Le pagelle di Oxfam alle multinazionali

La campagna "Scopri il marchio" di Oxfam vuole spingere le multinazionali del settore alimentare ad assumere sistemi di produzione sostenibili e rispettosi della dignità umana

05/03/2013

Il sistema alimentare globale è al collasso. Da questa evidente eppure amara constatazione è partita la campagna di Oxfam "Scopri il marchio", per indurre le più importanti multinazionali mondiali del settore alimentare a intraprendere nuove politiche produttive, improntate alla sostenibilità globale e rispettose della dignità umana dei lavoratori del comparto alimentare, a ogni livello.

Il mondo è diviso in due: da un lato ci sono 900 milioni di esseri umani che soffrono la fame, 100 milioni dei quali sono bambini sotto i cinque anni di età. Più dell'80 per cento di queste persone lavora per produrre cibo, inclusa la metà dei 215 milioni di bambini sfruttati. Dall'altro lato, il nostro, ci sono 1,4 miliardi di persone in sovrappeso, che consumano e continuano a consumare sempre di più.

L'iniziativa di Oxfam è quindi finalizzata a una chiara assunzione di responsabilità da parte delle più grandi multinazionali del settore. Nell'ambito della campagna "Coltiva – il cibo", è stato realizzato grazie ai dati raccolti il rapporto di ricerca "Scopri il marchio", con cui sono state classificate le politiche adottate dalle 10 maggiori aziende alimentari in merito a 7 precisi argomenti.

Oxfam ha compilato una vera e propria pagella, valutando le aziende in base al rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati nella loro filiera produttiva nei Paesi in via di sviluppo; l'attenzione alla tematica di genere; la gestione della terra e dell'acqua utilizzate nei processi produttivi; le politiche di contrasto del cambiamento climatico; la trasparenza adottata nella sua attività dall'azienda. Dai risultati della ricerca emerge che le multinazionali alimentari sono "una classe di somari": molte aziende hanno collezionato brutti voti e nessuna ha ottenuto la sufficienza nella lotta alla fame e alla povertà.

"Oxfam ha analizzato per un anno e mezzo le politiche delle 10 più grandi aziende alimentari del mondo", spiega Elisa Bacciotti, direttrice Campagne e Cittadinanza attiva di Oxfam Italia. "Abbiamo scoperto che alcune aziende si sono assunte impegni importanti, che meritano un riconoscimento. Tuttavia, nessuna delle 10 maggiori aziende del cibo sta tutelando abbastanza i milioni di uomini e donne che producono e coltivano le loro materie prime, né la terra, l'acqua e l'aria da cui dipende ciò che mangiamo ogni giorno".

"Eppure le 10 grandi sorelle del cibo guadagnano complessivamente un miliardo di dollari al giorno: hanno tutta l'influenza economica, sociale e politica necessaria per fare la differenza nella lotta alla fame e alla povertà globale". La campagna di Oxfam è pertanto volta a una sensibilizzazione del consumatore su queste tematiche a volte poco note: un consumatore informato può a sua volta sollecitare un'azienda a essere più impegnata attivamente nella tutela del bene comune su scala globale.

Nello specifico, il rapporto dimostra che alcune imprese hanno riconosciuto i diritti delle donne e i loro bisogni, ma nessuna ha dato il via a misure tangibili per eliminare la discriminazione delle donne impiegate nella catena produttiva. Tanto meno sono stati stipulati accordi di equa retribuzione e sostegno ai piccoli produttori, favorendo l'approvvigionamento da quest'ultimi.

Inoltre, per quanto riguarda la gestione della terra, si è visto quanto sia diffuso il fenomeno del "land grabbing", ossia la perdita da parte delle popolazioni del possesso della terra e delle risorse naturali a favore di grandi compagnie o Governi stranieri: nessuna multinazionale ha effettivamente osteggiato questo sistema, al contrario se ne sono approfittate tutte nonostante tutte acquistino materie prime provenienti da territori interessati dal fenomeno.

A proposito di sfruttamento delle risorse naturali, tutte le aziende esaminate si stanno muovendo verso una maggiore efficienza del consumo di acqua, anche se il proprio impatto sulle risorse idriche locali è ancora evidente, ed efficaci tentativi di limitazione in questo senso non sono stati ancora concretamente messi in atto. La prassi della consultazione e dell'accordo con le comunità locali è ancora scarsamente diffusa.

Infine, in merito al contrasto dei cambiamenti climatici, tutte le aziende hanno in qualche modo intrapreso alcuni passi per limitare l'emissione di gas serra, ma solo alcune pubblicano rapporti sulle emissioni associate alla propria produzione di cibo, e solo un'azienda su 10 ha assunto l'impegno di dimezzare entro il 2020 il proprio impatto sull'effetto serra.

È evidente pertanto che il sistema così com'è oggi non funziona. La minaccia di un'implosione, anche nella metà del mondo verso la quale il sistema è finalizzato, è ben più di un'ipotesi remota. Piuttosto sarebbe da chiedersi quando questo accadrà se non interverranno modifiche radicali di sistema, volte alla tutela del bene comune su scala globale.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.oxfamitalia.org

Francesco Rosati
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