Bambini migranti: destinazione sconosciuta

Terre des Hommes ha presentato la sua nuova campagna per la mobilitazione internazionale a tutela dei bambini migranti: "Destination Unknown"

20/11/2012


Ogni anno si stima che 214 milioni di persone emigrino dal proprio Paese. Sono addirittura 740 milioni, invece, i profughi che si spostano all'interno dei rispettivi confini nazionali. Un'ampia percentuale dei migranti provenienti dai Paesi in via di sviluppo, pari a circa un terzo, è rappresentata da chi ha un'età compresa tra i 12 e i 25 anni. La Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia imporrebbe ai Governi la tutela e la protezione di tutti i bambini, compresi ovviamente anche quelli migranti. Ma questo tema spesso e volentieri è del tutto assente dall'agenda politica dei Governi nazionali, e quando vi si affaccia è di frequente affrontato in termini di preoccupazione di un'opinione pubblica che si sente minacciata nella propria sicurezza. Ma la realtà è un'altra e questo non è altro che un'evidente errore di prospettiva. Ogni anno migliaia e migliaia di bambini, ragazzi e adolescenti, soli o accampagnati, si mettono in cammino a volte senza conoscere nemmeno la propria destinazione finale. Spesso fuggono. A volte hanno perso la propria casa. Altre volte vogliono lasciarsi alle spalle una condizione di miseria insopportabile. Altre volte ancora sono vittime di guerre o catastrofi naturali. Sempre più spesso, purtroppo, nel corso dei viaggi della speranza diventano nuovamente vittime: subiscono abusi inenarrabili, vengono sfruttati dalle organizzazioni criminali e aggiungono altra violenza a quella che speravano di essersi lasciati alle spalle.

In coincidenza con il 20 novembre, Giornata universale per i diritti dell'infanzia, e in occasione del Forum globale della società civile su migrazione e sviluppo, in svolgimento fino al 22 novembre a Port-Louis, Mauritius, l'associazione Terre des Hommes ha presentato la sua nuova campagna, "Destination Unknown", affinché la comunità internazionale si mobiliti in favore di tutti i bambini migranti nel mondo, e mettano fine a persecuzioni, violenze ma anche a detenzioni e respingimenti senza alcuna protezione. «Terre des Hommes è presente in oltre 40 Paesi per trovare soluzioni efficaci che proteggano questi bambini nella loro comunità di origine, durante il viaggio e la destinazione», ha dichiarato Ignacio Packer, segretario generale della Terre des Hommes International Federation. «Ma non basta. Perché le cose cambino davvero dobbiamo arrivare a una maggiore collaborazione con i Governi e la società civile».

Vittime del traffico di esseri umani, finiti per strada, senza accompagnatori, rapiti, costretti a emigrare. Nei prossimi anni il loro numero è destinato a crescere notevolemente. Per questa ragione Terre des Hommes ha presentato 10 semplici richieste, dettate per lo più dal buon senso ancor prima che da una coscienza umanitaria, dal momento che il problema ha da tempo assunto una connotazione globale. Le 10 richieste sono il cuore della campagna "Destination Unknown" e verranno sottoposte alla comunità internazionale in più appuntamenti entro la fine dell'anno. Esse sono improntate alle linee guida che l'associazione ha seguito nella sua attività di cooperazione nel corso degli anni. La considerazione da cui nascono le richieste è che per molti minori la migrazione è l'ultima opzione disponibile per sopravvivere. Ma un minore, quando anche sia migrante, è sempre un titolare di diritti inalienabili e deve essere protetto come impone la Convenzione Onu per i diritti dell'infanzia, indipendentemente dal proprio status, dal sesso, dall'etnia, dall'età, dal credo culturale e religioso. I bambini e le loro famiglie, comunque, dovrebbero essere incoraggiati a trovare alternative alla migrazione, all'interno delle loro stesse comunità di provenienza, attraverso l'accesso senza discriminazioni a servizi quali educazione, sanità e giustizia, sotto la tutela dalla legge nazionale. La comunità locale, con la sua rete familiare e sociale di protezione, dovrebbe continuare a esercitare la propria influenza diretta sul minore, anche nel caso in cui questi l'abbia abbandonata. Infine, gli Stati dovrebbero porre termine a pratiche discriminatorie, che ledono i diritti civili basilari di ognuno, come detenzioni, deportazioni, rimpatri e respingimenti automatici in favore di una valutazione caso per caso.
Un bambino resta sempre un bambino. Anche quando è costretto a migrare.

Per maggiori informazioni consultare i siti: www.terredeshommes.it e www.destination-unknown.org

Francesco Rosati
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