Aborto, nuovi attacchi alla vita

Tra crisi economica, paura dell’handicap e viaggi organizzati, l'interruzione volontaria di gravidanza è una piaga attualissima. Che tende ad assumere tratti raccapriccianti.

Tra drammi e speranze

04/09/2012

Più “creativi” degli scienziati tedeschi, si sono forse mostrati alcuni agenti di viaggio di Instanbul, in Turchia. Davvero difficile a credersi, questi “imprenditori delle vacanze” hanno lanciato sul mercato un nuovo e straziante “pacchetto turistico” con il quale offrono alle donne turche, oltre alla consueta possibilità di visitare le bellezze paesaggistiche, architettoniche e storico culturali della città di Sarajevo, anche l’opportunità di usufruire di un intervento medico per abortire. Si faccia attenzione: non si tratta assolutamente di uno scherzo. L’idea è stata costruita appositamente per rispondere alle esigenze di un certo tipo di clientela. L’aborto, infatti, non è illegale in Turchia, ma le giovani donne autoctone, che con molta probabilità portano in grembo un “peso indesiderato”, scelgono di sottoporsi ad un intervento di questo tipo migrando temporaneamente in un’altro Stato. Così si sottraggono dai pregiudizi e dagli stereotipi, ancora ben radicati e diffusi nella società turca, e possono agire indisturbate. «Vanno ad abortire all’estero perché non vogliono essere giudicate da familiari e amici», ha riferito al giornale bosniaco Nezavisne Novine, Cem Polatoglu, il proprietario dell’agenzia turistica Barracuda Tour Company.

In sostanza, al prezzo cumulativo di 600 dollari, l’agenzia propone a tutte le donne interessate un viaggio della durata di 4 giorni a Sarajevo, garantendo 3 pernottamenti e l’intervento abortivo presso una clinica privata. Nelle ultime settimane, già 16 donne hanno approfittato dell’”allettante” offerta acquistando lo squallido pacchetto turistico. Un tour dell’orrore che prevede anche altre possibili varianti: per Cipro, Crimea e Gran Bretagna. Le cliniche che prestano il servizio medico per l’intervento non richiedono una documentazione speciale, tranne che un certificato rilasciato da un medico turco.         

Tuttavia, episodi che viaggiano in senso contrario a quello appena considerato capitano ancora. Meno male! È il caso della piccola, nata i primi di agosto, la cui mamma desiderava abortire. A farle cambiare idea ci ha pensato l’intera e tenace comunità parrocchiale di Santa Rosa, a Livorno, e Padre Maurizio De Sanctis, parroco e religioso passionista, che non hanno esitato, tutti insieme, nell’adottarla. E così sul portale della Chiesa ha fatto la sua comparsa un grande fiocco rosa.

Una storia davvero unica che inizia, come una fiaba, a dicembre dell’anno scorso. Una coppia residente nel quartiere che fa capo alla parrocchia “Santa Rosa”, contatta con urgenza il parroco. È affranta. Basta poco per spiegargli la difficoltà che sta vivendo in quel momento: il quarto figlio (anzi figlia) non può nascere. Il particolare momento di crisi economica impedisce a tutta la famiglia di occuparsene in modo degno.
Padre De Sanctis ascolta, riflette e, alla fine, propone loro un’alternativa: la nascitura sarebbe stata adottata dalla parrocchia e tutti avrebbero assicurato alla piccola il necessario per crescere serena. Durante la veglia di Natale, questa speciale iniziativa viene comunicata a tutta la comunità. Gioia piena: si costituisce un conto corrente e tutti i membri della parrocchia contribuiscono alle spese di cura e sostentamento della piccola. Che ora sta benissimo! Scoppia di salute, pesa tre chili e presto verrà battezzata in parrocchia! Con l’aiuto e la collaborazione di tutti, nessuno escluso.

Simone Bruno
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