Il miglior brano sui diritti umani
Amnesty International Italia con l'associazione Voci per la libertà hanno premiato Enzo Avitabile e Francesco Guccini per il brano "Gerardo Nuvola 'e povere"
Dopo "Il mio nemico" di Daniele Silvestri e "Pane e coraggio" di Ivano Fossati. Dopo "Ebano" dei Modena City Ramblers e "Rwanda" di Paola Turci. Dopo "Occhiali rotti" di Samuele Bersani e "Canenero" dei Subsonica. Dopo "Lettere di soldati" di Vinicio Capossela, "Mio zio" di Carmen Consoli, "Genova brucia" di Simone Cristicchi e "Non è un film" di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG tocca a Enzo Avitabile e Francesco Guccini. Il brano "Gerardo Nuvola 'e povere" è stato scelto come vincitore dell'11a edizione del Premio Amnesty Italia, realizzato grazie al contributo dell'associazione culturale "Voci per la libertà".
Così Enzo Avitabile: «Ho voluto raccontare la storia di Gerardo, un ragazzo di Maddaloni che lascia la sua terra, la sua casa, la sua famiglia per trovare inaspettatamente e prematuramente la sua fine sul lavoro. Morti bianche? Sì, anche, ma è la storia di tutti i fuori di vista, di ogni punto a svantaggio del mondo, che pur credendo nei sogni e nelle probabilità, devono fare i conti con i soprusi, le ingiustizie e le discriminazioni, di cui ogni giorno la storia del mondo è da sempre testimone. Un requiem a tutti i "nessuno" che in questo loro passaggio da uomo non hanno nome e volto: nuvole di polvere».
E ancora, Francesco Guccini: «La storia l'ha ideata e proposta Enzo: è quella di un uomo del Sud costretto a lasciare la propria casa per un lavoro al Nord, in un mondo estraneo e lontano dalla propria terra. Io mi sono immedesimato in un conoscente del protagonista: il mio personaggio sapeva per certo che Gerardo era una brava persona e un valido lavoratore. Ho riflettuto su quali potessero essere i pensieri di colui che assiste alle difficoltà e al destino davvero duro di un altro uomo e, sentendo le sue traversie così vicine, ho scelto di interpretarli in modenese, la mia lingua».
Per chiudere, Antonio Marchesi, presidente di Amnesty Italia: «In questo brano dialettale c'è la difficoltà della migrazione, del ripartire da zero, lasciando a casa lingua, memoria, affetti e radici. Ripartire è un paradigma dell'esperienza che conduce a una esplorazione di nuovi luoghi ma anche di nuovi paesaggi interiori e non è mai indolore. Nel caso di "Gerardo Nuvola 'e povere", quest'esplorazione si chiude con la morte sul lavoro, di lavoro. Una fine non inconsueta, purtroppo».