Tommasi e il calcio dei Paperoni

Damiano Tommasi passò alla storia per aver chiesto alla Roma in Serie A un contratto da 15.000 euro l'anno. Ora presiede l'Associazione italiana calciatori.

09/05/2011
Damiano Tommasi con Sergio Campana, presidente uscente.
Damiano Tommasi con Sergio Campana, presidente uscente.

Alla gente comune, quella degli stipendi risicati e della fine del mese che incombe sui conti di casa, ha sempre fatto un po’ specie pensare che anche i calciatori abbiano bisogno di un sindacato. Un pensiero demagogico per certi versi, che non tiene conto del fatto che i contratti milionari da Serie A e da Champions League non sono che la punta di un iceberg che ha sott’acqua la base dei campionati minori, del professionismo da manovalanza. Sia chiaro manovalanza di lusso, sempre meglio il pallone della fonderia, ma pur sempre manovalanza, fatta di contratti con gli zeri della gente qualunque e dunque con dei diritti da tutelare.

      Da oggi l’Aic (associazione italiana calciatori), che l’uomo della strada guardava con sospetto, avrà una faccia più familiare e, per proprietà transitiva, un’interfaccia più simpatica: Damiano Tommasi, da oggi nuovo presidente. Uno che, quando qualcuno dei colleghi milionari – allora miliardari in lire – alzava troppo la cresta, prendeva le distanze nel nome del senso della misura e della coscienza del privilegio. Uno che, da mediano alla Ligabue, quando si sfasciò un ginocchio e si rimise in piedi, chiese alla sua società, la Roma, in Serie A, un contratto al minimo sindacale: 15.000 euro a stagione, perché poteva garantire sull’impegno e sulla buona volontà, ma non sulla tenuta del ginocchio rifatto in sala operatoria.

Non era sicuro che gli garantisse un rendimento degno della serie A e chiedeva così di essere rimesso alla prova, ma non voleva correre il rischio di non essere all’altezza. E mise bassa l’asticella. Ha finito la sua carriera professionistica in Cina nel 2008, ma ha continuato a correre dal 2009 in seconda divisione al fianco del fratello nel Sant’Anna del Faedo. Ci ha messo i piedi fino adesso, e tanti pezzi di corpo ha pagato in tributo alla passione del pallone. D’ora in avanti sarà tutta questione di testa e cuore. Ma non cambierà molto, saranno la testa e il cuore di sempre.  Chissà se il calcio dei paperoni si sente rappresentato da uno così?

Elisa Chiari
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Postato da dino avanzi il 10/05/2011 17:55

A proposito del senso della misura, di cui si parla nell'articolo di Elisa Chiari, L'Aic (associazione italiana calciatori) non dovrebbe denunciare, stigmatizzare e prendere le distanze da certi comportamenti come quelli tenuti da Rino Gattuso al termine dell'incontro Roma Milan.

Postato da dino avanzi il 09/05/2011 17:05

Chissa se il calcio dei paperoni si sente rappresentato da uno cosi? Speriamo che anche i paperoni abbiano un "cuore"

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