Centrali? Quali centrali?

Marcia indietro del Governo sulle nuove centrali nucleari che dovevano essere costruite entro il 2020. Il destino delle energie alternative.

In Francia, intanto...

20/04/2011
Protesta antinuclearista a Parigi.
Protesta antinuclearista a Parigi.

Guardate la Francia! Chi approvava l'intento italiano di recuperare il nucleare usava spesso questo argomento. Il  dibattito che da tempo infuria Oltralpe, però, fa scricchiolare anche questa certezza. Mai come in questo momento, infatti, i 58 reattori che costellano il territorio francese fanno discutere.

     Il partito ambientalista di Eva Joly, sostenuto da associazioni quali Greenpeace, puntano il dito contro la decana fra le centrali, Fessenheim, nel dipartimento dell'Alto Reno. Oltre alla vetustà dell'impianto, in discussione è la sismicità del territorio. E'interessante considerare come l'Alto Reno, la cui probabilità di subire terremoti basta a far rizzare i capelli all'opinione pubblica francese, é sismica più o meno quanto il nostro Piemonte, una fra le regioni italiane più sicure e "telluricamente pacificate", secondo i sismologi. A parte una limitata zolla fra Piemonte e Lombardia, tutta l'Italia risulterebbe quindi molto più a rischio di Fessenheim, la cui chiusura definitiva é invocata da molti.

     Il governo Sarkozy ha cercato di rasserenare gli animi con la proposta di una revisione globale degli impianti, soprattutto dei più vecchi. Proprio nei giorni della proposta, però, Areva, società leader nel nucleare, è stata coinvolta in uno scandalo. E' stata proprio Greenpeace a denunciare che, a disastro di Fukushima già avvenuto, Areva aveva comunque confermato e dato il via a una spedizione marittima di Mox (il composto di uranio impoverito e plutonio che fa da combustibile alle centrali di terza generazione)  verso il Giappone. La spedizione, annullata dopo le rivelazioni di Greenpeace alla stampa, era stata organizzata in gran segreto. Quando il Mox lavorato in Europa prende il largo verso il Giappone o altri centrali nel mondo, viene sigillato dentro imballaggi speciali, i quali vengono caricati su navi fatte apposta per questo tipo di trasporto, a loro volta scortate per tutto il viaggio da reparti speciali delle Forze armate britanniche addestrati a far fronte ad attacchi terroristici su obiettivi nucleari. Oltre a questo, le navi sono monitorate per l'intero tragitto da un apposito satellite. I costi di queste operazioni sono secretati, ma c'é da giurare che le cifre annoverino molti zeri.

         Altro punto chiave nel dibattito che anima la Francia francesi é lo scandalo Niger. Guerriglieri del Sahel hanno attualmente ancora in ostaggio quattro dei sette francesi rapiti nel settembre scorso. Uno degli ostaggi é un manager Areva. Da anni, la società firma accordi con il locale ministero dell'Energia per lo sfruttamento delle miniere di uranio.  Va ricordato che l'estrazione dell'uranio é estremamente inquinante. La speranza di vita, in Niger, é molto bassa, meno di cinquant'anni. Molte falde acquifere sono state infiltrate da materiali radioattivi, sui mercati dei villaggi vengono vendute ferraglie contaminate. Per i lavoratori delle miniere, spesso minorenni, le protezioni contro i gas velenosi sono pressoché inesistenti. Pochi o nulli i controlli sanitari. Le ONG sul posto denunciano questa situazione da anni. Il sito web francofono Jeune Afrique riferisce puntualmente degli abusi sulla regione.

     In Canada, altro importante punto di approvvigionamento di uranio necessario alle centrali, la situazione é di poco migliore. Le miniere si trovano sulle terre degli indiani nel Saskatchewan. Le comunità dei nativi sono state escluse dai benefici dell'estrazione, ma in compenso ne pagano i pesanti inconvenienti: innalzamento del tasso dei tumori e contaminazione delle acque. «Non essendoci giacimenti importanti in Europa», spiega Rousselet «dobbiamo procurarci l'uranio lí dov'é. L'indipendenza energetica grazie al nucleare é dunque una leggenda senza fondamento».

Eva Morletto

    

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