13/09/2012
Michel Suleiman, presidente del Libano (Reuters).
Il Libano è una Repubblica parlamentare, che si può definire "semi
presidenziale", perché attribuisce rilevanti poteri al presidente della
Repubblica, corretti da altrettanti ampi poteri al primo ministro e al
presidenze del Parlamento. Le tre più importanti cariche dello Stato devono
essere scelte rigorosamente tra gli esponenti di tre differenti comunità
religiose. Se manca l'accordo ci sono ampi periodi di stallo con il pericolo di
una guerra civile sempre in agguato.
Il tutto è frutto solo in parte di accordi
scritti. Il Pacte nationale del 1943, per esempio, è accettato da tutti, ma mai
codificato. Così come per quasi tutti gli accordi politici più rilevanti. La
Costituzione su base etnico religiosa, cioè una formula speciale di democrazia,
viene sperimentata già nel 1922, quando era ancora protettorato francese. Nel
1922 venne costituito un Consiglio rappresentativo, formato da 30 deputati
eletti a doppio turno in collegi confessionali-territoriali. E così è rimasto
anche dopo l'abbandono nel 1946 del Libano da parte delle truppe del generale De
Gaulle.
Il Patto del 1943 stabilisce che il presidente sia cristiano maronita,
il primo ministro musulmano sunnita e il presidente del Parlamento musulmano
sciita. Agli ortodossi e ai drusi sono riconosciute alte cariche dello Stato.
Chiara Santomiero