27/07/2010
Il progetto si chiama Gen Lespwa, che in creolo significa “C'è speranza”. Con questa operazione Terre des Hommes ha soccorso più di 50.000 persone, tra le quali circa 33.000 bambini, offrendo cure mediche, acqua potabile, servizi igienici e rifugi temporanei. L'associazione ha lavorato soprattutto per assicurare ai bambini la protezione da traffici e abusi, l'assistenza psicosociale e per far loro riprendere al più presto le attività scolastiche.
Nei prossimi mesi saranno pronte 3 nuove scuole e due case d'accoglienza per bambini abbandonati a Port au Prince e una clinica materno-infantile per le 90.000 persone che vivono nella baraccopoli di Waaf Jeremie.
«I bambini di Haiti hanno bisogno più che mai di protezione, per questo abbiamo voluto riattivare al più presto le attività scolastiche in strutture temporanee e abbiamo fatto pressioni presso il governo haitiano perché dia al più presto il nullaosta ai progetti di ricostruzione delle scuole», spiega Giori Ferrazzi, responsabile dei progetti ad Haiti di Terre des Hommes.
«Le scuole ad Haiti stanno chiudendo per la pausa estiva», continua. «Ciò significa che appena le istituzioni governative scolastiche daranno il via alla ricostruzione, i lavori potranno procedere con maggior velocità. Sono già iniziate le opere di ristrutturazione della casa d’accoglienza per 80 bambini a Croix de Bouquets, una zona di Port au Prince. La struttura è gestita con molta dedizione dalle suore Serve Missionarie del Sacro Cuore».
«Noi vogliamo aiutarli anche dopo che sarà finita la fase d’emergenza causata del terremoto», spiega ancora Ferrazzi. «Per questo chiediamo alle famiglie italiane di adottare a distanza uno di questi bambini, perchè senza il nostro sostegno non riuscirebbero a terminare neppure gli studi elementari. Abbiamo anche identificato un’altra scuola poco distante, dove una piccola associazione ha cominciato un interessante lavoro per il recupero scolastico di bambini e ragazzi provenienti da famiglie poverissime o che già lavorano. E’ nostra intenzione sostenere pure questa iniziativa, per garantire a ogni bambino – qualsiasi sia la condizione della sua famiglia d’origine – la possibilità di completare almeno la scuola primaria. Ciò significa offrire ai ragazzini un futuro davvero migliore. In questo senso, l’adozione a distanza è uno strumento formidabile per dare continuità all’aiuto, anche quando gli echi della tragedia di Haiti si saranno spenti».
Sì all'adozione a distanza, no alle adozioni indiscriminate. Subito dopo il sisma, almeno 1800 bambini haitiani sono stati trasferiti in Canada, Stati Uniti, Francia, Paesi Bassi e Svizzera con procedure di adozione perlomeno affrettate.
“Dai nostri centri parte un'importante attività di registrazione e monitoraggio dei bambini a rischio di traffico, che Terre des Hommes sta conducendo anche nelle créche (le case d'accoglienza dei bambini abbandonati) di Haiti”, dichiara Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes. “Dai nostri controlli il 70% dei bambini definiti orfani risulta avere almeno un parente in vita. Per questo stiamo agendo anche in ambito istituzionale per assicurare che la nuova legge haitiana sulle adozioni internazionali contenga norme più stringenti sui criteri di adottabilità. Non è un caso che la maggior parte degli Stati abbia bloccato le adozioni con Haiti, molte delle quali finora avvenivano tramite canali diretti, difficilmente controllabili”.
LE STORIE DEI BIMBI DELL'ISTITUTO DI PORT AU PRINCE
Rihana è una bambina di un anno e tre mesi che non ha padre (è sparito). La mamma dopo il terremoto è praticamente impazzita. Non è stata più in grado di occuparsi della bambina. Una vicina ha deciso di accompagnarla al centro di accoglienza dal momento che era completamente abbandonata a sè stessa.
I fratelli Tancyl: 3 femminucce e un maschietto. Il padre se ne è andato da due anni (cioè dopo che è nata l'ultima figlia, Judith). La mammma Juslen, dopo che il terremoto le ha distrutto la casa e vista la mancanza di un lavoro stabile, ha dovuto affidare tutti i bambini all'orfanotrofio. Nessuno di loro era mai andato a scuola.
Pierre è stato abbandonato al centro di accoglienza durante una giornata in cui il dispensario forniva vaccinazioni. Le suore lo hanno trovato abbandonato a fine giornata. Probabilmente, la sua mamma lo ha portato per le vaccinazioni e ha approfittato della confusione per lasciarlo. Ha problemi di deambulazione e probabilmente di ritardo mentale.
Mara, di 12 anni. Ci ha chiesto di trovarle una mamma. Addirittura ha chiesto a una delle volontarie se era disposta a farle da mamma.
Arielle, 10 anni, quando ha spiegato la sua situazione familiare ci ha detto che suo padre è capomastro. La suora ci ha invece detto che suo padre è sparito dopo il terremoto e che non si sa più che fine abbia fatto. La mamma non lavora, ma la casa è a posto. Sono cinque fratelli.
Giusi Galimberti