18/01/2012
A un anno dalla caduta del regime di Ben Ali la Tunisia deve ancora realizzare quelle riforme profonde nel campo dei diritti umani che le persone scese in piazza nel gennaio del 2011 avevano chiesto. "Ci sono alcuni segnali incoraggianti, ma per molti tunisini il passo del cambiamento è troppo lento", sottolinea Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice per l'Africa del Nord e il Medio Oriente di Amnesty international.
Amnesty, che continua a vigilare gli sviluppi nei Paesi coinvolti nella cosiddetta "primavera araba" del 2011, sostiene che il governo ad interim della Tunisia deve affrontare, come priorità urgente, "una radicale ristrutturazione delle forze di sicurezza". Le forze, cioè, che tra dicembre 2010 e gennaio 2011, furono responsabili della morte di almeno 300 persone (alle quali vanno aggiunti 700 feriti). Nel marzo scorso è stato sciolto il temuto Dipartimento per la sicurezza dello Stato, responsabile di molti abusi, nell'era di Ben Ali, tuttavia Amnesty teme che molti suoi membri siano stati integrati in altri corpi di sicurezza che agiscono in modo non trasparente. Restano ancora da processare diversi responsabili di violazioni dei diritti umani e, secondo Amnesty, "il governo non può evitare di dare verità e giustizia alle famiglie delle persone uccise e ferite".
Finora il deposto presidente Ben Ali, che ha trovato rifugio in Arabia Saudita, è stato processato in contumacia e le richieste di estradizione partite dalla Tunisia non hanno avuto risposta dalle autorità saudite. Amnesty apprezza comunque alcuni passi positivi da parte del Governo tunisino. In particolare la decisione di firmare una serie di importanti trattati internazionali sui diritti umani. Infatti nel corso del 2011 la Tunisia ha aderito alla Corte penale internazionale e ha ritirato le riserve alla Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne.
Amnesty ritiene anche che la stesura della nuova Costituzione è "una opportunità fondamentale per inserire i diritti umani all'interno delle istituzioni del paese".
Roberto Zichittella