Nuzzi e il nome del Corvo

L'autore di "Sua Santità" svela in una trasmissione televisiva che «alcuni documenti mi sono stati dati da chi li ha scritti».

Fra loro il nome del Corvo?

16/07/2012
Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI, arrestato con l'accusa di furto aggravato,sistema la mantella del Pontefice prima di un'udienza generale nell'aula Paolo VI (foto Ansa).
Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI, arrestato con l'accusa di furto aggravato,sistema la mantella del Pontefice prima di un'udienza generale nell'aula Paolo VI (foto Ansa).

Se rispondesse a verità l’affermazione di Gianluigi Nuzzi – «alcuni documenti mi sono stati dati da chi li ha scritti» – il livello di complicità interno al Vaticano risulterebbe decisamente alto, al punto da lasciare stupefatti.
Nel libro Sua Santità i documenti riservati vengono infatti presentati con due diverse modalità: una ventina, presumibilmente ritenuti dall’autore i più interessanti, appaiono nell’appendice fotografica; gli altri sono semplicemente trascritti all’interno dei nove capitoli nei quali il testo è suddiviso.

I documenti fotografati sono sottoscritti dall’ex direttore di Avvenire Dino Boffo (alcune lettere), dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò (lettera), da Gianni Letta (biglietto di raccomandazione), da Bruno Vespa e Giovanni Bazoli (offerte per il Papa), dall’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi (diversi promemoria), da monsignor Georg Gänswein (alcuni appunti), dai cardinali Tarcisio Bertone e Dionigi Tettamanzi (scambio di lettere), da monsignor Giampiero Gloder e dall’arcivescovo Dominique Mamberti (osservazioni dalla segreteria di Stato), dal comandante della Gendarmeria Domenico Giani (relazioni di servizio), dal responsabile di Comunione e liberazione Julian Carron (lettera) e dal preposito dei Gesuiti Adolfo Nicolas (lettera).

Sarebbe davvero sorprendente che qualcuno di loro avesse fatto da passacarte verso l’esterno, mettendo in grave difficoltà la Santa Sede e provocando una ricaduta mediatica che non si può certo considerare utile allo scopo espressamente indicato dall’anonima fonte di Nuzzi come motivo ispiratore: «Se queste carte diverranno pubbliche, l’azione di riforma avviata da Ratzinger avrà una sua inevitabile accelerazione».

Ma anche i firmatari dei documenti presentati soltanto in trascrizione farebbero sobbalzare chiunque sulla sedia, se si trattasse delle “manine infedeli”. A parte lo stesso Benedetto XVI, che ha siglato diversi appunti proposti, i testi sono sottoscritti dai cardinali Paolo Sardi, Angelo Scola, Velasio De Paolis, Zen Zekiun e dall’arcivescovo Ante Jozic. Nessun altro nome: a restar fuori ci sono unicamente le scarne relazioni di agenti della Gendarmeria vaticana e una lettera di un anonimo monsignore del Governatorato. Troppo marginali per poter assurgere al ruolo di “corvi”.

Saverio Gaeta
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