Concepito 20 anni fa, nato ieri

Negli Usa ha visto la luce un bambino concepito due decenni fa con la fecondazione in vitro. L'On Carlo Casini: "Permettere l'adottabilità di embrioni soprannumerari".

12/10/2010

Il caso, citato dalla rivista scientifica americana Fertility and Sterility Journal, è destinata a far discutere. Una donna americana di 42 anni ha appena dato alla luce un bambino nato da un embrione "adottato" 9 mesi fa dopo essere stato congelato per 20 anni. La coppia che lo aveva  generato, infatti, l'aveva "abbandonato". Insomma, nasce un bambino che, se fosse stato impiantato in utero al momento del concepimento in vitro, oggi andrebbe all'università.

      La donna aveva tentato la fecondazione artificiale più volte e senza successo negli ultimi 10 anni. Falliti tutti i tentativi ha deciso, di comune accordo con i medici del Jones Institute for Reproductive Medicine della Virginia, di procedere all'impianto di 2 dei 5 embrioni congelati a suo tempo (gli altri 3 nel frattempo erano morti) e, di questi, solo uno ha attecchito dando luogo alla gravidanza.

      L'on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, commenta in modo pacato questa notizia. «Io parto dal concetto che il concepimento è il passaggio dal nulla all'esserci, dalla non esistenza all'esistenza di un essere umano, di un bambino, di un uomo», esordisce. «Trovo però disumano, direi anzi forse malvagio, mettere "in congelatore" un embrione, anche perchè questo significa molto spesso generare un uomo in vitro per destinarlo alla morte. Proprio per questo motivo la legge 40 vietava il congelamento di embrioni: è infatti forte il rischio di non sopravvivere per un embrione che viene prima congelato e poi, dopo un po' di tempo, scongelato. Lo dimostra il fatto di cronaca del quale stiamo parlando: di 5 embrioni "prodotti" in origine 20 anni fa ne giunge a buon fine solo uno. Per questo ritengo in prima battuta che dal punto di vista etico bisognerebbe vietare il congelamento degli embrioni».

    - Che fare allora degli embrioni cosiddetti "soprannumerari", cioè avanzati da processi di creazione in vitro di embrioni per coppie che, successivamente e per vari motivi, non intendano più utilizzarli?
«Questo è il punto a mio avviso decisivo: penso che sia sempre meglio comunque che un bimbo nasca piuttosto che muoia. Sono cioè dell'opinione che si debba comunque dare loro una concreta speranza di vita permettendone l'adottabilità. La legge 40 sulla fecondazione assistita vietava in origine, prima della sentenza della recente Corte costituzionale che ha tolto il limite dei 3 embrioni da produrre per ogni ciclo, il loro congelamento. Ora può accadere, alla luce dell'eliminazione di quel limite, che degli embrioni vengano effettivamente congelati. Che fare di questi embrioni? Io, ripeto, personalmente sono favorevole all'adozione di embrioni abbandonati, alla stregua di quello che succede con un bimbo di cui i genitori non possano prendersi cura. Questo però alla condizione esplicita che, con questa scusa, non si proceda indiscriminatamente alla creazione di nuovi embrioni perchè si sa che magari tanto poi verranno adottati da qualcuno...».

     - Prima del marzo 2004, quando fu approvata la legge 40, gli embrioni congelati erano 24-28mila. Qual è la situazione attualmente?
«E' vero. Gli embrioni avanzati, per i quali non c'era più un progetto parentale, era intorno a quella cifra. La legge 40 ha poi vietato la produzione soprannumeraria di embrioni e da allora il numero si è assottigliato perchè molti progetti parentali sono nel frattempo andati a buon fine. Si dice che oggi essi siano intorno alle 5-6mila unità. Io propendo, lo ripeto, per l'adottabilità, sapendo però che statisticamente sarebbero solo qualche centinaio i bimbi che effettivamente nascerebbe per l'alta percentuale di insuccesso che tutto il procedimento comporta. Vorrei anche sottolineare che durante l'iter di approvazione della legge 40 il Movimento per la vita sosteneva l'adottabilità degli embrioni creati in precedenza. Questa proposta fu però bocciata dai parlamentari favorevoli alla fecondazione eterologa. Curioso: prima sono favorevoli all'eterologa, poi però negano sè stessi impedendo l'adottabilità, per sua natura eterologa, degli embrioni già esistenti al fine di salvarli....».

 

Stefano Stimamiglio
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