11/03/2012
Rick Santorum con alcuni sostenitori (foto del servizio: Ansa).
Il Super Tuesday non ha sistemato le cose in casa repubblicana, anzi ha dimostrato quanto Mitt Romney non sia in grado di mettere a tacere i dubbi del partito. Nessun repubblicano che conta vuole ammetterlo ma quasi tutti sono concordi sul fatto che Romney non è il candidato ideale.
In genere i risultati del Super Tuesday proclamano il candidato repubblicano. Questa volta non è successo perché gli elettori sono indecisi, i delegati in palio sono stati divisi e di conseguenza non giovano a nessuno. Mitt Romney, il candidato sulla carta "eleggibile", continua a essere piuttosto sgradito e infatti finora ha ottenuto soltanto 415 delegati. Rick Santorum, cui vanno i voti del Tea Party e degli ultraconservatori, ha ottenuto molti più voti di quanto sperava ma non abbastanza da spiazzare Romney.
Newt Gringich, il candidato che nessun repubblicano di buon senso vuole, continua a fare il guastafeste con i soldi di Sheldon Adelson, un miliardario proprietario di casinò, e, grazie al fatto di giocare in casa e all’assoluta mancanza di risparmio di soldi ed energie, si è aggiudicato voti e delegati del suo stato, ma nulla di più. Ron Paul, l’idealista controcorrente che non ha ancora vinto uno stato, ma sta raccogliendo delegati grazie ai caucus, sta portando via consensi preziosi ai rivali.
Sia pure deluso di non aver vinto l’Alaska come prevedeva, Ron Paul per ora non demorde. I prossimi giorni saranno fra i più lunghi e difficili della carriera politica di Mitt Romney. Il caucus in Kansas, con i suoi 40 delegati in palio, è andato a Santorum e per le primarie in Alabama e Mississippi di martedì sono in molti a credere che Santorum otterrà di nuovo risultati più che decenti.
I giochi delle pedine all’indomani del Super Tuesday, dopo l’appello di Mitt Romney ai rivali affinché abbandonino la campagna elettorale per il bene del partito, coinvolgono un balletto in cui Mitt Romney spera che Gingrich non abbandoni la campagna a meno che non lo faccia contemporaneamente anche Santorum. Il motivo è semplice: se l’ex senatore della Pennsylvania rimane in gara dopo il ritiro di Gingrich, i voti dell’ex presidente della camera non andranno a Romney ma a Santorum.
Santorum invece spera che Gingrich se ne vada il prima possibile in modo da incamerare voti e delegati dei repubblicani conservatori anti-Romney, nonché dell’intero Tea Party che ascolta Sara Palin, la grande ombra del partito che ha sponsorizzato Gingrich. Intervistata dalla CNN poco dopo l’esito del Super Tuesday, Sarah Palin ha gettato nella costernazione il Partito repubblicano con una dichiarazione sibillina in cui pratica lasciavaintendere che, se si arrivera’ alla convention di fine agosto a Tampa senza un candidato sicuro, lei sarà presente.
Con il dubbio che Mitt Romney non gliela faccia ad acquisire i 1.144 delegati necessari per la nomination, il pensiero di una Sara Palin che si butta nella mischia della nomination contando sull’appoggio dell’intero Tea Party, fa perdere il sonno ai quadri del partito. Un altro problema perla dirigenza del GOP è quello che, ammesso e non concesso Romney ottenga la nominationa Tampa, il candidato "eleggibile" avrebbe soltanto settembre e ottobre per focalizzarsi contro Obama perché ha passato buona parte dell’estate sciupando tempo e denaro a combattere la concorrenza di partito.
“Abbiamo quattro buffoni in gara – spiega un repubblicano della prima ora assolutamente convinto che il Gop è l’unico partito in grado di gestire l’America – e la cosa peggiore è che quello con più possibilità per la nomination è quello che somiglia di più a quell’altro buffone che vive adesso alla Casa Bianca”.
In una campagna elettorale che in una certa misura fa sorridere la Casa Bianca, i repubblicani stanno dando il peggio di se stessi. L’ex first lady Laura Bush, dall’ alto della cattedra di moglie e madre di un Presidente, in un’ intervista ha detto: "Non ho mai visto una campagna elettorale peggiore”.
Mariuccia Chiantaretto