20/04/2011
Protesta antinuclearista a Parigi.
Guardate la Francia! Chi approvava l'intento italiano di recuperare il
nucleare usava spesso questo argomento. Il dibattito che da tempo infuria
Oltralpe, però, fa scricchiolare anche questa certezza. Mai come in
questo momento, infatti, i 58 reattori che
costellano il territorio francese fanno discutere.
Il partito ambientalista di
Eva Joly, sostenuto da associazioni quali Greenpeace,
puntano il dito contro la
decana fra le centrali, Fessenheim, nel dipartimento dell'Alto
Reno. Oltre alla
vetustà dell'impianto, in discussione è la sismicità del territorio.
E'interessante considerare come l'Alto Reno, la cui probabilità di
subire
terremoti basta a far rizzare i capelli all'opinione pubblica francese, é
sismica più o
meno quanto il nostro Piemonte, una fra le regioni italiane più sicure e
"telluricamente pacificate", secondo i sismologi. A parte una limitata
zolla fra Piemonte e Lombardia, tutta l'Italia risulterebbe quindi molto
più a
rischio di Fessenheim, la cui chiusura definitiva é invocata da molti.
Il governo Sarkozy ha cercato di
rasserenare gli animi con la proposta di una revisione globale degli
impianti,
soprattutto dei più vecchi. Proprio nei giorni della proposta, però, Areva, società leader nel nucleare, è stata
coinvolta
in uno scandalo. E' stata proprio Greenpeace a denunciare che, a
disastro di
Fukushima già avvenuto, Areva aveva comunque confermato e dato il via a
una
spedizione marittima di Mox (il composto di uranio impoverito e plutonio che fa da combustibile alle centrali di terza generazione) verso il Giappone. La spedizione, annullata dopo
le rivelazioni di Greenpeace alla stampa, era stata organizzata in gran
segreto. Quando il Mox lavorato in
Europa
prende il largo verso il Giappone o altri centrali nel mondo, viene
sigillato
dentro imballaggi speciali, i quali vengono caricati su navi fatte
apposta per
questo tipo di trasporto, a loro volta scortate per
tutto il
viaggio da reparti speciali delle Forze armate britanniche addestrati a
far
fronte ad attacchi terroristici su obiettivi nucleari. Oltre a questo,
le navi sono monitorate per l'intero tragitto da un apposito
satellite. I costi di queste operazioni sono secretati, ma c'é da
giurare
che le cifre annoverino molti zeri.
Altro punto
chiave nel dibattito che anima la Francia francesi é lo scandalo
Niger.
Guerriglieri del Sahel hanno attualmente ancora in ostaggio quattro dei
sette
francesi rapiti nel settembre scorso. Uno degli ostaggi é un manager
Areva. Da
anni, la società firma accordi con il locale ministero dell'Energia per
lo
sfruttamento delle miniere di uranio. Va ricordato che l'estrazione
dell'uranio é
estremamente inquinante. La speranza di vita, in Niger, é molto
bassa, meno di
cinquant'anni. Molte falde acquifere sono state infiltrate da materiali
radioattivi, sui mercati dei villaggi vengono vendute ferraglie
contaminate. Per
i lavoratori delle miniere, spesso minorenni, le protezioni contro i gas
velenosi sono pressoché inesistenti. Pochi o nulli i controlli sanitari.
Le ONG
sul posto denunciano questa situazione da anni. Il sito web francofono Jeune Afrique
riferisce puntualmente degli abusi sulla regione.
In Canada,
altro importante punto di approvvigionamento di uranio necessario alle
centrali,
la situazione é di poco migliore. Le miniere si trovano sulle terre
degli indiani nel Saskatchewan. Le comunità dei nativi sono state
escluse dai benefici
dell'estrazione, ma in compenso ne pagano i pesanti inconvenienti:
innalzamento
del tasso dei tumori e contaminazione delle acque. «Non essendoci
giacimenti
importanti in Europa», spiega Rousselet «dobbiamo procurarci l'uranio lí
dov'é.
L'indipendenza energetica grazie al nucleare é dunque una leggenda senza
fondamento».
Eva Morletto