08/07/2011
Edoardo Nesi al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma, subito dopo la proclamazione a vincitore.
Edoardo Nesi ha dunque vinto lo Strega, uno dei maggiori premi
letterari italiani, con Storia della mia gente, edito da
Bompiani. «Questo premio non va a me, ma a tutti quelli di cui parlo nel
mio libro e alla mia città, Prato»: questa la dedica dello scrittore,
subito dopo la proclamazione. Una bella dedica, perché si radica nei
contenuti del suo libro, una vicenda, in parte autobiografica, in cui dà
voce alla perdita del benessere e delle certezze in Italia in seguito
all'avvento della globalizzazione. Prato, la città di Nesi, è in
questo senso emblematica: la fiorente industria tessile è stata
messa in ginocchio dall'"invasione" dei cinesi e, più in generale, dalla
concorrenza spietata di un mercato senza più barriere. Muovendosi
fra saggio e romanzo, lo scrittore, già in finale allo Strega con L'età
dell'oro, esprime un grido di rabbia per come è stata
annientata la vitalità dei nostri piccoli imprenditori, nerbo
dell'economia italiana.
Questa edizione dello Strega merita alcune riflessioni. «È
compito della letteratura», ha d etto il vincitore, «cercare
di interpretare il reale». Questa attitudine, in atto da tempo, nel
quale qualcuno ha ravvisato una sorta di neorealismo della narrativa
italiana, attraversa praticamente tutti e cinque i romanzi della finale.
In La vita accanto di Mariapia Veladiano (Einaudi), uno
degli esordi più interessanti dell'anno, è il tema della marginalità,
dell'esclusione a essere indagato. In Ternitti di Mario
Desiati (Mondadori) si rievoca il dramma degli emigrati italiani in
Svizzera che lavorarono in una fabbrica di amianto. L'energia del
vuoto di Bruno Arpaia (Guanda) sposa felicemente narrazione e
divulgazione scientifica, ambientando il romanzo al Cern di Ginevra. La
scoperta del mondo di Luciana Castellina (Nottetempo)
descrive l'iniziazione politica, e non solo, di una ragazza dei Parioli
dal '43 al '47. La drammaticità, la confusione, il degrado dei tempi che
viviamo inducono forse gli scrittori ad affrontare di petto la realtà, a
misurarsi con i problemi concreti, ora in chiave economica, ora
esistenziale, ora politica, ora sociale. Balza all'occhio, inoltre, come
in quasi tutti i romanzi finalisti prendano vita grandi personaggi
femminili: anche questo un segno dei tempi?
Un'ultima nota: due dei libri finalisti dello Strega diventeranno
film. La Veladiano ha già affidato le donne del suo romanzo
ambientato a Vicenza a Marco Bellocchio; i diritti
cinematografici di Ternitti di Desiati sono invece stati
acquisiti dalla Fandango: ancora non si sa chi sarà il regista e
chi interpreterà il ruolo di Mimì Orlando, la donna che con la sua
tenacia e grazia riscatterà un popolo e
una terra segnata dall’emigrazione e le malattie dal lavoro.
Paolo Perazzolo, Paolo Pegoraro, Roberto Carnero