16/12/2011
Francesco Azzarà, il cooperante di Emergency.
«Abbiamo appena appreso che il cooperante liberato è Francesco Azzarà». È Paolo Laganà, il sindaco di Motta San Giovanni (Reggio Calabria), paese d’origine dell’operatore di Emergency, il primo a confermare che è proprio Azzarà il cooperante italiano che secondo l’agenzia di stampa sudanese “Sudan Media Center” è stato liberato nel Paese africano.
La notizia riferiva che «le autorità nell'Ovest del Darfur hanno liberato oggi l'ostaggio italiano», senza fornire ulteriori dettagli. Un’ulteriore conferma dell’avvenuta liberazione è arrivata anche da Emergency.
Francesco Azzarà era stato sequestrato lo scorso 14 agosto in Darfur, mentre si recava all’aeroporto di Nyala con alcuni colleghi. «Lo confermiamo, Francesco è libero e sta bene», dichiara il team di Emergency dall’ospedale pediatrico del capoluogo del Darfur, dove Azzarà operava fino al momento del rapimento.
Proprio ieri, 15 dicembre, l’organismo umanitario aveva diffuso una nota nella quale si dava per imminente la liberazione del cooperante italiano. Azzarà, calabrese, da un anno lavora con Emergency. Aveva già effettuato, per conto dell’Ong alcune missioni. In Darfur, la regione occidentale del Sudan travagliata da oltre otto anni di guerra civile, era al suo secondo incarico, al momento del sequestro, come logista del centro pediatrico aperto da Emergency dal luglio 2010.
L’organizzazione non governativa, subito dopo il rapimento, aveva attivato il ministero degli Esteri italiano e tutti i canali a disposizione in Sudan per facilitare il rilascio di Francesco.
A Motta San Giovanni (Reggio Calabria), appena diffusa la notizia della liberazione, c’è già in corso una grande mobilitazione: amici e conoscenti di Francesco si sono ritrovate per strada e hanno iniziato a festeggiare.
Il sindaco Paolo Laganà, intanto, tiene i contatti con i familiari di Francesco che si trovano a Roma. «Siamo davvero emozionati», dice. «C'era una grande attesa e finalmente abbiamo ricevuto questa meravigliosa notizia. Siamo felicissimi. Ora attendiamo con trepidazione il ritorno di Francesco a Motta».
Luciano Scalettari