Sport, l'abbuffata del signor Rossi

Da stasera a domenica sera, per gli appassionati dello sport "seduto" e televisivo, quasi venti ore incollati alla Tv. Ma è un calcolo per difetto.

08/04/2011

Magari nell’anno ci sarà di peggio, ma intanto le “radiazioni” da sport televisivo alle quali viene sottoposto in Italia il signor Rossi in questo week-end extralarge, addirittura da venerdì sera a lunedì sera se non riesce ad essere indifferente alla serie B calcistica, sono tali da inquietare e da far meditare sulla sopportabilità di troppi eventi in troppo poche ore. Parliamo di sopportabilità fisica ma anche morale, o quantomeno psicologica.

Un poliedro ricco di sfaccettature, fra le quali si deve tener conto soprattutto del basket e del volley, impegnati in pieno con i loro grandi tornei, più varie ed eventuali di altri sport (per fortuna il rugby ha concluso il torneo delle Sei Nazioni). E si deve pure tener conto che ormai molti dei nostri calciofili anzi calciomani sono habitués supereuropeizzati, intellettualmente molto presi dei campionati esteri, e infatti teleseguono i due Manchester, il Chelsea, il Liverpool, l’Arsenal, le principali squadre tedesche (oh lo Schalke 04…), teleseguono il Barcellona e il Real Madrid (che dal 16 aprile al 3 maggio si dovrebbero incontrare quattro volte, campionato e poi Coppa di Spagna e poi, probabilissime, le due semifinali di Champions League).

In totale siamo alle venti ore davanti allo schermo, venti ore di blocco fisico e chissà se non anche mentale, birre e panini e grevità di corpi, o pasti acrobatici e velenosi col televisore sul tavolo insieme con le portate: ovviamente ci riferiamo a bipedi che hanno un televisore solo e non riescono, mettiamo, a seguire insieme due teletrasmissioni ed a regalarsi lo strabismo (ma si deve dire che il programma è scaglionato bene, da questo punto davvero di vista anzi di televista).

Però il calcolo è per difetto: il bipede in questione spende altre ore, e tante, per rincorrere gli eventi che non ha potuto vedere (la domenica pomeriggio ad esempio deve scegliere tra il campionato di calcio, sia pure con programma assai spolpato, e la Parigi-Roubaix), per completare e corroborare la visione in diretta con lunghi strascichi di interviste e commenti e replay, magari anche per dare un’occhiata intensa, ovviamente competente o comunque speciale, a cosa accade all’estero (è tempo di gran basket Nba, fra l’altro, e pulsa il golf internazionale, e per i viziosetti c’è Valentino Rossi che prova a Jerez la Ducati non dei prossimi GP, no, troppo semplice, ma del 2012, con la nuova cilindrata, da 800 a 1000).

C’è da chiedersi quale uomo stralunato, farcito di eventi, di immagini, di emozioni, proiettato in ragionamenti (insomma…) sul futuro che gli sarà dischiuso dai risultati del presente, si affaccerà alla settimana di lavoro, alla vita cosiddetta normale. Dove potrà anche incontrarsi/scontrarsi con suoi simili indifferenti allo sport, e ci sarà più incompatibilità che fra gheddafiani di Tripoli e ribelli di Bengasi. E c’è da chiedersi cosa e come sarà dedicato (o no?) un pochino di tempo del week-end a quei dettagli insignificanti che si chiamano famiglia, culto, riposo vero, riflessione. C’è anche da chiedersi come tutta questa immobilità, questa “sportività seduta” influiranno malamente sul fisico. C’è addirittura da chiederci se non siamo già tutti matti, ad accettare e quasi invocare una serie di simili radiazioni, o se c’è chi ci matti ci vuole far diventare. Matti o forse, o meglio (meglioooo???!!!!) scemi.

Gian Paolo Ormezzano
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