Cibo: chi niente, chi troppo

Come ogni anno dal 1981, il 16 ottobre viene celebrata la Giornata mondiale dell'alimentazione. Quest'anno i nemici sono soprattutto carestia e speculazione sui beni agricoli.

16/10/2011
Distribuzione del cibo agli alluvionati del Pakistan (foto Ansa).
Distribuzione del cibo agli alluvionati del Pakistan (foto Ansa).

Compie trent'anni. Il 16 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell'alimentazione. Così, dal 1981. Per l'occasione, a Roma, nella mattinata di lunedì 17, la Fao, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e il Programma alimentare mondiale (Pam) riflettono su un tema di urgente attualità: "Prezzi degli alimenti: dalla crisi alla stabilità". Sono previsti interventi di Obiang Nguema Mbasogo, presidente della Repubblica della Guinea equatoriale, di   Michelle Bachelet, ex presidente del Cile, attuale Sottosegretario generale dell'Onu e Direttrice esecutiva di UN Women, dei ministri italiani Franco Frattini (Esteri) e Francesco Saverio Romano (Politiche agricole, alimentari e forestali), di Gianni Alemanno, sindaco di Roma, e di monsignor Luigi Travaglino, Osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, incaricato - tra l'altro - di leggere un messaggio di Papa Benedetto XVI. Sono previsti, inoltre, i discorsi dei responsabili delle tre agenzie Onu di Roma: Jacques Diouf (Fao), Kanayo F. Nwanze (Ifad) e Josette Sheeran (Pam).
I prezzi dei beni alimentari hanno registrato un lieve calo rispetto al picco storico raggiunto nel febbraio 2011 (maggiore di quello, già alto, registrato nel 2008), ma un rapporto della Fao, pubblicato il 10 ottobre 2011, spiega che la volatilità dei prezzi dei beni alimentari è destinata a continuare. I prezzi elevati del cibo colpiscono due volte: non solo mettono in difficoltà le perone più povere del mondo, ma determinano anche un aumento dei costi per chi fornisce l’assistenza alimentare.


I dati continuano ad essere allarmanti. Ogni cinque secondi un bambino muore per malattie legate alla fame. Oggi, nel mondo, più di 850 milioni di persone sono sottoalimentate: significa che un insieme di uomini e donne, giovani e anziani, grande circa 15 volte l’intera popolazione italiana fatica a mettere qualcosa sotto i denti. Il tutto, sapendo che il pianeta non è avaro: c’è cibo a sufficienza per nutrire adeguatamente ogni essere umano. La mobilitazione della società civile prosegue per spingere i Governi a non ridurre gli sforzi contro una piaga - quella della fame e della malnutrizione - che non bisogna cessare di combattere nonostante le oggettive difficoltà legate alla grave crisi economica. 

L'interno di un supermercato.
L'interno di un supermercato.

A chi niente (o poco). E a chi troppo. C'è sempre qualcuno che sciupa e butta via prodotti della terra o cibo ancora buona. Fortunatamente cresce anche il numero di chi sta più attento. Vigilando e intervenendo. Accade, ad esempio, in Emilia-Romagna, come rende noto l'agenzia di stampa Il redattore sociale In quella regione, nell'arco di tre anni si sono più che triplicate le quantità di prodotti recuperati e donati alle onlus grazie al progetto Last Minute Market. Nel 2010 sono stati recuperati 176.590 chilogrammi di alimentari (pari a circa 88 mila pasti), 42.790 pasti completi, 31.480 euro di farmaci e parafarmaci, 45.400 libri per un valore economico totale dei prodotti recuperati pari a 814.905 euro.

Il progetto coinvolge 27 amministrazioni comunali, 2 province, oltre 60 aziende (sul territorio di Bologna e Ravenna) che raccolgono prodotti alimentari, libri, farmaci e altro a favore di quasi 40 onlus che assistono ogni giorno le fasce più svantaggiate della popolazione. Dal 2008 le attività di LMM si sono moltiplicate anche grazie al contributo della Fondazione del Monte e all’Opera Padre Marella che ha promosso l’iniziativa sul territorio, impegnandosi per diffondere il modello nelle due province e per coinvolgere altri enti beneficiari e donatori. “I dati sono importanti ma il risultato più interessante è da leggere in termini di relazioni – spiega Andrea Segrè, fondatore di LMM e preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna – Grazie al nostro progetto si attiva una relazione tra le persone, in cui le persone sono più importanti dei beni”. 

Alberto Chiara
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