Formula Uno, formula noia

Pochi sorpassi, nessun incidente, nessun guasto. Dopo la corsa di Valencia si prospetta una Formula Uno senza sorprese né suspence. siamo pronti?

28/06/2011
I meccanici Ferrari seguono l'andamento del Gran Premio di Valencia.
I meccanici Ferrari seguono l'andamento del Gran Premio di Valencia.

Nell’automobilismo della Formula 1 è stata corsa a Valencia, Gran Premio d’Europa, la gara definita "perfetta". In 24 al via, e 24 arrivati al traguardo. Nessun incidente alle vetture, nessuna violazione del codice sportivo da parte dei piloti. Nessuna gomma scoppiata anche se c’erano 45 gradi di calore. Ha vinto il tedesco Sebastian Vettel, che sulla Red Bull sta uccidendo il Campionato del mondo: sinora su otto gare sei vittorie e due secondi posti. Secondo lo spagnolo Fernando Alonso che sulla Ferrari forse farà in tempo a vincere qualche gara di questo 2011 e a far sognare per la prossima stagione.     

      Il circuito di Valencia non è priori uno dei più sicuri, ha già visto incidenti anche paurosi. I piloti sono gli stessi, escluso che qualche predicatore li abbia tutti repentinamente convertiti alla prudenza, alla mitezza. Il regolamento, sì, quest’anno impone attenzioni “frenanti” perché motori e gomme possono essere cambiati con minore frequenza e perché la benzina deve durare sino alla fine, senza rabbocchi. Ma due settimane prima, in Canada, stesso regolamento, c’era stata, sia sul bagnato che sull’asciutto, una gara lunga, quattro ore, piena di stop per incidenti, con risvolti pericolosi, anche drammatici.

      Dunque tutto fa pensare che quello di Valencia sia stato un caso: il precedente “tutti arrivati” data al 1961 in Olanda, ma con appena 15 piloti al via. Da non considerare Indianapolis 2006, 6 arrivati su 6 partiti,  ma appunto appena 6 partenti, per problemi di sicurezza delle gomme, e nessuna validità statistica da assegnare a quella prova.      

     Bisognerebbe adesso prendere in esame e studiare bene le reazioni dell’utenza televisiva, che in Formula 1 “campa” di incidenti, con attese e affollamenti  gufeschi  davanti allo schermo. Quando c’è il via e si punta su spettacolari  urti e carambole alla prima curva (rare le delusioni), quando da ogni pit stop ci si attende il balletto spesso disperato degli addetti ai lavori, quando i peraltro rari sorpassi danno brividi “regolari”.

     Onestamente bisogna porre, e anche porci dal punto di vista giornalistico, se gare come quella di Valencia “convengono”, o se dopo un bis, un tris di corse perfette,  in spazio ridotto di tempo, non si annoiano tutti: spettatori lì sul circuito e davanti al video, giornalisti, lettori, tecnici, piloti, meccanici, conducenti della safety  car, e sponsor, soprattutto sponsor, quelli che più di tutti vogliono che nessun dorma.      

     Il discorso potrebbe allargarsi a tutto lo sport. Sappiamo ancora apprezzare le regolarità anche se noiosa, la vittoria del più forte senza curiosi o tragici accidenti, o vogliamo sempre la tensione, l’emozione, il dramma, l’Estremo? Può diventare, questo, un argomento che mette paura, perché ci dice quali gravi incidenti si sono verificati, a nostra insaputa, dentro il nostro cuore e il nostro cervello.

Gian Paolo Ormezzano
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