08/09/2010
Impeccabile e ingessato, nei suoi abiti sempre scuri, dalle spalle un po’ troppo amplificate e l’immancabile cravatta a pallini. È il gossip che trapela da sempre: quella è la divisa praticamente d’ordinanza fin dai tempi degli esordi della Fininvest, quando la giacca blu e la cravatta anonima erano consigliate, forse addirittura imposte, a tutti i dirigenti e ai venditori di pubblicità dell’azienda. Il guru Silvio Berlusconi è di quelli che sembrano temere un cambio di look. Quasi che i dipendenti e i discepoli del partito potessero non riconoscerlo.
Poche le eccezioni: il maglioncino in cachemire dei momenti di svago è sempre blu scuro. Curiosare nei suoi armadi non deve essere granché divertente: centinaia di giacche quasi tutte uguali, quasi sempre a un solo petto, per far risaltare petto e spalle e nascondere un po’ la pancia. In passato le faceva realizzare quasi sempre dalla sartoria Caraceni di Milano, ultimamente pare da Kiton, marchio napoletano dello stilista designer Ciro Paone, che già veste star e celebrities ed era prediletto da un altro numero uno italiano, l’elegantissimo (quasi un arbiter elegantiarum) Gianni Agnelli. Camicia libera dalla cravatta e maglietta sempre scura sotto la giacca sono le eccezioni alla regola imposte nei momenti d’emergenza del terremoto in Abruzzo. Scuro è persino il giubbotto, quando compare nelle poche situazioni pubbliche. Forse anche per questa monotonia cromatica, ha fatto così tanto parlare, nell’estate del 2004, la bandana del Presidente del Consiglio, che aveva scandalizzato la famiglia Blair.
Allo stesso modo aveva divertito la sua versione in visita ufficiale nella Russia di Putin, nel 2003, quando per fronteggiare i ventitré gradi della foresta di Zavidovo (ospite della dacia dell’allora presidente), aveva accettato di indossare la divisa termica da cacciatore e l’enorme colbacco. Erano forniti dall’amministrazione del Cremino, insieme alla vodka.
Quasi come nella politica degli ultimi mesi, il contrasto quasi da bianco e nero si incontra a infilare il naso curioso nel guardaroba di Gianfranco Fini. Quando l’etichetta lo rende possibile, lui preferisce decisemente vestire di chiaro: beige o grigio. E anche per quanto riguarda le cravatte, è certamente più sbarazzino. Lui sì, vive quell’accessorio per quello che è: un tocco di colore e di personalità per il proprio look.
Senza paura di essere smentito nel suo ruolo di presidente della Camera, gli piacciono le polo sportive e in spiaggia si fa ritrarre con nonchalence indossando bermuda chiari classici e sportivi o anche più lunghi, quasi da ragazzino, e costumi da bagno rigati o fantasia.
Inutile dirlo: i berlusconiani più convinti, alla vecchia Fininvest-maniera, non possono che inorridire.
di Giusi Galimberti