Immigrati schiacciati dalla crisi

Dossier Caritas. La presenza degli extracomunitari regolari è stabile, ma cresce il numero di quanti perdono il lavoro. Chi può va via perché l'Italia "ci tratta da stranieri".

30/10/2012
Il ministro Andrea Riccardi con un gruppo di immigrati a Lampedusa (foto Ansa). In copertina immigrati tunisini (foto reuters)
Il ministro Andrea Riccardi con un gruppo di immigrati a Lampedusa (foto Ansa). In copertina immigrati tunisini (foto reuters)

Sono 5 milioni e 11mila gli stranieri regolarmente presenti in Italia al 31 dicembre 2011. Appena 43mila in più rispetto alla stima fatta per il 2010. Il Dossier statistico di Caritas e Migrantes sull’immigrazione, presentato a Roma, e in contemporanea in altre regioni italiane, stima una presenza costante dei “non italiani”.

Di essi la metà, due milioni e mezzo, hanno un lavoro e rappresentano circa il 10 per cento dell’occupazione totale. Con la crisi, però, anche tra gli stranieri è aumentata la disoccupazione (più 310mila rispetto all’anno precedente, di cui 99mila comunitari). Complessivamente il tasso di disoccupazione degli immigrati è più alto di quattro punti rispetto alla media degli italiani (12,1 per cento).

Concentrati nelle fasce più basse del mercato del lavoro, svolgono prevalentemente lavori di cura domestica (le donne) e di operai (gli uomini). Le percentuali sono elevatissime: tra gli immigrati comunitari l’83 per cento fa l’operaio e il 90 tra quelli non comunitari. Sono spesso sfruttati. Le ispezioni Inail condotte nel 2011 hanno riscontrato il 61 per cento di situazioni irregolari nelle aziende rispetto ai lavoratori stranieri. La categoria comunque più numerosa, considerando anche le donne, è rappresentata dai collaboratori familiari, «una presenza preziosa», insiste il Dossier, «per un Paese in cui ogni anno 90 mila persone diventano non autosufficienti».

La presentazione del Dossier, ha sottolineato monsignor Giancarlo Perego, cade in concomitanza con i 25 anni di fondazione di Migrantes: «Un’occasione unica per utilizzare il Dossier immigrazione 2012 come strumento per recepire la prospettiva conciliare: per valorizzare la diversità, per costruire una nuova cittadinanza, per superare paure e discriminazioni, per promuovere la libertà e la dignità delle persone migranti. Quest’anno 2012 è ancora il tempo di una crisi che ha segnato profondamente anche la mobilità umana e le migrazioni con una difficoltà in più di interpretare e discernere i segni nuovi, belli e al tempo stesso problematici, di questo mondo in cammino in questo nostro tempo».

Dal canto suo il ministro Andrea Riccardi ha insistito sulla mancata integrazione: «Dobbiamo confrontarci con uomini e donne che sono qui da anni e vedono il loro futuro in Italia. Cala, dunque, il sipario, sull'immigrazione vista come invasione barbarica, la realtà è ormai un fenomeno più normale e strutturale. Preoccupa però, in questo contesto, che gli immigrati più preparati e attrezzati lascino l'Italia per difetto di integrazione. Se ne vanno perché si sentono trattati da stranieri».

E proprio su questo punto è intervenuto monsignor Paolo Schiavon, presidente di Migrantes, auspicando che nel 2013, «proclamato "anno europeo della cittadinanza" e anno di inizio di una nuova legislatura, si ponga nuovamente mano alla riforma della normativa sulla cittadinanza. Riforma che vede favorevole, secondo i dati Istat, il 72 per cento degli italiani».

Annachiara Valle
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