Bagnasco: «Italia devi reagire»

Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha aperto i lavori del Consiglio permanente analizzando la situazione sociale (tra scandali e fuga dalla politica) e religiosa.

«Ci aspetta un anno benedetto»

24/09/2012
Il cardinale Angelo Bagnasco.
Il cardinale Angelo Bagnasco.

Riferendosi all’attualità ecclesiale, nella prolusione del Consiglio permanente Cei il cardinale Bagnasco ha sottolineato che «quello che si avvia è un anno pastorale benedetto da circostanze realmente speciali».

La Chiesa, ha affermato, «non è moribonda – come a volte si vorrebbe e viene rappresentata – lacerata da divisioni, soffocata da contro-testimonianze, in condizioni di mera sopravvivenza. La Chiesa è unita e – seppur sotto sforzo – vuole affrontare le traversie del tempo con umiltà, vigore e lungimiranza».

Guardando ai prossimi mesi, ha dettagliato: «Il Sinodo parlerà proprio di noi, delle nostre condizioni pastorali, delle nostre angustie, delle nostre speranze. L’Anno della fede darà profondità all’analisi che verrà condotta nel Sinodo, e procurerà una prima eco ai temi svolti e alle proposte che vi scaturiranno. Il 50° del Concilio Vaticano II sarà una suggestione ulteriore e oltremodo benefica per ricalibrare le nostre proposte pastorali, confrontandole con documenti che restano insuperati, in particolare nella loro taratura comunionale e missionaria».

L’impegno delle parrocchie e delle aggregazioni laicali sarà coinvolto in pieno, secondo il concetto della «pastorale integrata», con una «integrazione effettiva tra le potenzialità delle parrocchie e quelle dei gruppi, delle associazioni, dei movimenti». «Pensare a una pastorale statica e stantia significa di fatto tagliarsi fuori dalla vita e dalle sue inevitabili articolazioni», ha detto il cardinale. «Oggi è imprescindibile pensarsi collocati in un contesto culturale dinamico: nessuna persona, nessuna famiglia vanno lasciate a se stesse, ignorate, non interpellate. La parrocchia ha un centro nella chiesa, e soprattutto nell’Eucarestia, ma questo centro è tale se si irradia e va lontano, se interessa non solo le età ma anche gli ambienti».

Un ricordo particolare il presidente della Cei lo ha riservato ad alcuni «testimoni attendibili» deceduti negli ultimi mesi: don Ivan Martini, parroco a Rovereto di Novi, «rimasto ucciso sotto le rovine della sua chiesa mentre in un impeto di lucida generosità voleva portare in salvo la statua della Madonna venerata dal suo popolo»; il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, «esempio di una non retorica accettazione della volontà di Dio», l’arcivescovo Bruno Schettino, arcivescovo di Capua e presidente della Fondazione Migrantes.

Saverio Gaeta
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