28/12/2011
Al Parco astronomico di Torino c'è un valore in più: un astronomo che mostra le stelle ai bambini. Si chiama Walter Ferreri e a lui abbiamo chiesto di illustraci questa sua attività che lo ha reso noto nella città. Il dottor Ferreri visita le scuole di Torino e qui al Parco di Pino invita le classi. «Andiamo quando ce lo chiedono, spiega l'astronomo. Ma poi loro, i ragazzi, sono felici di venire qui a scoprire cosa sono i telescopi».
Anche di giorno, magari in concomitanza con la visita al Planetario, i bambini e i maestri arrivano per osservare il Sole e magari, quando è posizionato, il pianeta Venere.
Tuttavia ai ragazzi Ferreri comincia con lo spiegare anche e subito che oggi gli astronomi non si limitano più a incollare l'occhio al telescopio. «Poichè l'osservazione diretta è limitata a una persona, preferiamo la fotografia con cui possiamo offrire con un solo documento la visione di un astro a più persone, soprattutto ora che la fotografia elettronica ci permette di guadagnare molto in luce, fino a cento volte. Un mezzo molto potente per studiare le stelle consiste nello scomporne la luce facendola passare in un prisma che separa i colori dell'iride. Fra questi colori compaiono delle righe che ci dicono come sono fatte le stelle, qual è la loro composizione chimica. Non basta: oggi le stelle addirittura le osserviamo sulle stesse
lunghezze d'onda della televisione. Ci giungono così informazioni su
come si sposta la stella, su quanto è grande».
Come s'è detto le stelle vengono esaminate in tutte le lunghezze d'onda.
Nel visibile, con le onde radio, ma pure con le onde infrarosse e,
all'altra estremità dello spettro con gli ultravioletti, i raggi X e
gamma che vengono schermati dall'atmosfera. Questi ultimi infatti li
captiamo coi satelliti .
Continua l'astronomo torinese: «Possiamo anche riassumere così: da Terra
guardiamo le stelle coi telescopi come il nostro di Pino Torinese, le
ascoltiamo coi radiotelescopi come quello che abbiamo a Medicina in
provincia di Bologna, o come quello gigantesco del Nuovo Messico; infine
osserviamo anche l'infrarosso, però con telescopi dedicati, perchè
come s'è detto da Terra abbiamo grossi limiti per questo tipo di
studio».
L'astronomo Walter Ferreri del Parco astronomico di Torino.
L'osservatorio di Pino Torinese è ancora utilizzato per la ricerca?
«Di qui misuriamo ancora le posizioni degli astri e le distanze
stellari. Facciamo ancora ricerca perché da questo luogo, che ha una
posizione particolare fra le colline, l'inquinamento, soprattutto
l'inquinamento luminoso di Torino, ci danneggia solo sino a un certo
punto. Naturalmente svolgiamo anche molto lavoro didattico».
Cosa vi chiedono più sovente i bambini che arrivano a Pino?
«I piccoli chiedono anche cose assurde, tipo quanto pesano le stelle, o
magari quanto costano. I liceali invece vogliono sapere come si fa per
venire a lavorare qui. Una domanda acuta me l'ha posta un bambino che
voleva sapere perchè la Luna ci segue quando camminiamo. Non è facile
spiegare che, a causa della distanza, il movimento è meno percettibile.
Ci sono naturalmente domande scontate: quante sono le stelle, se sono
grandi, come si chiamano. Una cosa è certa, i più piccoli fanno più
domande».
Restiamo fra i telescopi terrestri che studiano la luce visibile:
quali sono i più grandi e importanti al mondo? I più ambiti dagli
astrofisici impegnati nella ricerca?
«Noi europei possediamo il VLA, Very Large Array, il telescopio
che si trova a La Silla in Cile, a sud di Cherro Paranal, con uno
specchio di 8,2 metri. È richiestissimo e non è facile ottenere il
permesso di lavorarci. Il Cile per l'astronomia è un paradiso, vi è un
gran numero di notti serene, si registra assenza di inquinamento, l'aria
è molto stabile, e tuttavia le altezze non sono estreme. Oggi a La
Silla sono state costruite anche strade, strutture e perfino una pista
per aerei. Gli americani dispongono di due telescopi da 10 metri
costruiti dalla fondazione Keck alle Hawaii. Sono stati realizzati in
un paesaggio mozzafiato in cima al vulcano Mauna Kea, a 4.145 metri di
altezza. Gli spagnoli hanno costruito il Gran Telescopio delle Canarie
da 10,4 metri sull'isola de La Palma dove si trova pure il nostro
Galileo di 3,85 metri. In Arizona abbiamo partecipato al binoculare LBT
, Large Binocular Telescope, con due specchi da 8,4 metri. Si tratta
di una gloriosa collaborazione americana, tedesca e italiana. Sempre in
Arizona c'è il VATT che è il telescopio tecnologicamente avanzato del
Vaticano (pagato da cattolici americani e non da fondi della Santa Sede
n.d.r.). Nell'ex Unione Sovietica ce n'è uno importante in Georgia».
Il telescopio dell'osservatorio astronomico di Torino.
Restiamo in Europa (l'Europa scientifica sembra funzionare meglio di
quella finanziaria) e prendiamo l'osservatorio de La Silla per capire
come lavora un astrofisico oggi. La Silla è meravigliosa, lontana,
affollatissima. Ma la sua centrale operativa è a Monaco di Baviera, dove
soo inviati i dati con una linea dedicata: lì lavorano gli astrofisici.
L'astrofisica ha goduto di un'enorme crescita negli ultimi trent'anni. Che cosa l'ha favorita?
«Sono state le imprese spaziali che hanno cambiato tutto, ci hanno
offerto percezioni nuove. Il telescopio spaziale Hubble lanciato nel
1990 e tutt'ora in servizio ha portato vere rivoluzioni. Ne è nata come
una gara cui è seguito il proliferare dei grandi telescopi di cui
abbiamo or ora parlato».
Il telescopio Hubble è ottico e cioè ci mostra ciò che possiamo
vedere coi nostri occhi. Ci parli dei satelliti che ci guidano
nell'universo invisibile, quello a raggi X, o a raggi gamma...
«Quelli ci hanno dipinto un universo molto più violento di quanto non
pensassimo. L'immagine serena dei poeti ce la dobbiamo scordare, essa
era dovuta solo alla povertà dei nostri mezzi. Ora abbiamo constatato
che esiste un'energia enorme nell'universo dovuta a fenomeni
astrofisici di recente scoperta, visibili sebbene si trovino a miliardi
di anni luce di distanza: famose sono le esplosione delle stelle
cosidette supernove, fenomeni che possono condurre addirittura alla
formazione dei mitici buchi neri. Ecco, le imprese spaziali ci hanno
reso possibile l'avventura dell'esplorazione nell'universo invisibile».
Qualcuno ha anche detto che l'avventura spaziale, offrendoci la
possibilità di uscire dall'amosfera terrestre, ci ha offerto occhi
supplementari: con gli occhi dell'ultravioletto abbiamo visto l'aspetto
caldo delle stelle, con i raggi X il lato torrido, con l'infrarosso
l'immagine fredda. In particolare, mentre attraverso l'infrarosso
riusciamo ad assistere alla nascita delle stelle, cercando raggi gamma e
X ne vediamo la morte. Ogni diversa lunghezza d'onda ci rivela un
universo diverso.
Ida Molinari