Egitto, il martirio dei copti

L'attentato ad Alessandria d'Egitto e le ultime minacce integraliste hanno riproposto all’attenzione una comunità cristiana, la più grande del Medio Oriente, che risale agli Apostoli.

L’unica via possibile è il dialogo

06/01/2011

Il mondo islamico egiziano ha conosciuto un grande cambiamento sotto l’impatto della modernità a partire dalla famosa spedizione di Napoleone Bonaparte, nel 1798. L’introduzione di elementi della modernità come le nuove ricerche scientifiche, princìpi di eguaglianza democratica ecc., hanno creato un senso di disagio nella società islamica tradizionale. E occorre dire anche nella comunità copta tradizionale.

Tali novità possono offrire a molti l’occasione per un rifiuto o per accentuare i conflitti. Tipica a proposito è la posizione dei Fratelli Musulmani, associazione fondata in Egitto da Hassan al-Banna nel 1928, e che può essere considerata la matrice di un’infinità di movimenti affini. Per molti altri invece esse sono occasioni di nuove aperture e di ricerca di un accordo fra tradizione e innovazione. Credo che il problema di fondo sia proprio quello di incrementare uno sviluppo culturale per cui gli elementi della modernità possano essere acquisiti dalla comunità islamica non come elementi estranei da rifiutarsi, ma come lo sviluppo di molti elementi presenti in essa, e quindi possano essere integrati nella cultura islamica.

Vedo che questo è un lavoro che attraversa tutto il mondo culturale egiziano, che è in gran parte islamico. Migliaia sono i musulmani che hanno studiato nelle università europee e che hanno assimilato i principi della moderna ricerca scientifica. Da qualche decennio si è pure sviluppato in Egitto, come nel resto del mondo arabo, un interesse per il dialogo interreligioso e culturale. Molti vedono che i conflitti in corso non possono essere superati con politiche imposte dal di fuori, ma solo con un dialogo diretto fra le varie culture e religioni.

Siamo di fronte a molte iniziative di dialogo. Il presente imam della moschea dell’Azhar, Dr. Ahmed Tayyeb, ha partecipato a molti di tali incontri, soprattutto a quelli organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. Io stesso ho trovato in lui un sostegno per il mio lavoro sul sufismo o mistica islamica, come fattore di risveglio religioso contro ogni estremismo di parte. Vari gruppi di dialogo esistono qui in Egitto, come quello della Fratellanza Religiosa.

In breve, non bisogna vedere solo l’aspetto negativo ed eclatante. Non bisogna generalizzare. Un processo di trasformazione culturale richiede molto tempo e impegno da parte di tutti. Resto convinto che solo un dialogo sincero potrà fare superare l’attuale crisi di civiltà, accentuata dalla globalizzazione selvaggia, e aprire un’era di convivenza pacifica, in unità e diversità, perché tutti possano vivere in armonia.

Giuseppe Scattolin
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