Se la Tv è distratta e prevenuta

Le reti e i tg italiani dedicano poca attenzione ai soggetti più deboli e a rischio di discriminazione, a partire dai disabili. Circa gli immigrati, poi, prevale un "racconto" negativo.

31/07/2012
Foto Corbis. La foto di copertina è dell'agenzia Thinkstock.
Foto Corbis. La foto di copertina è dell'agenzia Thinkstock.

La televisione italiana dedica poco attenzione ai soggetti a rischio di discriminazione. I tg nazionali parlano di immigrati soprattutto come responsabili di episodi illeciti, mentre è scarsa l’attenzione ai disabili e alle persone a rischio per il proprio orientamento sessuale. È quanto emerge dalla prima fase di uno studio condotto da Isimm Ricerche per conto dell’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), avente per oggetto la diffusione, attraverso i programmi di informazione televisiva, di stereotipi legati ai principali target a rischio di discriminazione.


Per un semestre, sono state monitorate tutte le edizioni prime time e day time dei principali telegiornali nazionali, le puntate delle principali trasmissioni di approfondimento politico e le edizioni dei tg regionali di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Secondo i dati presentati dall’Unar, che è un ufficio della Presidenza del Consiglio, i telegiornali e, soprattutto, le trasmissioni di approfondimento riservano uno spazio molto ridotto a questi soggetti. I tre principali telegiornali della Rai, quelli di Mediaset, il TgLa7 e SkyTg24, per esempio, dedicano mediamente solo l’1,4% della loro durata complessiva a tematiche o eventi collegati ai soggetti a rischio. La stragrande maggioranza dell’attenzione mediatica (88,9%), comunque, è concentrata sulle persone di diversa nazionalità, etnia o religione. 

I tre target sono trattati in modo diverso. I soggetti a rischio discriminazione per disabilità non sono, sostanzialmente, oggetto dell’attenzione dei telegiornali italiani e, quando lo sono, sono visti come individui singoli e come vittime; solo raramente sono intesi come un fatto sociale, come un gruppo degno di attenzione in quanto tale. I telegiornali nazionali, infatti, dedicano lo 0,10% della loro durata complessiva a questi soggetti e solo il 20,9% di questa ridotta quantità di tempo è incentrata sul fenomeno della disabilità in generale. I soggetti a rischio per orientamento sessuale sono oggetto di un’attenzione ancora minore, con una modalità di trattazione spesso incentrata sulle controversie politiche relative alle unioni tra persone dello stesso sesso.

Ben diverso il rapporto della televisione italiana con gli immigrati, che compaiono soprattutto all’interno delle notizie di cronaca (80,1% del tempo complessivamente dedicato a questi soggetti; 98,7% nel caso di Studio Aperto). Sbarchi e crimini (62,1%), o arresti da parte delle forze dell'ordine (14,7%) sono le notizie più diffuse. Tendono, quindi a comparire in quanto collegati ad eventi problematici, spesso come autori di azioni negative (53,7%). Anche quando non sono protagonisti di episodi di illegalità, gli immigrati “fanno notizia” perché vittime di azioni negative (discriminazione, razzismo, violenza – 23,5%). 

Prevale, dunque, una modalità di trattazione giornalistica che tende ad inserire questi soggetti all’interno di cornici problematiche. In questo modo, la rappresentazione dell’altro, dell’immigrato, gioca un ruolo che può diventare pericoloso, può creare divisione e diffidenza sociale, difficile da ricucire. Al contrario, “ciò che sembra mancare” – sostiene l’Unar – “è una riflessione più generale sui fenomeni legati a questi soggetti, che prescinda dal loro coinvolgimento in singoli episodi di cronaca o, meglio, che sia incentrata sulle condizioni strutturali che provocano questi eventi”.

Stefano Pasta
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Postato da Franco Salis il 01/08/2012 07:56

Ebbene, si, la realtà è questa. Perché? perché così vuole il telespettatore. La TV è un prodotto che segue le leggi di mercato. Eppure paghiamo alla TV di stato un canone aggiuntivo per sottrarla al mercato. Perché dico aggiuntivo? Perché in effetti paghiamo anche le così dette TV commerciali, non ce ne accorgiamo, ma quando acquistiamo un Kg. di pasta paghiamo anche un percentuale che va a coprire i costi della pubblicità. Quindi per favore non parliamo di TV gratuite. Ma chi è l’altro? Quando mi è stato presentato? Chi me lo ha fatto conoscere? Quali sono i luoghi in cui si conoscono gli altri? La risposta è semplice: nelle istituzioni e/o comunità educative principali: famiglia ,parrocchia, scuola. E per estensione qualsiasi struttura e/o persona che entra in contatto con i minori. Ricordo sin dalle elementari, all’inizio della seconda metà del secolo scorso, leggendo il tanto vituperato “sussidiario” o libro di letture trovavi il racconto del nonno che dalle mani mal ferme per il tremore si “sbrodolava” tentando di bere la sua tazza di brodino serale, ma il nipotino, seduto accanto, lungi dal ridere o dal deriderlo ,lo aiutava a tenere le mani ferme per evitare di sbrodolarsi, con compiacimento del padre e della madre che apprezzando, sorridevano al figlio.Quel semplice “sorriso” era l’amore che collegava tre generazioni. Oggi ti trovi con una TV ripresa subito da tutte le altre che ti presenta il Papa con la veste con macchia gialla. Del resto tutto inventato, perché non è ammissibile nella realtà. Disgustoso. Poi vai e cerca l’altro. La TV è una agenzia educativa, piaccia o non piaccia, ma può essere diseducativa come in questo caso (e non solo). L’annuncio dell’arrivo del fratellino, viene dato con gioia o con rassegnata sofferenza? Le alterazioni psico-fisiologiche cui va incontro la mamma possono indurre questa ad un senso di disorientamento: in tal caso la mamma è l’altro. Se non si riconosce questo, è insignificante dire : “il figlio è un preziosissimo dono di Dio”. Ma negli oratori, quanti “altri” ci sono? E no, perché gli altri danno fastidio, rallentano l’attività, la formazione (falso) e se qualcuno sbaglia il tono nella canzoncina preparata per la visita del Vescovo? Che brutta figura! Ma perché il vescovo non cerca egli stesso gli “altri” al suo arrivo? E’ possibile che in parrocchia non vi sia un bambino con deficit mentale? ,dove sono gli sposati divorziati e risposati? Te lo dico io: li hai fatti scappare perché li hai condannati o hai agito in modo da farli sentire tali. Ho letto su Avvenire (non su Repubblica, e così faccio contento Brunoi) un tentativo di ricupero in alcune chiese dove viene celebrata la messa per loro: ottimo, ma avrebbe dovuto essere una cosa generalizzata. Questo senza nulla togliere al Sacramento e indissolubilità del matrimonio, ma è la sede più opportuna per discernere se il matrimonio precedente è mai avvenuto e non la sagrestia con incontri privati col parroco per poi affrontare il processo, che è, o può essere, frutto del maligno perché gestione di potere.(Stando a Lombardi il numero dei matrimoni dichiarati nulli è di molto aumentato, menando vanto dell’efficienza della giustizia vaticana). Ma se si agisce così può essere che la società migliori, ma io Parroco, Vescovo, Papa, non mi posso più attribuire i meriti degli altri, perché non appare evidente. Se agisco così la società potrebbe migliorare e che gusto ci prendo a mettere in moto la macchina ben oleata per incontri in cui milioni di cristiani “si stringono” intorno al Papa gridandogli “viva il Papa”! Ma chissà perché Gesù ha detto “ non dite di avermi visto”. Chissà perché mon(non mio) signor Celestino Migliore ha votato contro la risoluzione della moratoria della condanna a morte per gli omosessuali avanzata dalla Francia! Il merito se lo avrebbe accreditato la Francia che eccelle per relativismo e che sta sempre togliendo terreno da sotto i piedi della Chiesa. Ma poi ci sarà un brunoi che ti dirà “ ma non è vero, è che alla fine avevano aggiunto una variante che mutava completamente il senso della risoluzione”. Salvo poi a condannare l’aggressione di due omossessuali usciti da luogo di ritrovo! Che ipocrisia! Caro fratello Celestino Migliore, Gesù ha camminato sopra l’acqua, non perché l’acqua si sia indurita, ma perché il suo camminare era una volontà del Padre. Allora tu non dovevi aver paura degli eventuali e non certi “effetti secondari”. Possiamo fare uno sforzo in questa direzione o dobbiamo attendere il ritorno del Signore con lo scudiscio a sette fili? Quando questo modo di essere sarà più robusto, anche la TV che segue le leggi di mercato, dovrà occuparsene di più. Buona giornata.

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