07/11/2012
Sarah Onyango Obama, nonna acquisita del presidente americano (Ansa).
Riflettori puntati su Niyang'oma Kogelo, villaggio di poche migliaia di abitanti a sei ore da Nairobi. L'onda lunga delle elezioni americane è arrivata fino a qui, in questo angolo sperduto del Kenya, a 60 chilometri dal Lago Vittoria, vicino al confine con l'Uganda, distanza abissale da Washington. Qui vive Sarah Onyango Obama, la nonna acquisita del neoricofermato presidente degli Stati Uniti Barack: terza moglie del nonno paterno dell'inquilino della Casa bianca, l'anziana Sarah non ha dunque una relazione di sangue con Barack, ma Obama la chiama affettuosamente "Granny Sarah", nonna Sarah.
Mentre l'America si recava alle urne, a Kogelo, assediata da giornalisti e telecamere, si respirava un fermento fatto di veglie e preghiere per la vittoria di Barack Obama: anche qui la lunga notte elettorale è stata seguita dai maxischermi che i bar avevano prontamente allestito. «Prego per lui, che Dio l'aiuti», ha detto Sarah nella lingua del gruppo etnico Luo, il terzo più popoloso del Kenya, ai giornalisti che l'hanno raggiunta nel giardino di casa sua - sorvegliata 24 ore su 24 per motivi di sicurezza - a poche ore dalla chiusura delle urne Oltreoceano. "Granny Sarah" oggi ha 90 anni, conosce pochissime parole di inglese, parla soltanto la lingua Luo (per comunicare con il nipote ha bisogno di un interprete) ed è di fede musulmana.
Kogelo era un tipico, anonimo villaggio rurale africano fino al 1995: allora, il paese conquistò la notorietà quando Barack Obama pubblicò la sua autobiografia I sogni di mio padre. un racconto sulla razza e l'eredità, scritta prima dell'inizio della carriera politica ed edita nuovamente, con una nuova prefazione, nel 2004. In quel libro di memorie l'attuale presidente Usa raccontava la sua vita fino all'ingresso nella prestigiosa Harvard Law school, partendo dalla nascita ad Honolulu, nelle Hawaii, dal padre Barack Hussein Obama senior, un keniano ex pastore e allora studente, e dalla madre Ann Dunham, originaria del Kansas. I suoi genitori divorziarono e, in seguito, suo padre tornò in Kenya dove morì nel 1982: prima della morte Barack ebbe occasione di vederlo soltanto una volta. Nel villaggio kenyano, oltre alla nonna, vive anche un fratellastro di Obama, Malik.
Abitanti del villaggio di Kogelo, in Kenya, che "tifano" per Barack Obama (Ansa).
Dopo l'elezione di Obama a presidente, la vita di Kogelo - paese
incastonato in una regione dal paesaggio splendido, tra montagne, laghi e
foreste - è radicalmente cambiata: negli ultimi anni la strada principale è stata asfaltata e nelle case del villaggio sono arrivate la corrente elettrica e l'acqua, la
scuola primaria è stata intitolata al presidente americano. Oltre alle
infrastrutture, anche l'economia ha conosciuto un impulso. Come racconta
all'agenzia Misna padre Vincent Odundo, parroco della chiesa di
Saint Richard, oggi si trovano bar e alcuni alberghi: «Se anche non sono
arrivate frotte di turisti, Kogelo dal 2008 appare su tutte le cartine
geografiche del mondo».
Di fatto, i tour operator locali cercano di
sfruttare il nome di Obama dal punto di vista turistico, proponendo ad
esempio dei safari specifici che toccano i luoghi di origine del presidente americano, che si aggiungono ai tradizionali safari e itinerari di trekking.
Dopo il 2008 un gran numero di visitatori è arrivato qui, a Kogelo, per
la maggior parte provenienti da altre zone del Kenya, ma anche da Stati
Uniti, Spagna, perfino Giappone e Australia.
Anche il presidente del Kenya Mwai Kibaki e il primo ministro Raila Odinga si sono congratulati con Obama.
Kibabi, nel suo messaggio, ha dichiarato: «Saremo lieti di approfondire
le relazioni tra i nostri due Paesi durante il secondo mandato. Il
Kenya è, come sempre, orgoglioso del suo rapporto con il presidente
americano barack Obama». Per Odinga, questa vittoria «riaccende in tutto
il mondo, ma soprattutto in Africa, la speranza di democrazia e di
rigetto delle divisioni radicate».
Giulia Cerqueti