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Pubblicato il 11/02/2013

Governi deboli, terre rubate

In più del 75% dei 56 Paesi in cui si sono attuate compravendite di terra su larga scala tra il 2000 e il 2011, i quattro indicatori chiave sulla governance sono al di sotto della media

C'è Feliciano che non ha alcuna intenzione di vendere la terra per la quale ha dovuto lottare duramente. E c'è Alicia che è stata convinta a vendere la propria perché minacciata da misteriosi intermediari. Un uomo e una donna, entrambi contadini guatemaltechi, sono vittime del land grabbing, acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante acquisto o affitto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati. Due facce della stessa medaglia, così come denuncia Oxfam nel suo ultimo rapporto.

Dai dati diffusi dalla Banca mondiale emerge che in più del 75% dei 56 Paesi nei quali si sono attuate compravendite di terra su larga scala tra il 2000 e il 2011, i quattro indicatori chiave sulla governance (partecipazione dal basso, accountability, stato di diritto, regolamentazione del settore privato e controllo della corruzione) erano al di sotto della media: più del 50% di questi affari hanno interessate i 23 Paesi in coda alla classifica.

Tra questi, il Guatemala: 87mila ettari di terra trasferiti a nuovi proprietari nell'ultimo decennio, nonostante rappresentassero, per chi li ha venduti, la sola sola fonte di sostentamento. Ciò che consentiva a migliaia di famiglia di mangiare. E sopravvivere. Il contrasto con una realtà come quella Botswana: qui, infatti, dove la terra disponibile pro capite risulta in tutto simile al Guatemala, non essendo state finora concluse acquisizioni su larga scala, gli indicatori danno tutti segno positivo.

Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia, commenta: «Il malgoverno è un buon requisito per gli investitori che cercano di assicurarsi vasti appezzamenti di terra in modo rapido e a poco prezzo. Sembra che gli investitori si dirigano su paesi con governi e leggi deboli perché rappresentano dei 'facili obiettivi'. Ciò getta in una situazione disastrosa le comunità, le cui case e i cui mezzi di sostentamento vengono loro sottratti senza alcun compenso».

Oxfam si appella alla Banca Mondiale affinché sospenda temporaneamente gli investimenti agricoli su larga scala così da assicurare che le sue politiche non favoriscano il land grabbing. In merito a questo tipo di investimenti sulla terra, la Banca è in una posizione unica in virtù della sua influenza nel definire gli standard internazionali, stanziare finanziamenti e consigliare i paesi in via di sviluppo. «Chiediamo alla Banca Mondiale di fare il possibile per impedire tutto questo. Ottenere un controllo sulla corsa moderna all'accaparramento dei terreni, che vede ogni secondo un’area grande come il Colosseo  venduta  a investitori stranieri, deve essere una priorità dell'agenda della Banca», ha concluso Bacciotti.


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