Pena di morte, il primato della Cina

Rapporto di Amnesty: nel 2012 le esecuzioni nel mondo sono state 682, 2 in più rispetto all'anno precedente. Mancano i dati di Pechino, che si sa in testa alla lugubre classifica.

10/04/2013
In Iran le impiccagioni avvengono in pubblico.
In Iran le impiccagioni avvengono in pubblico.

E' sempre la Cina il Paese che uccide di più. Lo conferma il Rapporto annuale sulla pena di morte presentato da Amnesty International. Secondo l'organizzazione che tutela i diritti umani, nel 2012 le esecuzioni nel mondo sono state 682, due in più rispetto all'anno precedente. Ma in questo conto mancano i dati sulla Cina, che mantiene il segreto di Stato sull'uso della pena capitale e che, anche l'anno scorso, "ha messo a morte più persone che in tutto il resto del mondo messo insieme".

Dopo la Cina c'è l'Iran, con 314 esecuzioni, quindi l'Iraq, dove l'anno scorso le esecuzioni sono state 129, quasi il doppio rispetto al 2011. Seguono Arabia Saudita (79), Stati Uniti (43) e Yemen (28). Molte di queste escuzioni si svolgono in pubblico (ad esempio in Iran e in Arabia Saudita) e fra i reati puniti ci sono l'adulterio e la blasfemia. I metodi di esecuzione più usati sono la decapitazione, l'impiccagione, l'iniezione letale e la fucilazione. Scendendo nei dettagli è il Medio Oriente l'area del pianeta più "preoccupante" con 557 condanne a morte eseguite, il 99% delle quali in Iran, Iraq, Arabia Saudita e Yemen, mentre in Egitto e Siria non è stato possibile determinare l'applicazione della pena capitale.

In Asia, oltre che in Cina, il boia ha colpito in Giappone (7 esecuzioni), Corea del Nord (6) e Taiwan mentre India e Pakistan sono tornate a ricorrere alla pena capitale - entrambe una volta - rispettivamente dopo otto e quattro anni. In Africa preoccupa il dato del Gambia, dove dopo tre decenni sono state giustiziate 9 persone in solo giorno, mentre il primato di esecuzioni nel continente africano spetta al Sudan, con 19 esecuzioni. In Europa la pena di morte è applicata soltanto in Bileorussia (3 esecuzioni), mentre nelle Americhe il primato resta quello degli Stati Uniti con 43 esecuzioni, stessa cifra del 2011 ma registrata in nove Stati invece dei 13 dell'anno precedente.

Roberto Zichittella
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Postato da Mauro B il 12/04/2013 15:53

Quando si fanno manifestazioni contro la pena di morte queste sono praticamente rivolte solamente alle esecuzioni in programma negli USA, insomma si adopera un doppiopesismo ai danni dell'America, quando, statistica alla mano, non è il paese dove i boia sono più indaffarati. Perché non si fanno manifestazioni anche contro le esecuzioni in paesi totalitari, come ad esempio la Cina, formalmente ancora uno stato comunista ma di fatto uno stato dove impera il capitalismo più feroce, quallo che schiavizza i lavoratori, oppure ad esempio l'Iran, dopo c'è un regime fondamentalista islamico? Tengo a precisare che non sono un estimatore degli USA, ci sono diversi aspetti della loro mentalità, della loro cultura e del loro modo di fare politica su scala internazionale, anche nei confonti dell'Italia, che a me non piacciono affatto; la pena capitale va abolita perché, contrariamente alle apparenze, non è la pena più dolorosa per un criminale, come affermava anche Cesare Beccaria: chi ne è sostenitore é animato dalla presunzione di essere infallibile, sia esso una nazione o una singola persona: una pena che, in caso di sentenza eseguita, a cui non è più possibile porre rimedio in caso di errori, ovvero se si condanna una persona che con il reato che si intende punire non centra nulla, mentre si è sempre in tempo a liberare una persona che è semplicemente carcerata.

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