"Ad Auschwitz mi salvò la musica"

Esther Béjarano ha 86 anni. Ne aveva 18 quando lei, ebrea tedesca, fu deportata nel campo di sterminio. Sapeva suonare: presa nell'orchestra femminile, ne uscì viva. Oggi ricorda.

27/01/2011
Esther Béjarano, 86 anni, ebrea tedeca sopravvissuta ad Auschwitz, in una delle sue rappresentazioni a Torino (fotografie di Paolo Siccardi/Sync).
Esther Béjarano, 86 anni, ebrea tedeca sopravvissuta ad Auschwitz, in una delle sue rappresentazioni a Torino (fotografie di Paolo Siccardi/Sync).

La musica l'ha salvata. E lei le è sempre stata riconoscente. La sua, infatti, è una storia intrecciata di orrore e di sopraffazione, dove le note si trovano - sole - contro il male, baluardo di purezza e di armonia a fronte di una straripante follia assassina. Esther Béjarano, un'ebrea tedesca nata il 15 dicembre 1924, oggi ha una voce che si mantiene forte e bella, capace di impreziosire ancor di più i suoi  86 anni.  Ne aveva poco più di 18 quando fu deportata ad Auschwitz.  Era il 20 aprile 1943. Poiché aveva familiarità con il pentagramma (a casa sua aveva imparato a suonare il pianforte), venne presa nell’orchestra femminile del lager.

   Prima una fisarmonica, poi un flauto. Al mattino presto e la sera tardi stava in piedi ai cancelli, accompagnando con valzer e marcette l'uscita e il ritorno dei prigionieri destinati ai lavori forzati. Doveva suonare anche quando bisognava accogliere all’ingresso principale i nuovi deportati. Giorni bui. Angoscia. Fame. Freddo. Violenza. «Vedevamo i cadaveri dei prigionieri morti di stenti caricati su carriole e portati al crematorio. Arrivavano sempre nuovi detenuti, noi sapevamo che molti sarebbero andati direttamente alle camere a gas eppure dovevamo suonare musichette allegre. Molti di loro avranno certo pensato che dove c’è musica non può esserci troppo dolore e per noi quel pensiero era un peso enorme». Qualche orchestrale non resse e si uccise lanciandosi contro la recinzione, rimanendo fulminata dalla corrente elettrica. Sebbene minuta e spesso malata, Esther riuscì a sopravvivere.

    Dopo la guerra, emigrò in Palestina, ma nel 1960 ritornò in Germania insieme con il marito e i figli, fuggendo dalla coscrizione obbligatoria e inseguendo l’agognata pace. Esther Béjarano è co-fondatrice e presidente del Comitato di Auschwitz in Germania, nonché presidente onoraria dell’Associazione perseguitati dal regime nazista. Nel 2008 è stata insignita con il più alto grado di onorificenza assegnato dallo Stato tedesco, il Bundesverdienstkreuz, paragonabile alla Medaglia d’oro al valore civile.

    Costante è il suo impegno artistico e civile contro i rigurgiti di fascismo e razzismo; Esther canta la pace, l’esilio, la resistenza, il desiderio di una società più equa. Il tradizionale repertorio, nelle lingue parlate da Esther e dai suoi figli, si mescola da tempo con i ritmi rap e hip-hop dei Microphone Mafia, “rapper” che compongono testi ironici e graffianti dedicati all’emigrazione, al razzismo, all’esclusione, alla voglia di vivere sorretti dalla forza dell’amore e della solidarietà.

     Il 25 e il 26 gennaio,  su iniziativa dei Comitati Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale piemontese e della Provincia di Torino, in collaborazione con il Goethe Institut di Torino. Esther Béjarano ha raccontato la sua esperienza in un concerto-lettura andato in scena nel capoluogo subalpino. Un recital, hanno osservato i cronisti e gli esperti,  molto emozionante, con un linguaggio musicale contemporaneo «perchè è questa la lingua che parla ai giovani, e io», ha spiegato Esther, «voglio farmi ascoltare da loro, devono sapere quello che è successo».  Accanto a lei, i suoi figli Edna e Joram nonché il gruppo Microphone Mafia. Il 28 gennaio, replica ad Alessandria, in collaborazione con l'Isral. 

Alberto Chiara
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Articoli correlati

Paolini: che faremmo noi?

“Non è un’operazione di archeologia storica, né volevo celebrare la Giornata della memoria. Sono sempre stato allergico agli anniversari, questi santi laici in calendario che servono solo per...

Alberto Laggia

Un treno per non dimenticare

«Il nostro primo film è stato Pinocchio, che io non ho visto perché mi faceva paura». E questo il primo ricordo di Andra Bucci dopo la prigionia nel campo di Auschwitz, quando rifugiata a Londra...

Eleonora Della Ratta

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati