Sangue. E lacrime. Casi di malasanità

Periplo familiare è un'associazione composta da medici specialisti, magistrati, professori universitari e avvocati: la loro missione è difendere i diritti violati dei pazienti

Trasfusioni infette, errore o tragica fatalità?

06/02/2013

A fine febbraio parte una campagna di sensibilizzazione sulle trasfusioni di sangue infetto: a volerla fortemente, Periplo familiare, associazione che da ormai vent'anni è scensa in campo per difendere i diritti e gli "interessi" dei pazienti nei confronti di medici e strutture sanitarie che non hanno compiuto il loro dovere, violando diritti fondamentali con conseguenze anche tragiche. Sia chiaro, non si tratta di una caccia alle streghe fine a se stessa e il fatto stesso che le equipe che seguono i casi sono composte innanzitutto da medici è lì a testimoniare la consapevolezza della delicatezza del ruolo anche sociale della professione medica. In altre parole, nessuno discute la professionalità dei medici italiani che devono continuare a lavorare con la serenità necessaria, senza l'incubo di sbagliare. D'altro canto, però, ci sono situazioni in cui di fronte a un errore, che nel caso dei medici interessa la salute delle persone, non si può sminuire, nascondere, cercare alibi. Chi sbaglia, se ha sbagliato (il condizionale è d'obbligo) è giusto che ne paghi le conseguenze: questo in sintesi, il messaggio che Periplo familiare intende portare avanti, per fare luce su vicende sanitarie che altrimenti rischierebbero di cadere nel dimenticatoio solo perché riguardano una minoranza di pazienti.

Quello che distingue Periplo familiare, infatti, è l'approccio: non c'è premeditazione nelle azioni che porta avanti. Non si cerca un colpevole a tutti costi anche quando, con ogni evidenza, non c'è. Ed è il motivo per il quale ogni caso viene vagliato approfonditamente da equipe multidisciplinari: oltre all'aspetto puramente tecnico-scientifico di un intervento mal riuscito, vanno valutate anche le reali conseguenze legali. Così entrano in campo gli esperti di diritto e responsabilità civile per studiare le cartelle cliniche e la "storia" del paziente danneggiato, scoprendo, magari, che la colpa non è del medico ma della struttura in cui questo opera, e privilegiando sempre e comunque le procedure di risoluzione amichevole piuttosto che giudiziaria delle controversie. Allo stesso modo, se i professionisti di cui si avvale Periplo familiare si rendono conto dell'infondatezza delle richieste avanzate dal paziente restituiscono allo stesso l'intera documentazione consigliando esplicitamente l'interruzione della procedura risarcitoria.


La casistica più ricorrente riguarda errori di ortopedia, mancanza di consenso informato, ritardo di diagnosi dell'infarto o di malformazione, pratiche inadeguate di anestesia e trasfusione, eccessiva attesa nel praticare il cesareo o dimenticanza degli strumenti chirurgici nel corpo del paziente e asportazione di un organo sano simmetrico a quello malato. Ma non solo. La crescita esponenziale cui si è assistito negli ultimi nel campo della chirurgia estetica ha provocato una pioggia di denunce per operazioni non riuscite.

Ma torniamo alla campagna "Sague. E lacrime", incentrata sulla trasfusioni con sangue infetto che continuano a colpire, ogni anno, numerosi pazienti di strutture ospedaliere: almeno 2.600 decessi dal 1985 a oggi.


«Continuano ad arrivarci ogni settimana nuove segnalazioni di vittime di infezioni da sangue infetto- racconta il professor Riccardo Fiorani, presidente dell'associazione - ovvero contratte a seguito di trasfusioni di sangue o altri emoderivati. Si tratta spesso di infezioni asintomatiche, che rimangono latenti nell'organismo e, solo dopo diversi anni, palesano i loro effetti nefasti che portano in diversi casi alla morte del soggetto contagiati». 

Nel nostro Paese oltre 70mila persone sono state contagiate tra gli anni Settanta e Novanta da trafusioni, vaccinazioni obbligatorie o emoderivati infetti, contraendo malattie irreversibili quali l'Aids o l'epatite C.

Nessun allarmismo, però: il nostro Paese è all'avanguardia in termini di sicurezza del sangue donato. Prima dell'introduzione delle recenti e sofisticate misure di controllo del sangue, però, il numero dei contagi ha registrato per anni proporzioni rilevanti, subendo un significativo aumento alla fine degli anni Settanta e all'inizio degli anni Ottanta, quando l'aumento del fabbisogno interno ha reso necessaria l'importazione, senza i dovuti test, dai Paesi esteri in cui già proliferavano malattie e virus del tutto sconosciuti nell'esperienza italiana 

Alberto Picci
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