Rugby, l'Italia sfida il mondo

Martin Castrogiovanni racconta il sogno: alla Coppa del Mondo per approdare per la prima volta ai quarti.i. Martin Castrogivani

12/09/2011
Martin Castrogiovanni con l'allenatore Nick Mallett.
Martin Castrogiovanni con l'allenatore Nick Mallett.

In uno spot televisivo apre un armadio e vede l’uomo nero (nel senso di All Black). Sul campo lotta come un leone e ai rivali di prima linea fa vedere i sorci verdi. Martin Castrogiovanni, natali argentini, radici italiane, di mestiere fa il pilone, naturalmente vestito d’azzurro. E’ alla sua terza Coppa del Mondo, sperando sia quella della storia.

- Un Mondiale in una partita: vincere con l’Irlanda l’ultima del girone per approdare ai quarti per la prima volta?

     "Se guardiamo troppo in là facciamo l’errore più grave. Un passo alla volta, perché se falliamo con Usa o Russia siamo già fuori. Sono squadre forti, molto fisiche, dobbiamo essere concentrati per non rischiare".

- E poi, sotto con l’Irlanda?

     "Partita dura, ma non impossibile. Una partita che vale un Mondiale, o forse una vita intera. Quest’anno ci abbiamo perso di misura bel finale, dopo aver accarezzato il sogno della vittoria, al Sei Nazioni. Vogliamo prenderci la rivincita".

- Non è lo spauracchio d’un tempo: occasione unica?

     "Forse sono in calando, ma hanno tradizione ed esperienza. E non dimentichiamo che molti dei loro giocatori vengono dal Leinster, il club campione d’Europa. Sarà battaglia".

- Ancor di più in prima linea, dove c’è lei?

    "I piloni è come se giocassero una partita nella partita: coraggio e sacrificio, ma anche tecnica sono le nostre prerogative".

- Si punta ai quarti con un precario in panchina (Mallett lascerà il posto al francese Brunel dopo il Mondiale): un problema?

     "No, semmai uno stimolo in più. Siamo con lui, vogliamo fargli questo regalo. E non dimentichiamo che pure la Francia ha già designato un nuovo allenatore: capita, ma non può essere un problema".

- E’ vero che è arrivato al rugby per caso?

     "No, per caso no. E’ sempre stato il mio sport preferito, era mia madre a volere che giocassi a basket, che rispetto al rugby è agli antipodi".

- Come la convinse?

     "Mica facile: ho giocato a basket fino a 16 anni, prima che un incidente di percorso cambiasse tutto".

- Infortunio?

     "Non proprio. Durante una partita colpii l’arbitro, una specie di spinta, non un vero colpo. E la mia carriera nel basket si chiuse lì".

- Arrivò una lunga squalifica?

     "Non aspettai neanche che arrivasse, avevo già deciso: basta col basket, dovevo passare al rugby, il mio grande amore sportivo".

- Cambio fortunato?

     "Non ho la controprova ma direi proprio di sì: non credo che nella pallacanestro avrei raggiunti gli stessi traguardi".

Gli All Blacks, i grandi favoriti di questa Coppa del Mondo.
Gli All Blacks, i grandi favoriti di questa Coppa del Mondo.

- Emigrante due volte: in Italia per la Nazionale, in Inghilterra per il club.

     "Sono lì da tempo, a Leicester mi trovo a meraviglia: grande club, compagni eccezionali. Ora vi ho aperto anche due locali: è casa mia".

- E poi gli inglesi per lei hanno un debole, vero?

     "Nel 2007 ho vinto il premio come giocatore dell’anno: sensazione stupenda".

- Inghilterra e Italia: due mondi differenti nel rugby?

     "Basta fare un paragone. In centri che vivono di rugby in Italia è difficile vedere più di 2.000 persone allo stadio, a Leicester c’è sempre il tutto esaurito da 17.000 spettatori, un’atmosfera magica per giocare a rugby".

- Tutta un’altra storia?

     "Il campionato inglese è il più competitivo in Europa, molto migliore anche di quello francese. Per noi uomini di mischia, poi, è il massimo: un aspetto del gioco curato nei minimi particolari".

- Tanti nazionali azzurri giocano all’estero: un limite per l’Italia?

     "Per certi versi sì, per altri no. Misurarci coi migliori ci aiuta a crescere, il che è un bene per la Nazionale. Poi è naturale che il campionato italiano risulti poco competitivo, ma è un problema anche per altri, a cominciare dall’Argentina, dove c’è ancora il dilettantismo e i migliori giocano in Europa".  

- Dall’Inghilterra del Leicester alla Nuova Zelanda per la Coppa del Mondo, un altro Paese che vive di rugby: sensazioni?

     "Un’esperienza eccezionale, qualcosa di unico. Giochiamo in casa degli All Blacks, che di questo sport hanno fatto la storia. In più contiamo di regalare spettacolo e spensieratezza a chi ha vissuto la drammatica esperienza del terremoto".

- Vinceranno gli All Blacks?

     "Sono i grandi favoriti, subito dietro c’è l’Australia. Ma non dimentico l’Inghilterra, che sento un po’ mia".

- E l’Italia?

     "Un grande obiettivo: i quarti di finale. Sarebbe come vincere la Coppa del Mondo".  

Ivo Romano
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