I bimbi del futuro? Concepiti in provetta!

Due veterinari australiani predicono un sesso slegato dalla procreazione, come per le mucche.

20/05/2010

La notizia non sarà nuovissima, ne parlava già nel 1932 lo scrittore inglese Aldous Leonard Huxley nel suo romanzo fantascientifico Brave New World, ma desta comunque un certo senso di disagio. Soprattutto ora che la tecnica lo consente: fra 5-10 anni al massimo il sesso diventerà puro divertimento e a fare i figli ci penseranno i laboratori attraverso la fecondazione in vitro (Fivet). Due veterinari della Murdoch University di Perth, Australia, John Yovich e Gabor Vajta, hanno infatti vaticinato sulla rivista Medical Journal of Reproductive Biomedicine che, data la difficoltà di concepire un bambino attraverso un normale rapporto sessuale... (una donna con età superiore ai 35 anni avrebbe 10% di successo e il 25% solamente anche donne di età inferiore), sarà sempre più frequente il ricorso a tecniche di generazione artificiale come la Fivet, che è praticamente infallibile se, è il caso dello studio citato dai due studiosi, applicato alle mucche.
 
Naturalmente la questione pone non pochi problemi di natura etica e bioetica: si pensi al fatto che, una volta ottenuti gli embrioni attraverso la Fivet, si può effettuare su di essi un test genetico e quindi selezionare preventivamente quelli più sani o semplicemente "belli" da impiantare nell'utero della madre, pratica che va sotto il nome inquietante di "eugenetica". Si pensi poi al fatto che la Fivet permette di unire in laboratorio il gamete maschile e quello femminile e creare quindi un embrione al di fuori di un rapporto sessuale unitivo tra i genitori, pratica che la Chiesa critica in quanto il concepimento di un figlio è il segno e il frutto dell'amore dei genitori che si esprime in alto grado nella loro unione intima.


Maria Luisa di Pietro, docente di bioetica alla Cattolica di Roma è perplessa ma per nulla sorpresa: «E' interessante come la ricerca sia stata effettuata sulle mucche. Peccato che l'uomo non sia un animale. La questione allora non è tecnica, il poterlo o non poterlo fare, ma di tipo antropologico: che cos'è in definitiva l'uomo? Lo ripeto, è sconfortante che chi parla di queste cose non abbia più la percezione che l'uomo è cositutivamente diverso dagli animali. Lo diceva Giovanni Paolo II: "Se si perde il senso di Dio si perde anche il senso dell'uomo"».

Non solo la letteratura si era cimentata con il tema ma anche il cinema. Il film Gattaca - La porta dell'universo del regista di origini neozelandesi Andrew Niccol, presentato nelle sale nel 2001, parla infatti di un un futuro in cui il mondo, dominato dall'ideologia dell'ingegneria genetica, divide gli esseri umani in "validi", cioè concepiti in provetta con Dna modificato, e "non validi", cioé gli uomini nati normalmente, considerati però dei veri e propri paria. «Si, il film è una risposta al modello di società proposto da questi due ricercatori e deriva dalle iniziali delle 4 basi azotate che sono contenute nel Dna. Esso è basato sull'idea di una società divisa in due classi, quella dei bambini nati in provetta attraverso una scelta eugenetica, quindi "geneticamente migliori" perché in qualche modo programmati, e quelli nati invece normalmente, chiamati "bambini di Dio". La vicenda narra del fallimento della società "perfetta" perché un bambino di Dio riesce, con la sua forza di volontà, a ottenere ciò che gli altri, i perfetti, non riescono a fare. La grandezza dell'uomo, è il messaggio del film, non dipende allora dalla sua genetica. L'essere umano è molto di più che un dato semplicemente biologico e può manifestarsi in tanti modi».

<C'è anche una banalizzazione del sesso ma non solo. Si scinde infatti in questo modo la "riproduzione", il fatto biologico del concepimento, dalla "generazione", che include invece quella componente umana e personale della chiamata all'esistenza di un essere umano». Ma sarà solo fantascienza...? «In tanti settori quello che pensavamo un tempo fosse solo fantascienza poi si è verificato. Occorre allora lavorare in un altro senso: perché si aspira tanto alla fecondazione artificiale? Perchè sta diminendo in maniera rilevante il tasso di fecondità della popolazione. Occorre allora agire a livello di prevenzione piuttosto che immaginare scenari che saranno di danno per il singolo e per la società».

Stefano Stimamiglio
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