28/02/2012
L'ultimo match di campionato tra Milan e Juventus (foto Ansa).
Continua la tempesta perfetta, premessa e conseguenza di Milan-Juventus di sabato scorso. Tutti recitano, ma essendo tutti grandi attori accade che, entrati nella parte, credano nelle battute che dicono. E in fondo il grandissimo Laurence Olivier piangeva facendo Amleto, piangeva ogni sera e piangeva due volte al giorno quando c’era la recita pomeridiane.
Una premessa: senza la tempesta perfetta, preparata nella lunga vigilia e bene vissuta nei dettagli del suo svolgimento voluto e incrementato, la notizia calcistica del giorno, che per noi nel calcio è quasi sempre brutta notte, sarebbe stata quella di De Rossi, capitano della Roma fresco di rinnovo contrattuale lungo e iperfaraonico, spedito in tribuna da Luis Enrique, allenatore spagnolo del club giallorosso perché presentatosi in ritardo al raduno per la discussione tecnica sul match a venire (perso per 4 a 1, contro la non irresistibile Atalanta, dai compagni chissà debolissimi senza De Rossi o congiuranti contro l’allenatore, al quale va ovviamente tutto il nostro plauso).
Lo juventino Alessandro del Piero e il difensore milanista Philippe Mexes (foto Ansa).
Galliani e Agnelli, Conte e Buffon, Mexes e Pirlo, Tagliavento (arbitro) e Romagnoli (guardalinee), Muntari e Lichsteiner, Pirlo e Van Bommel, Mexés e Borriello, hanno preso tutta la scena, hanno recitato al meglio o al massimo, alzando i toni, spintonandosi per occupare la prima fila. Mexès ha avuto tre giornate di squalifica “al volo”, a meno di due giorni dal match, per il suo pugno, rivelato dalle telecamere, a Borriello suo compagno nella Roma: giusto, ma non amen, nel senso che anche questo “servirà” alla recita. C’è stato persino spazio per il caso umano intanto che clinico del radiocronista morbosamente milanista e volgare con Conti (si è scusato, ma forse anche questo sta nel copione).
Gol negati, pugni non visti, insulti, scontri fisici evitati per poco, prove e controprove televisive lì dove l’arbitro non ha visto (visto bene o male non importa: comunque credevamo come tanti in Tagliavento gran fischietto e ci ha delusi come direzione di gara, non come buona fede nell’errore), tanto materiale assortito per il giudice sportivo. Troppa roba, al punto che lo stesso Berlusconi, spiazzato, è stato quasi calmo, roba da matti (lui furbo, comunque). E persino l’annuncio di fine di un’amicizia, quella storica fra i due club, e inizio di una guerra in lega (nostro pronostico: sino alla prima riunione importante).
Tifosi napoletani durante la partita del campionato di Serie A Napoli-Inter (foto Ansa).
Tutto recitato, tutto sentito, come sulla scena si sente un personaggio, un copione, ma tutto fasullo. Alla prima occasione di regolamentazione cioè spartizione dei diritti televisivi, Milan e Juventus saranno insieme contro i club piccoli, e accetteranno anche l’appoggio di Inter, Roma, Napoli… Gli spettatori della commedia si appassioneranno alla pace come si stanno appassionando alla guerra, e comunque vada sarà un successo.
Noi, che siamo anche spettatori, fatichiamo a divertirci ma, sapendo che tutta finzione, apprezziamo la recita. Vogliamo soltanto puntualizzare alcune cose:
1) la moviola in campo darebbe input da guerra civile, dirimerebbe alcune situazioni e ne ingarbuglierebbe pericolosissimamente altre, ma intanto si deve dire che la moviola clandestina funziona già in molti stadi, Meazza magari compreso, e si rivede l’azione su teleschermi giganti, in molti casi sistemati a portata di occhi dei vip. E gli arbitri sanno presto se hanno sbagliato, emagari si turbano, e sbagliano per compensare.
Il milanista Sulley Muntari (foto Ansa).
2) Romagnoli collaboratore dell’arbitro e colpevole di non avere visto dentro il pallone di Muntari (e per questo destinato all’oblio, allo stop forse eterno), ha rivelato che, designato per il match del millennio, si era sentito terrorizzato dalla responsabilità: non per scusarlo, ma per capirlo diciamo che in effetti il bordello di polemiche prima del match , Juventus e Milan egualmente colpevoli, era fatto apposta per togliere serenità alle persone perbene chiamate a giudicare.
3) Il caso Buffon. Lui ha detto che, se anche avesse capito che era gol (ma come ha fatto a non capirlo?) non avrebbe segnalato la cosa all’arbitro. Una cavolata, la sua, ma finalmente (finalmenteeeee) detta da uno in buona fede. Per questo, nel primo commento alla commedia, lo abbiamo quasi elogiato. Adesso c’è chi dice che lui ha dato un pessimo esempio, che bisogna togliergli la leadership della Nazionale. Ma via, se ai ragazzini i maestri di calcio insegnano a mentire sempre e comunque all’arbitro…! Lui, con la sua cavolata (come quando scommise sulle partite e pagò, come quando esibì la maglietta fascista con la scritta “boia chi molla” e si scusò per l’ignoranza), è stato almeno sincero. Siamo ridotti così, a benedire certi errori di ipersincerità sciocca, se fanno luce sulle finzioni altrui. E poi i farisei ci spieghino quando un giocatore è lodevole: se dice che c’era un corner, ammissione facile e poco rischiosa e costosa, o se dice che c’era un rigore, che c’era un gol? Chi stila le tabelle comportamentali?
Il portiere della Juventus e della Nazionale Gianluigi Buffon (foto Ansa).
E ora la domandaccia finale: Simone Farina, quello del Gubbio che aveva dato il via, con la sua denuncia, a Scommettopoli, era stato annunciato in presenza-premio con gli azzurri che giocano mercoledì – ci saranno anche De Rossi e Buffon - contro gli Usa? Pare che abbia rinunciato: paura di respirare un’aria comunque mefitica?
Gian Paolo Ormezzano