16/06/2010
Lo stand di Henry Corron a Pitti Immagine Uomo, dal 15 al 18 giugno a Firenze.
I numeri ci sono: al Pitti Uomo Immagine alla Fortezza da Basso di Firenze sono presenti in questi giorni 972 marchi di moda, a cui si aggiungono 75 collezioni donna presentate alla Dogana per Pitti W Woman Precollection. In tutto 1.047 collezioni in scena dal 15 al 18 giugno: un record assoluto. Poi, il carrozzone della moda, che presenta in queste settimane in anteprima le collezioni maschili, si sposta nella capitale italiana della moda: a Milano sfileranno dal 19 al 22 giugno più di 30 marchi e in giro per la città ci saranno anche decine di presentazioni.
Nonostante i tempi di crisi, ci sono numerose new entry, come il lancio della linea disegnata da Roberto Menichetti per Brema e i nuovi progetti Made in the USA firmato da Levi's Vintage Clothing e Pulse di Seventy. e ancora molti stilisti emergenti, che a Pitti trovano una sezione a loro dedicata la My Factory, segmento commerciale legato alla nuova cultura metropolitana e rappresentato da negozi di tendenza di giovani creativi e vendite on-line. Parole d'ordine di questa nuova community modaiola sono ricerca, eclettismo ed ecosostenibilità.
Come sarà il 2010 per il comparto della moda uomo dal punto di vista economico è forse ancora presto per dirlo. I dati sono incerti e contradditori e tutto induce alla cautela. Se i dati ISTAT riferiti all'interscambio con l'estero in queste prime battute dell'anno non lasciano intravedere uno spiraglio nelle spinte al ribasso, non mancano tuttavia segnali favorevoli, come nel caso di due mercati particolarmente importanti per la moda maschile italiana, gli Stati Uniti e la Francia.
Le statistiche ufficiali statunitensi indicano un recupero delle vendite al dettaglio nei negozi di abbigliamento maschile: dopo un primo bimestre 2010 ancora negativo, si fa strada un'inversione di tendenza in marzo (+ 8% rispetto al marzo 2009). Il cambio euro-dollaro, poi, non mancherà di portare effetti positivi almeno nel breve periodo, consentendo alle aziende italiane di riguadagnare terreno.
In genere, i consumi delle famiglie italiane si sono rivelati ancora una volta in calo anche per quanto concerne il vestiario maschile, anche se il tasso di caduta sperimentato nel corso del 2009 rispetto al 2008 ha rallentato. Forse proprio in virtù del minor acquisto di abiti e giacche, il settore delle cravatte è quello che meno risente della crisi. Probabilmente, per rinnovare il vecchio completo, l'uomo ha pensato che può bastare un tocco diverso dato da questo accessorio poco costoso, magari scegliendo tra le fantasie e i colori di tendenza.
Il bilancio della moda maschile italiana (aggregato che comprende l'abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l'abbigliamento in pelle) sconta gli effetti della crisi economica mondiale: il fatturato scende a 8 .098 miliardi di euro, a fronte di una contrazione del - 11,3%, portandosi al di sotto dei livelli del 2005 e del 2006.
di Giusi Galimberti