercato estivo, che comunque comincia d’inverno, il 1° febbraio.

Non interessa tanto dove e come sta giocando questo o quel calciatore famoso, ma dove andrà prossimamente a giocare. E c’è pure una sorta di reality permanente fra gli appassionati, si chiama fantacalcio, è un calciomercato teorico continuo, si stilano classifiche, si impegnano soldini nelle aste per “acquistare” questo o quell’elemento, e si assegnano premi: ormai i giornali sportivi dedicano pagine e pagine al fenomeno per cui un ultrà soffre di meno, quando la sua squadra amatissima si becca un gol, se a segnarlo è uno che sta nella sua formazione appunto di fantacalcio.

Il calciomercato occupa i titoli e le attenzioni, ed è fatto da due categorie di persone: la prima, che lavora molto di fantasia, è quella dei giornalisti specializzati anzi specializzatissimi nel pissi-pissi-bao-bao, la seconda è quella dei procuratori dei giocatori, detti anche agenti o manager, all’inglese ma senza la esse del plurale.
I giornalisti chiedono, frugano, indagano, tentano, arrischiano, sussurrano, ma ormai devono produrre ogni giorno ipotesi di calciomercato, e per alcuni, stakanovisti nella fabbricazione di notizie di mercato, il problema grosso è quello di non contraddire se stessi, smentendo oggi quanto annunciato ieri.

La titolazione dei giornali rispetta poi un crescendo ormai quasi rigoroso, di cui forniamo un esempio teorico, usando nomi usati: Juventus, idea Drogba; Juventus-Drogba, si può; Juventus-Drogba, contatto; Juventus-Droga, si tratta. Poi non succede niente, un minuto di silenzio e via con un altro crescendo. Talora, a forza di mettere per iscritto ipotesi su ipotesi, in pratica visitando con le supposizioni tutti i mercati del mondo e allineando i nomi di tutti i giocatori importanti e di tutte le squadre che li cercano, si finisce per centrare, e magari con largo anticipo, un trasferimento che poi effettivamente avviene: allora si pubblica con legittimo compiacimento la fotografia della pagina (la prima, ovvio) di quel giornale quel giorno fatidico in cui venne formulata la prima ipotesi, in pratica un mezzo scoop.

I procuratori più in gamba, allineati in un albo professionale detto degli “agenti Fifa”, sono i veri padroni del mercato, e in effetti comandano i trasferimenti assai più dei tecnici e dei dirigenti pagatori. Perché ognuno ha in mano la procura di più calciatori importanti, e dunque gioca su tanti tavoli e con tante pedine, avvia, arbitra e conclude trattative, opera scambi, propone addirittura “pacchetti” di giocatori. C’è quello specializzato in sudamericani e c’è quello esperto in africani.

L’agente lavora a percentuale sui contratti, dal 5 per 100 in su, anche il 15 se le cifre sono grosse. E dà vita ad una nuova categoria di ricchi, o meglio ad una categoria di nuovi ricchi. E’ un esperto, un imbonitore, un incantatore. Anche uno schiavista moderno, uno che si aggiudica il cartellino di giovanissimi (passando per i loro genitori) con contratti poveri in assoluto, ricchi nel relativo della superpovertà di certa gente.

Non ha comunque un procuratore diciamo ufficiale, nella tribù dei celeberrimi, Lionel Messi, il più grande calciatore del mondo: nel senso che si affida a suo padre, come una volta facevano in tanti.
Ma quasi tutti gli altri calciatori hanno il procuratore ufficiale e vanno di norma dove lui comanda: è nel loro interesse, non solo nel suo (la percentuale), lo sanno.
Con un certo orgoglio nazionalistico segnaliamo il nome del procuratore attualmente più importante, più potente: Mino Raiola, italiano, ex pizzaiolo in Svezia e in Olanda ma anche tanto acume calcistico e cinque lingue parlate perfettamente. Raiola (pronunciare ràiola, sdrucciolo) ha fra l’altro la procura di Ibrahimovic, Balotelli, Pogba emergente franco-senegalese della Juventus…

Suoi colleghi “forti”, e in maggioranza di lingua madre spagnola, sono Fernando Felicevic che ha la procura di Vidal e Sanchez, Pere Guardiola - fratello del Pep Guardiola “inventore” dell’ultimo SuperBarcellona e prossimo allineatore del Bayern Monaco - che ha Suarez (parliamo di giocatori dei quali si occupa o tenta di avere i mezzi economici per occuparsene il mercato italiano), Jorge Mendes che ha Cristiano Rinaldo, Thiago Silva e quel Falcao bomber colombiano dell’Atletico Madrid e prossima stella del mercato, Wagner Riberio che ha il brasiliano Neymar che si dice prossimo a lasciare il Santos, dove è il nuovo Pelè, per il Barcellona.
E ci sono anche gli agenti, i procuratori degli allenatori celebri. E ci sono pure, oltre a Raiola, altri italiani che si battono bene, anche se ormai il nostro calcio sul mercato è deboluccio intanto che sono pochi i talenti italiani “da mercato” internazionale, specialmente spagnolo e inglese e tedesco e adesso anche francese con il Paris Saint Germain rilevato dai petrodollari del Qatar. La borsa che conta è quella con capitali stranieri, intanto che la presenza straniera è ormai preponderante nelle nostre squadre, anche per le opportunità che molti giocatori hanno di far valere lo status di oriundi o avere passaporti comunitari.
E il 30 marzo ultimo scorso sono scoccati i cinque anni da quando (Empoli-Sampdoria 0 a 2) nella nostra serie A venne disputata una partita in cui le due squadre si presentarono in campo senza giocatori stranieri: un evento al quale forse dovremmo fare l’omaggio di una maggiore storicità.

Gian Paolo Ormezzano
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