Un buon bicchiere fa salute, però...

Vino rosso fa buon sangue, recita un vecchio proverbio. Ma se un bicchiere a tavola è addirittura salutare, tracannare è un pericolo specie per i giovani. I consigli degli esperti.

Alcol: italiani attenti alla qualità

12/11/2011
Il presidente della Federvini Lamberto Vallarino Gancia
Il presidente della Federvini Lamberto Vallarino Gancia

Italiani moderati nella quantità, più attenti alla qualità e all’associazione con il buon cibo rispetto al Nordeuropa. Per lo meno come media nazionale. Però, se da un lato gli over 30 bevono meno alcol in maniera più responsabile rispetto al passato, si conferma la propensione dei più giovani a esagerare nell’alzare il gomito. Insomma, i bevitori del Belpaese sono come il vino, la bevanda alcolica più gettonata (63 per cento, contro 56 per la birra, 35 e 34 rispettivamente per i superalcolici e gli aperitivi): invecchiando migliorano. 
    
     E' questo il risultato della ricerca Lo stile del bere mediterraneo, condotta dall’Ispo di Renato Mannheimer per conto di Federvini, che ha riguardato la popolazione dai 14 anni in avanti di cinque Paesi (oltre all’Italia, Francia, Malta, Germania, Gran Bretagna) e che fa seguito a un’analoga indagine voluta nel 2009 dall’associazione che rappresenta l’industria nazionale di produzione, export e import di vini, acquaviti, liquori, aceti, sciroppi e succhi d’uva.

Poco ma buono

* L’obiettivo principale dell’indagine è stato verificare se, in fatto di consumo delle bevande alcoliche, lo stile di casa nostra si stia uniformando al modello anglosassone o se la tendenza a recuperare, con l’avanzare dell’età, il gusto del bere di qualità continui a essere una caratteristica tipicamente italiana. I dati hanno sentenziato: buona la seconda.
* Ebbene, in Italia (con il 35 per cento e, in misura leggermente inferiore, in Francia con il 32) la tendenza a bere alcolici tutti i giorni, o quasi, è più marcata che in Germania (26 per cento) e in Gran Bretagna (28 per cento) e Malta (18 per cento), paesi in cui si è più inclini a concentrare le libagioni nel fine settimana. Scomponendo il dato nazionale per età, quello di diluire il consumo resta un’abitudine maggiormente diffusa tra gli over 30 rispetto ai più giovani.
* Al 76 per cento di noi italiani piace bere poco, ma bene, e in questo precediamo di un soffio francesi e maltesi (ex aequo col 75 per cento), lasciando però a debita distanza tedeschi e britannici (rispettivamente 58 e 62 per cento). Non c’è storia neppure nell’accostamento buon cibo-buon vino: in Italia, l’82 per cento ama bere mangiando bene, contro 71 per cento a Malta, 70 in Francia, 66 in Germania, 53 in Gran Bretagna.

Giovanili eccessi

* Il binge drinking, ossia bere dosi eccessive di alcolici non di frequente, ma in un tempo assai breve (almeno 5-6 bicchieri in un paio d’ore) e lontano dai pasti per sbronzarsi, è un comportamento che riguarda solo il 6 per cento della popolazione nazionale nel suo complesso, contro l’8 di Malta, il 16 della Francia, il 17 della Gran Bretagna, il 20 della Germania. Anche lo sballo in discoteca o alle feste è mediamente meno dilagante in Italia (9 per cento) che altrove (il picco è in Germania con il 36 per cento).
* Nel nostro Paese il binge drinking coinvolge soprattutto adolescenti e giovani, con due picchi tra 16-18 anni (31 per cento) e 22-24 anni (21 per cento). A quest’ultima fascia d’età tocca pure il primato di bere in maniera smodata in discoteca. Seguono i 16-18enni (40 per cento) e i 19-21enni (26 per cento).
* E’ però consolante che da noi questo consumo irresponsabile diminuisce al crescere dell’età, fino a scomparire praticamente dopo i 44 anni, mentre in Germania tre adulti su dieci tra 25 e 44 anni continuano a darci dentro, così come in Gran Bretagna due ultraquarantenni su dieci non demordono dal lasciarsi andare.
* Ed è altrettanto consolante che, ripensando alle sbronze, il 77 per cento degli italici bevitori giudichi sbagliato esagerare e che il 70 per cento mediti di non cascarci più in futuro.

Il primo drink


* E’ singolare che la percentuale di astemi sia simile in tutti i Paesi presi in esame dall’indagine: tra il 21 e il 26 per cento. Il primo incontro col bicchiere avviene, per la maggior parte degli italiani, tra 17 e 18 anni (ma un 10 per cento fa conoscenza dell’alcol quando ha meno di 14 anni). Più precoci, tra 14 e 16 anni, si dimostrano maltesi, tedeschi, inglesi e francesi.
* Tutti hanno cominciato a bere regolarmente a pranzo e a cena dopo i 18 anni: tranne i tedeschi, lo hanno fatto insieme agli adulti. Sostanziale unanimità, infine, sul tema alcol e guida: la stragrande maggioranza non si mette al volante quando ha bevuto alcolici, né sale in auto se il guidatore appare alticcio. Federvini: educare i ragazzi * «Federvini», ha detto il suo presidente Lamberto Vallarino Gancia, «ha voluto questa ricerca, a seguire quella di due anni fa, perché considera necessario, stante il ruolo che intende espletare, avere un quadro esauriente dell’atteggiamento dei giovani verso il consumo di bevande alcoliche. Dall’indagine Ispo è emerso che il modello mediterraneo possa costituire un esempio positivo di bere responsabile». * «Capire e discutere ogni aspetto inerente a questo tema», ha aggiunto Vallarino Gancia, «è fondamentale per aiutare i nostri giovani a sviluppare un rapporto sano, equilibrato e piacevole con le bevande alcoliche. E un ruolo cruciale nell’affermare un modello di consumo appropriato e nel tener lontani gli abusi lo hanno la famiglia, nel cui ambito avviene il primo incontro con l’alcol per molti ragazzi, e la scuola. Modelli di comportamento, informazioni corrette e cultura del prodotto alcolico sono parte integrante della nostra tradizione e, come tali, devono essere trasmessi alle generazioni future, con l’obiettivo che li condividano».

I numeri

35 per cento beve tutti i giorni o quasi
76 per cento preferisce bere poco, ma bene
82 per cento predilige bere mangiando bene
77 per cento ritiene sbagliato ubriacarsi

Maurizio Bianchi e Giusi Galimberti
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