Gli Stati generali della carità

A Napoli, un convegno nazionale di chi aiuta il prossimo promosso dall’arcidiocesi e dalla Comunità di Sant’Egidio. Una "due giorni" sul tema: “Il dono e la speranza".

19/06/2011

Si fanno prossimo - in tutta Italia - di chi fatica e soffre. Si sono dati appuntamento a Napoli, il 18 e il 19 giugno, per pregare, riflettere, presentare esperienze. «Il mondo sta morendo per mancanza d’amore. E tra le nuove povertà, nell’inferno dei viventi e nei deserti delle metropoli, c’è la grande morte dell’anima, e del cuore». Chiara Amirante è una giovane donna dal sorriso contagioso che sussurra quasi la sua testimonianza sulla Comunità Nuovi Orizzonti, vicina al “popolo della notte” che in pochi anni ha moltiplicato il suo servizio in 151 centri.

Nella basilica di San Lorenzo Maggiore, gremita di oltre duemila persone di 150 movimenti e associazioni da tutta Italia, impegnati a fianco dei più poveri del Paese, la passione di Chiara, “cavaliere di luce” per tanti mendicanti d’amore e d’ascolto (senza dimora, giovani prostitute, tossicodipententi, immigrati) vibra e si fonde con quella di tanti altri testimoni chiamati a raccolta, nell’ambito delle iniziative del Giubileo per Napoli, dall’Arcidiocesi partenopea e dalla Comunità di Sant’Egidio, per la due giorni  “Il dono e la speranza. Amici dei poveri a convegno”, aperta dal cardinale Crescenzio Sepe (che valorizza il “Vangelo dei poveri” all’interno della questione meridionale e dell’emergenza lavoro come chiave ineludibile per un nuovo umanesimo).

Con lui, il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, convinto con Paolo VI che «non c’è umanesimo vero se non aperto all’assoluto», accanto al vescovo ausiliare, monsignor Antonio Di Donna, e il direttore della Caritas italiana, monsignor Vittorio Nozza, che illustra volti, storie e cause di vecchie e nuove povertà dei nostri territori ma anche le scelte possibili nel decennio dell’educare: a partire dalla cura delle relazioni. Perché «la vera sfida è culturale, antropologica», rilancia don Virginio Colmegna. E  «i poveri ci interrogano, in una condizione umana che può essere di tutti», aggiunge Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli. 

Lo conferma  un dato del 2010: un italiano su 4 è a rischio povertà. Il 24,7% della popolazione. In prevalenza, nuclei familiari, prime vittime del taglio dei fondi statali di carattere sociale, diminuiti del 76,3% tra il 2010 e il 2011 (ma dal 2008 addirittura dell’800%). Un popolo affollato di anziani, disabili, donne, immigrati, ammalati, bambini abbandonati, Rom. Per i quali è scattata «l’ora dell’azione», ammonisce Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’Associazione Giovanni XXIII. Ma anche, soprattutto, l’ora di nuove “visioni”: in una società che ne è priva e dove la grande questione, sintetizza Andrea Riccardi nel suo denso intervento introduttivo,  «non è la difesa dai poveri, ma dei poveri». Lavorando non solo “per” loro, ma “con” loro. Di qui la grande mobilitazione civile napoletana. Laica e religiosa. «A Napoli perché è capitale dei senza voce»,  spiega Riccardi, «ma anche città ricca di risorse di solidarietà». Di qui il confronto serrato, gli Stati Generali per “far strada ai poveri senza farsi strada”, nello stile di Don Lorenzo Milani. E per dare una risposta creativa e umana alla crisi economica e sociale che è anche crisi della solidarietà sociale.



Donatella Trotta
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