09/02/2012
Una ricerca realizzata dal Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'assistenza
Sanitaria Sociale) della Bocconi in collaborazione con il Coordinamento degli enti autorizzati (Cea), il coordinamento Oltre Associazione e alcuni altri enti tra cui l’ente Arai della Regione Piemonte ha analizzato i costi italiani delle adozioni internazionali, facendo emergere un quadro poco roseo per tasche di famiglie ed enti.
Attilio Gugiatti, ricercatore del Cergas e coordinatore della ricerca, spiega «Attualmente i costi per la parte Italia richiesti alle famiglie sono quelli fissati nel 2003, salvo adeguamenti comunicati alla Cai (Commissione adozioni internazionali) sulla base di una scheda inviata annualmente dagli enti» e aggiunge «Lo studio ha evidenziato che oggi tali costi per le famiglie non sono più sufficienti per coprire le spese sostenute dagli enti per realizzare un percorso adottivo che sia in linea con gli standard qualitativi richiesti dalla Commissione».
Ma di che cifre si parla? La spesa che le famiglie adottive devono sostenere per i servizi resi dagli enti per il percorso pre e post adozione supera i 4 mila euro. I costi a carico degli stessi enti sono stati quantificati in 7.500 euro (dato medio calcolato secondo un modello di costo definito dallo studio). Per rientrare delle maggiori spese sostenute questi «devono fare sempre più ricorso al volontariato, utilizzando personale meno qualificato, specializzarsi su pochi paesi, trovare finanziamenti attraverso attività di cooperazione internazionale e grazie alle donazioni», spiega il coordinatore della ricerca.
Soluzioni che si scontrano con l’attuale contesto delle adozioni
internazionali, in cui l’elevata percentuale di bambini adottati (40
ogni 100) presenta situazioni e necessità particolari che richiedono
un’alta specializzazione del personale impiegato dagli enti. Per le
famiglie la situazione non è meno problematica: se i soli costi italiani
ammontano a più di 4 mila euro, «il percorso completo può superare
facilmente i 20 mila euro» aggiunge Gugiatti. Cifre che rischiano di
essere proibitive per molte famiglie, soprattutto in un momento di
crisi economica come quella che stiamo vivendo.
Dalla ricerca emerge quindi una duplice necessità. Da un lato si
dovrebbe rivedere il tariffario stabilito nel 2003 in modo da
permettere agli enti di investire maggiormente nella formazione interna e
di impiegare personale altamente specializzato. Dall’altro lo stesso
direttore del Cergas Bocconi suggerisce ad enti e Cai di
«attivarsi presso il sistema creditizio per aumentare il numero delle
iniziative di concessione di linee di credito specifiche per le famiglie
adottive».
La ricerca fornisce anche alcune indicazioni di policy
nazionale, tra cui la riduzione del numero e della frammentazione
degli enti autorizzati operanti e la creazione di un organismo pubblico
che operi su tutto il territorio nazionale; mentre a livello europeo
bisognerebbe iniziare a considerare le adozioni tra le politiche europee
sviluppando la collaborazione fra gli stati membri.
Irene Moretti
Maria Gallelli, Irene Moretti e Orsola Vetri