Quei bravi ragazzi e gli "spinelli"

Creano allarme i dati sull'uso di stupefacenti tra gli adolescenti. Secondo l'esperto preoccupa la diffusione tra gli studenti. Lo sportello Sos genitori aiuta a conoscere i ragazzi.

SOS genitori: per imparare a conoscere gli adolescenti

10/05/2013

Si chiama Sos Genitori ed è un servizio attivato dal Gruppo Abele, presso la sede di Torino, che offre alle famiglie di ragazzi adolescenti la possibilità di partecipare a tre serate pratico-formative. La prima è dedicata all’adolescenza – il suo significato e il percorso esistenziale che rappresenta – la seconda alle sostanze che i ragazzi possono incontrare, la terza sulle strategie educative e di dialogo da mettere in atto.

Ma quando succede che i genitori arrivano a chiedere aiuto? «In genere sono allarmati da un certo numero di fattori o eventi specifici», spiega Laura Carletti, responsabile del settore accoglienza del Gruppo Abele. «Possiamo elencarli nella giovane età, in un quadro scolastico generalmente negativo, nell’aggressività, nella progressiva “ingestibilità” riguardo a regole e orari, per non parlare dell’aspetto fisico e del comportamento, che fanno sospettare l’uso di sostanze».

Oltre a questi elementi, alcune famiglie vivono anche situazioni più conclamate
come il ritrovamento di droghe in casa o la segnalazione della polizia per microspaccio. «Affrontiamo caso per caso, cercando di accompagnare i genitori a gestire anche questi dati di realtà», spiega Carletti. «Ma ci sono anche tante situazioni più lievi che hanno solo bisogno di essere comprese e ricondotte in un quadro di normalità, alla “naturale” conflittualità dell’adolescenza».

Per questo i gruppi Sos Genitori «sono nati prima di tutto per informare, perché i padri e le madri oggi hanno un grandissimo bisogno di conoscere la realtà in cui vivono i loro figli e i potenziali rischi a cui vanno incontro sperimentando le droghe e stili di vita che prevedono eccessi. Però devono anche comprendere la “normalità” dell’adolescenza e recuperare le competenze educative che già possiedono e che possono mettere in atto per accompagnare i loro figli. E’ molto importante farli lavorare sul dialogo: chiudere tutti i canali di comunicazione è sempre controproducente».

E’ un difficile equilibrio. Se da un lato è importante mantenersi fermi nelle convinzioni e non avallare mai comportamenti negativi, «nello stesso tempo è necessario restare in ascolto, dialogare per restare informati sulle abitudini e gli amici frequentati dai propri figli».

Perché dietro al singolo evento che porta a una richiesta di aiuto da parte dei genitori «c’è sempre da capire, insieme a loro, cosa c’è dietro», conclude Laura Carletti. «I carichi e le responsabilità familiari non sempre consentono di essere attenti a tutti i segnali, di essere sempre pronti ad ascoltare. Ecco, noi lavoriamo anche su questo, magari attivando counselling privati: li aiutiamo a scoprire le opinioni, le relazioni amicali, le abitudini e anche le cose belle realizzate dai ragazzi. Li aiutiamo a rafforzarsi e a cementare, a dispetto di tutto, il legame familiare di affetto e fiducia».


Informazioni: tel. 011.24.86.221. La presentazioner anche sul video:
You Tube http://www.youtube.com/watch?v=dqQJn7f8t6g&list=PL5ZwXJZP7zYEFBfXuQGNsbT_4xbQKjKlP).
 
                                                                                      Benedetta Verrini

Laura Badaracchi e Benedetta Verrini
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