07/01/2012
Lorenzo Insigne, stella del Pescara di Zeman.
Serie A, avanza lo straniero. Serie B, avanti con i giovani. Calcio italiano, le due facce della medaglia. Ai massimi livelli, spazio crescente per i talenti d’importazione. Nelle retrovie, emergono i talenti del futuro. Se lassù in alto nessuno è disposto ad aspettarli, perché è la fretta di far risultati a farla da padrona, l’altro calcio se ne fa carico, investendo sui giovani, provando a risparmiare (il che, in tempo di crisi, non fa male) e guardando al futuro.
E il calcio colorato d’azzurro è lì, buon testimone di una tendenza ormai più che consolidata. Un esempio, di quelli che valgono. Convocazione della nazionale under 21 di Ciro Ferrara, molto recenti, per il duplice impegno europeo contro Ungheria e Turchia: i portieri erani Bardi (Livorno), Colombi (Juve Stabia), Pinsoglio (Pescara), tutti provenienti da squadre di B; tra i difensori, spazio ad Antei (Grosseto), Capuano (Pescara), Crescenzi (Bari), Donati (Padova) e Mori (Empoli); tra i centrocampisti, ecco Crimi (Grosseto), Florenzi (Crotone), Rossi (Vicenza) e Saponara (Empoli); infine, tra gli attaccanti c’era Ragusa della Reggina. Il computo è presto fatto: sui 22 azzurrini convocati, ben 23 arrivavano da squadre del campionato cadetto (e dire che mancava uno dei gioiellini del campionato, quel Lorenzo Insigne che con il Pescara di Zeman sta facendo faville), quindi ben più del 50 per cento sul totale (per di più, anche la nazionale under 20 è infarcita di ragazzi che giocano in B).
Daniele Mori, difensore dell'Empoli.
Tendenza ben chiara, come l’indicazione delle Federcalcio. Non solo
Lega pro e Dilettanti (che dall’impiego dei giovani ricavano
sostanziosi contributi), ma pure la serie B produce giovani promesse in
quantità industriale. E tendenza comunque abbastanza recente, se è
vero come è vero che i numeri rispetto a un anno fa sono lievitati in
maniera impressionante. Certo, dietro ci sono esigenze particolari:
tanta crisi, pochi soldi, scarse risorse da investire sul mercato, così
si opta per la politica dei giovani. Ma non è solo questione di
esigenze economiche, naturalmente. Se non c’è spazio altrove, c’è chi è
pronto ad offrirlo.
Così va a finire che nel giro di una sola annata il numero degli
under 21 impiegato dalle 22 squadra di serie B sia cresciuto di circa
l’80%. Dati inequivocabili, che non si spiegano solo con esigenze di
bilancio. Giocano di più segnano di più, gli under 21 della serie B: in
questo caso l’incremento è superiore al 100%. Giocano, segnano,
piacciono. Perché è anche grazie a loro che il campionato cadetto sta
riconquistando appeal tra i calciofili italiani. Migliorano le
cifre del gradimento presso gli sportivi del Belpaese: aumenta la
media-spettatori negli stadi (6.200 a partita contro i 5.241 dello
scorso campionato, con un incremento pari quasi al 20%) e lievitano gli
ascolti televisivi (siamo intorno al 40% di telespettatori in più).
Giovani calciatori crescono, e con loro il campionato che li
vede protagonisti. Una novità del calcio italiano, magari anche un
esempio per chi sta più in alto nelle nostre gerarchie pallonare.
Ivo Romano