Petrini: così ridiamo valore al cibo

Fino al 29 ottobre, a Torino, Terra Madre e il Salone del Gusto. Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ragiona di persone e di beni, di saperi e di sapori, di comunità e di diritti.

27/10/2012
Tutte le fotografie di questo servizio sono dell'agenzia Ansa.
Tutte le fotografie di questo servizio sono dell'agenzia Ansa.

Il valore dell’umiltà è racchiuso nel suo significato: deriva da humus, umile è colui che è vicino alla terra. La quinta assise di Terra Madre, che si tiene in questi giorni (dal 25 al 29 ottobre) a Torino, è innanzitutto l’incontro degli umili del pianeta.
Cinquemila contadini, pastori, pescatori, nomadi e produttori del nostro cibo quotidiano convergono da 150 Paesi per condividere esperienze, per dialogare con le cittadinanze, per riaffermare il valore e il senso di sentirsi comunità, perché la fraternità superi ogni steccato di ceto, di razza, di credo politico e religioso.

Il cibo, energia per la vita, ha perso negli ultimi anni buona parte della sua valorialità, è divenuto merce, commodity. Ridare valore al cibo significa comprendere che l’alimentazione e l’agricoltura prosperano quando sanno essere espressione di una visione complessa e olistica della vita. Non solo produzione e consumo, ma sapienza e memoria, conoscenza e spiritualità, pratiche tradizionali e moderne tecnologie.
Terra Madre invita tutti a riflettere sulle risorse del pianeta che non sono infinite e, quindi, non debbono essere sprecate. Lo spreco di cibo ha raggiunto livelli insostenibili e immorali, sta inaridendo le nostre coscienze, sta stressando la fertilità dei suoli e la quantità di acqua, è uno schiaffo per chi soffre di malnutrizione. La natura di questa crisi che stiamo vivendo chiede a tutti noi nuovi comportamenti, nuovi paradigmi. La responsabilità verso una nuova cittadinanza non sopporta l’antagonismo tra un consumo passivo e una produzione tesa solo al profitto.

C’è una nuova strada da intraprendere e ce la indicano gli umili di Terra Madre: dialogo, comprensione, rispetto e soprattutto cura e amorevolezza verso la natura in tutte le sue espressioni. Chi vede nei volti dei partecipanti di Terra Madre un mondo pieno di nostalgia, di marginalità e di folclore sbaglia. Quei volti rappresentano la forza e il bisogno di un nuovo umanesimo, quanto di più moderno si può chiedere in questi tempi incerti.

Carlo Petrini
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