Pedofilia, trappole invisibili sul web

Il "deep web" è la nuova frontiera della pedopornografia on-line. Lo dice Meter, l'associazione di don Fortunato Di Noto, nel suo Rapporto annuale.

22/02/2013
Il logo dell'associazione Meter onlus, fondata da don Fortunato Di Noto
Il logo dell'associazione Meter onlus, fondata da don Fortunato Di Noto

Il nuovo rischio della rete per i minori si chiama “deep web”,  o “web invisibile”, cioè l’insieme delle informazioni non segnalate  dai normali motori di ricerca  che costituiscono di gran lunga la maggior parte dei file  che si trovano nel web: rispetto ai due miliardi di file “emersi”, sarebbero 550 miliardi quelli  “sommersi” a cui si può accedere usando particolari tecniche. Questa “zona franca”, secondo il “Rapporto annuale  2012” di Meter onlus, l’associazione antipedofilia fondata da don Fortunato di Noto,  sarebbe sempre più utilizzata da pedofili e pedocriminali, poiché garantisce un quasi perfetto anonimato.  Infatti, nel “deep web”  nel solo 2012 sono stati monitorati e segnalati  56.357 siti pedopornografici. 

Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter (foto Palazzotto)
Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter (foto Palazzotto)

    Per l’associazione restano altre forti emergenze da risolvere, come quella dei social network.  E’ in forte aumento il fenomeno dei bambini minori di 13 anni che all'insaputa dei genitori aprono un profilo Facebook. Da uno studio effettuato nel novembre 2012, nelle scuole primarie di Avola (Siracusa) su 770 studenti,  emerge che il 99 per cento dei bambini d'età compresa tra i 9 e i 10 anni ha un profilo su Facebook, aperto dopo aver falsato età e identità. «E’ impressionante come bambini così piccoli abbiano la libertà - senza alcun controllo genitoriale, se non marginale - di utilizzare i social network, che vengono percepiti più come un gioco che non come un potente mezzo di comunicazione. Inquieta la superficialità con cui liberamente e senza alcun monitoraggio utilizzano la rete Internet, un segnale che impone non solo la riflessione, ma la richiesta di nuove e più incisive politiche alla famiglia e ai minori», commenta don Di Noto.

Grave e allarmante, poi, è l’adescamento (grooming) e il ricatto legato a questa tecnica usata da molti pedofili attraverso l’uso delle nuove tecnologie e conquistare la loro fiducia fino ad arrivare a chiedere un incontro “vis a vis”. Il primo caso in Italia di adescamento di un bambino di 11 anni,  dopo la ratifica della Convenzione di Lanzarote, è stato denunciato proprio da Meter. Gli altri numeri del fenomeno  stanno in queste cifre: oltre 100mila sono i siti pedofili e pedopornografici segnalati negli ultimi dieci anni, sebbene  ci sia una diminuzione  nel “web visibile” rispetto al 2011 (da 20.390 a 15.946).  Crescono i social network, con 1.274 segnalazioni rispetto alle 1.087 del 2011. I casi seguiti al Centro di Ascolto e accoglienza di Meter sono stati 61 rispetto ai 28 dello scorso anno (dal 2002 al 2012 sono stati in totale 951). Le consulenze telefoniche 839. Nella prevenzione sono state incontrate 18.600 persone tra cui 8190 studenti. Nell’ambito della prevenzione nella Chiesa sono state coinvolte  13 diocesi.

Per don Fortunato: «I numeri non ci devono ingannare. Esprimono la realtà degli abusi sui bambini che oggi più di ieri non può essere considerata marginale, ma una vera e propria emergenza globale. Fino a quando ci sarà qualcuno che abusa di un bambino la società, la Chiesa, e anche tutte le altre realtà religiose e non, devono impegnarsi in una rete comune affinché il volto dell’uomo rispetti i piccoli e i deboli».
(Meter: numero Verde 800 455 270, segreteria@associazionemeter.org, www.associazionemeter.org)  

Alberto Laggia
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