Gli "angeli" severi di Modigliani

Si è aperta al Mart di Rovereto la mostra "Modigliani scultore": l'esposizione mette insieme un terzo della sua produzione e raccoglie alcune delle sue famose "teste".

21/12/2010
"Testa Ceroni V", una scultura di Amedeo Modigliani.
"Testa Ceroni V", una scultura di Amedeo Modigliani.

“La felicità è un angelo dal volto severo”. Così scrive Amedeo Modigliani in una cartolina spedita da Lucca all’amico Paul Alexandre il 6 maggio 1913. E’ la sua ultima rimpatriata. Tra poco il grande Modì farà ritorno a Parigi dove morirà a soli 37 anni il 24 gennaio del 1920. E sarà leggenda. Il mito lo consacrerà come uno degli artisti più amati di tutta la storia dell’arte, ma non sempre la leggenda aiuta a capire il linguaggio innovativo di un genio che si considerava più scultore che pittore. E difatti il romanzo del pittore maledetto, tutto genio e sregolatezza, ha messo in ombra un periodo molto intenso della vita di Modigliani, quei 30 mesi che vanno dalla fine del 1910 al giugno 1913, in cui l’artista si dedica unicamente alla scultura. Un periodo che si chiude proprio con quell’ultimo viaggio in Toscana.

La mostra del Mart di Rovereto, Modigliani scultore, riaccende i riflettori su un capitolo tutt’altro che secondario del suo percorso artistico. Una mostra preziosa e irripetibile. A tutt’oggi le sculture attribuite a Modigliani sono 25, sparse in tutto il mondo, dall’Europa all’Australia (gli studi dei curatori della mostra le porterebbero a 28). Recentemente, una delle sue teste è stata battuta all’asta per 43 milioni di euro. La mostra mette insieme un terzo della sua produzione e la restituisce all’appassionato dibattito di quegli anni. Se fino a questo momento il modellato di Rodin era stato l’esclusivo riferimento per la scultura, dopo l’arrivo di Modigliani a Parigi nel panorama della capitale irrompono personalità forti come Picasso e come Brancusi, mentre rinasce l’interesse per l’intaglio diretto della pietra.

Sfatando un ulteriore luogo comune, che vuole la scultura di Modigliani legata alla sperimentazione e un primitivismo quasi elementare, la mostra mette in luce la complessità della sua ricerca, accostando le sue teste a maschere della costa d’avorio e a sculture orientali, le stesse che l’artista in quegli anni andava studiando nei musei parigini, ma anche a capolavori dell’arte greca arcaica come il celeberrimo Kouros Milani e a icone della scultura del nostro rinascimento come il busto di Battista Sforza di Francesco Laurana. In questo modo le teste di Modigliani appaiono in tutta la loro complessa e misteriosa ieraticità, come altrettanti angeli severi collocati in una dimensione atemporale. Difficile, se non impossibile, confonderli con quei rudimentali paracarri ritrovati nel Fosso reale di Livorno nell’84.

Una burla che mise in scacco critici e storici dell’arte, vittime probabilmente di uno stereotipo incapace di rendere giustizia alla ricercata purezza della sua opera scultorea. Una ricerca plastica che si rifletterà nella sua pittura, come mette in luce l’ultima sezione della mostra. Se prima del 1910 il linguaggio pittorico di "Modi" è ancora legato all’orizzonte post impressionista di Cezanne, dopo il 1914 l’artista toglie lo sfondo, rende gli incarnati di porcellana, allunga il collo delle sue figure femminili in un’iconografia inimitabile. In altre parole, proprio attraverso la scultura Modigliani diventa Modigliani.


Dove e quando
La mostra Modigliani scultore fino al 27 marzo 2011 è al Mart di Rovereto (corso Bettini 43). Info 800.39.77.60; www.mart.trento.it .

Simonetta Pagnotti
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