Mali, al Qaeda nella scuola cattolica

Padre Alberto Rovelli, missionario dei Padri Bianchi, ha vissuto 20 anni tra Gao e Kidal: «Vittime della violenza islamista. Con l'intervento francese la gente continua ad avere paura»

Il vescovo del Sahara: «Una violenza che non ha nome, cieca, inaccettabile»

18/01/2013
Il vescovo monsignor Calude Rault, nel deserto del Sahara. Foto tratta dal sito dei Padri Bianchi:  peres-blancs.cef.fr
Il vescovo monsignor Calude Rault, nel deserto del Sahara. Foto tratta dal sito dei Padri Bianchi: peres-blancs.cef.fr

Una carneficina. È questo il risultato dell’intervento dell’esercito algerino per liberare i lavoratori (molti dei quali stranieri) di un sito per l’estrazione del gas a In Amenas, nel sud dell’Algeria al confine con la Libia. «L’esercito algerino è stato costretto ad aprire il fuoco sui terroristi che tentavano di fuggire con gli ostaggi». Così lo spiega un membro della cellula di crisi del ministero dell’Interno algerino, nel pomeriggio di ieri, giovedì 17 gennaio, due ore dopo l’annuncio di un assalto dal bilancio catastrofico: 34 ostaggi morti e 15 rapitori uccisi. «In segno di profonda solidarietà con voi, in questa prova che colpisce gli operai della base di In Amenas, desidero dirvi la mia profonda vicinanza e anche il sostegno della mia preghiera e di quella di tutti i membri della nostra diocesi. Vorrei poter dire alle loro famiglie che li accompagniamo in questa sofferenza con la nostra amicizia e la nostra preghiera».

Monsignor Claude Rault.
Monsignor Claude Rault.

Sono queste le parole che - a ridosso della tragedia - utilizza monsignor Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaia, la grande diocesi algerina del Sahara. «Molti hanno perso la vita. Alle loro famiglie e ai loro vicini vorrei esprimere la mia profonda vicinanza, specialmente alle loro spose e ai loro figli. Questa violenza non ha nome, è cieca, inaccettabile, ingiustificabile perché tocca degli innocenti».

E aggiunge: «Cosa fare di fronte a questa aggressione? Anzitutto condannarla con tutta la forza delle nostre convinzioni umane e religiose. Dio non vuole la violenza. Non può esserne sorgente e giustificazione. Non facciamo quindi ricadere sui nostri amici musulmani il peso di tali misfatti. Anche loro fanno parte delle vittime. E pregare il nostro Dio della Pace che venga a guarire le piaghe vive di chi è nel dolore e nella pena. Che accolga a sé le vittime e rimetta sul retto cammino chi pensa di onoralo commettendo tali orrori. A nome di tutta la comunità cattolica del Sahara algerino, siate certi della nostra profonda compassione e della nostra preghiera per le vittime e per venuta della Pace in tutta questa regione colpita dalla violenza».

Anna Pozzi
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