Ragazzi, dite no al bullismo

Una campagna nelle scuole e su un network per ragazzi, sostenuta da Telefono Azzurro. E una ricerca sulla percezione del fenomeno. Si torna giustamente a parlare di bullismo.

Bullismo: vince chi parla

19/04/2012
Nella maldicenza come forma di bullismo le ragazze superano i maschi (28% contro il 20,8%)..
Nella maldicenza come forma di bullismo le ragazze superano i maschi (28% contro il 20,8%)..

Le manifestazioni di bullismo, ossia di prepotenza e prevaricazione reiterata da parte di un soggetto più forte ai danni di qualcuno più debole, tra i ragazzi delle medie e dei licei, ma persino tra bimbi delle elementari esprimono un disagio profondo che la società non è ancora riuscita a colmare. Una piaga sempre esistita, certo, ma che è in costante crescita nell mondo e perdura all’ombra di una mancata coesione sociale. Insomma, di una forma di odiosa omertà.

     Il bullismo non racchiude solo episodi isolati come atteggiamenti provocatori o derisioni, ma anche vere e proprie vessazioni: dai maltrattamenti fino ad aggressioni, intenzionali e continuate, che coinvolgono soprattutto la fascia d’età tra i 7 e i 18 anni. Un atteggiamento che manifesta difficoltà di relazioni sia da parte dei cosiddetti "bulli", che vogliono legittimare la loro presunta superiorità attraverso scontri fisici o verbali su ragazzi più deboli, sia da parte delle "vittime" che per paura spesso sono costrette a subire le persecuzioni, emarginandosi dal gruppo sempre di più.

     Un rapporto internazionale, realizzato nel giugno 2011 dal canale televisivo per ragazzi Nickelodeon (The state of bullying, international report Nickelodeon), ha evidenziato che il fenomeno è ormai molto diffuso a livello mondiale e coinvolge una larga parte della popolazione dei teenagers.

    Il bullismo ha cominciato ad essere analizzato e interpretato come una vera forma di “devianza” solo in tempi abbastanza recenti,. Un tempo si tendeva ad inquadrare il problema come inevitabili conflitti infantili o adolescenziali, una sorta di rito di passaggio correlato alla particolare fase di crescita. 

     Sesondo la Dichiarazione internazionale di Kandersteg del 2007, il bullismo è un fenomeno che coinvolge 200 milioni tra bambini e ragazzi. 

     Sebbene più evidenti, gli episodi di bullismo fisico costituiscono per fortuna un’esigua percentuale dei casi di soprusi quotidiani subìti dai bambini e adolescenti; più comunemente il bullismo si manifesta nella sua variabile verbale che consiste in minacce, provocazioni, offese e prese in giro ripetute, ma anche in altre forme come l’esclusione, l’isolamento intenzionale dal gruppo e la diffusione di informazioni riservate o calunniose sul conto della vittima. Negli ultimi anni, l’accresciuto utilizzo di internet ha inoltre parallelamente agevolato un nuovo fenomeno: il cyberbullismo o bullismo elettronico.

     In questo caso le nuove tecnologie di comunicazione vengono usate come forme di violenza psicologica  (diffusione on line di informazioni, foto e video diffamatori o compromettenti per la vittima) e sono avvantaggiate dalla garanzia dell’anonimato insieme alla forza mediatica che tale pratica assume, esponendo questa nuova forma di sopraffazione e prevaricazione a rischi imprevedibili e incontrollabili (in Europa il 54% dei genitori teme che i figli vengano coinvolti in casi di cyberbullismo).

    I genitori non vengono quasi mai a conoscenza direttamente dal proprio figlio dei maltrattamenti subiti. Ciò per diversi motivi, che variano da carenze affettive come, all’opposto, da un desiderio di  distacco dai genitori che magari al contrario vorrebbero instaurare un dialogo. Così, gli adulti ed in particolare gli insegnanti, poichè il bullismo nasce soprattutto nelle scuole, fanno fatica a capire quando ci sono questi problemi.

     Partendo dalla rapida evoluzione di questo fenomeno, Telefono Azzurro ed  Eurispes hanno effettuato nel 2011 uno studio per indagare il fenomeno del bullismo all’interno delle scuole italiane. Si tratta di un’indagine estensiva basata su un campione di studenti rappresentativo della popolazione italiana, che ha coinvolto 21 scuole di ogni ordine e grado, per un totale di 1496 ragazzi dai 12 ai 18 anni e 1266 genitori.

Indagine Conoscitiva 2011 sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza.

    Lo studio ha messo in evidenza la forte rilevanza della diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto, che si costituisce come la forma di prevaricazione più comune subìta oggi dai ragazzi (il 25,2% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di essere stato al centro di simili episodi più di una volta nel corso dell’ultimo anno);seguono l’isolamento e l’esclusione da parte del gruppo, ma anche i danneggiamenti di oggetti, minacce e furti di denaro, cibo e cose. Interessante inoltre la distribuzione delle risposte per sesso che mostra come il bullismo sia un fenomeno che riguarda pressoché indistintamente sia maschi che femmine: è in atto un livellamento delle differenze di genere per quanto riguarda i casi di violenza e di prevaricazione subìti in ambito scolastico.

     Una differenziazione tra i generi si riscontra solo per quanta riguarda gli episodi di diffusione di informazioni false o cattive sul conto della vittima, in questi casi le ragazze superano i coetanei maschi (28% contro il 20,8% dei maschi).

     Relativamente alle differenze di età, si riscontra una diminuzione del fenomeno in relazione all’aumento dell’età dei soggetti coinvolti (maggiore diffusione del fenomeno  tra i 12 e i 15 anni, ad eccezione degli episodi di furto di cibo/oggetti e denaro che coinvolgono di più i ragazzi tra i 16 e i 18 anni), e i dati segnalano una chiara predominanza del fenomeno nelle scuole del Nord Ovest. 

   E' stato inoltre analizzato il ruolo dei genitori che evidenziano una difficoltà di comunicazione e di intervento da parte delle stesse famiglie: il 17,3% dei ragazzi coinvolti dal fenomeno (quasi 1 su 5) ha dichiarato di non essersi confrontato in proposito con i genitori e, nonostante i ragazzi chiedano di essere sostenuti psicologicamente dai genitori (il 32,3% del campione ha espresso il desiderio di ricevere consigli dalla propria famiglia), di fatto il 6,6% dichiara di essere stato lasciato da solo nella gestione del problema, mentre il 16,5% dei genitori ha suggerito di ignorare il comportamento dei bulli, atteggiamento che potrebbe essere indice di una sottovalutazione del problema da parte dei genitori; anche la scuola non viene considerata un valido interlocutore in tal senso: solo il 3,4% dei genitori ha suggerito ai ragazzi di rivolgersi agli insegnanti e solo il 2,4 % dei genitori ha affrontato il problema con il gruppo docenti.


     Rispetto al fenomeno del cyberbullismo, un quinto del campione ha subìto tale prevaricazione, ricevendo o trovando sulla rete internet informazioni false sul proprio conto. Questa nuova forma di bullismo include anche l’invio di messaggi, foto, video dai contenuti offensivi o minacciosi, ma anche situazioni di esclusione da gruppi on line; il fenomeno del cyberbullismo coinvolge più da vicino le ragazze rispetto ai ragazzi, nonché le fasce di età maggiori e l’area del Nord-Est.

     Le conseguenze che il bullismo può avere sulle vittime e sui bulli sono preoccupanti e richiedono un intervento immediato e mirato: anche se non esiste una correlazione stretta tra episodi di bullismo e determinate psicopatologie, possono insorgere nei ragazzi dei problemi con delle ripercussioni negli anni successivi; infatti tra i bulli è maggiore il rischio di comportamenti antisociali e devianti in età adolescenziale e adulta, mentre tra le vittime possono emergere disturbi sia fisici che psicologici indici di una sofferenza destrutturante e di una autostima minata nelle sue radici profonde (svalutazione della propria identità, depressione, abbandono scolastico, insicurezza, ansia, ritiro, solitudine, comportamenti autodistruttivi e auto lesivi, persino il suicidio).

     Il problema risulta di difficile approccio in quanto le vittime di episodi di bullismo difficilmente ne parlano con gli adulti o con gli amici degli episodi di cui sono vittime, creando in questo modo una situazione di disagio soffocata e repressa e come tale potenzialmente molto pericolosa. Alla luce di questi risultati, il bullismo risulta essere un problema dalle radici profonde, che non può essere affrontato superficialmente. E’ fondamentale che la scuola, la famiglia e i mezzi di comunicazione si attivino il più possibile per agevolare e favorire un importante percorso di consapevolezza.  

Nickelodeon, network televisivo di intrattenimento per i ragazzi, ha deciso di realizzare insieme a Telefono Azzurro una campagna di sensibilizzazione sul fenomeno del “bullismo”, consapevole dell’importanza sociale che questo argomento riveste fra i giovanissimi. L'intenzione del progetto è quella di portare alla luce ed affrontare in maniera decisa questo problema. Insomma,  imparare a conoscere e riconoscere il bullismo. 

    «Da sempre Nickelodeon si fa promotore presso i ragazzi di campagne di sensibilizzazione su temi di responsabilità sociale e ambientale», spiega Daniela Di Maio, direttore del network in Italia dal 2009. «Cerchiamo di essere sempre vicini ai problemi dei ragazzi e tutte le nostre serie televisive e i cartoni animati esprimono i valori che vogliamo comunicare e che sono il nostro tratto qualificante: amicizia, avventura, sfida ma leale, scoperta, rispetto del prossimo e dell'ambiente. Con la campagna per il bullismo questa volta saremo i primi a livello internazionale. Poi seguirà una seconda fase internazionale con campagne negli altri 175 Paesi dove Nickelodeon è presente nel mondo. Insieme a Telefono Azzurro, nostro partner nell'iniziativa, vogliamo che i ragazzi non si sentano mai soli di fronte a questo problema: ragazzi, famiglia e insegnanti devono essere consapevoli che il problema esiste ed è reale. Solo così è  possibile sostenere ed aiutare le vittime che subiscono atti di bullismo». 

    Non bisogna dimenticare che anche i bulli hanno un cuore e spesso il loro comportamento aggressivo è frutto di un disagio. La scuola riveste da sempre un ruolo essenziale nella crescita dei bambini e dei ragazzi per la sua funzione di educazione e socializzazione. In un periodo storico in cui gli episodi di aggressività e prepotenza tra i minori si verificano con maggiore frequenza, le istituzioni si pongono come luogo privilegiato per l’applicazione di interventi a carattere preventivo favorendo la serenità di bambini e adolescenti.   

     Da aprile in numerose scuole di tutt’Italia, sarà attiva la campagna d’informazione “Missione antibullismo: vince chi parla”, un’attività promossa da Nickelodeon e Telefono Azzurro che prevede una serie di workshop, laboratori teatrali congiuntamente alla diffusione di un chiaro e semplice kit didattico su come difendersi dagli atti persecutori, come aggressioni fisiche, umiliazioni e soprusi, e inoltre su come genitori e insegnanti possono affrontare il problema.  

     Le attività proposte intendono attivare nelle classi della scuola secondaria di primo grado un processo di cambiamento che interessi non solo i ragazzi direttamente coinvolti in episodi di prepotenza – in posizione di bulli o vittime - ma anche il gruppo dei compagni quali “agenti di cambiamento”, facendo leva sulle risorse positive della classe, sulla capacità dei ragazzi di provare empatia per i compagni in difficoltà.  

    Durante gli incontri verranno privilegiati lavori di gruppo capaci di garantire un clima di ascolto attivo e di cooperazione. La priorità del percorso sarà quella di avviare una riflessione sul tema del bullismo che abbia come risultato lo sviluppo di uno stile in costante attenzione, da parte dei professionisti della scuola, al manifestarsi di segnali di disagio legati ad episodi di prepotenza e alle strategie più adeguate per contrastare il fenomeno. Il coinvolgimento degli insegnanti sarà fondamentale, in virtù del ruolo cardine nel processo di crescita dei ragazzi. Telefono Azzurro propone agli insegnanti un’occasione di riflessione e approfondimento delle proprie competenze professionali e relazionali per poter accogliere, sviluppare ed affrontare autonomamente le tematiche relative al percorso proposto come prevenzione di eventuali situazioni di disagio.

    A supporto dell’intero progetto Nickelodeon ha ideato una campagna con 3 spot con lo scopo di coinvolgere emotivamente il pubblico (uno di questi potete vederlo anche in questa pagina). La programmazione partirà il 19 Aprile sui canali Nickelodeon (solo su Sky 605 e 606). Per sabato 5 Maggio è inoltre in calendario una maratona speciale a tema “bullismo” con episodi dedicati.

     Anche i protagonisti delle serie Spongebob, I-carly, Victorius, Ned, Fantagenitori soffrono del fenomeno bullismo e, attraverso la loro esperienza, i ragazzi capiranno di non essere soli ad affrontare le difficoltà.  

    Sul sito www.nicktv.it/bullismo sarà presente un crosslink con il sito Telefono Azzurro. Gli utenti avranno la possibilità di scaricare tutti i materiali in formato digitale e ricevere ogni tipo di informazione grazie all’apertura di blog e chat dedicate, dove i ragazzi potranno comunicare con esperti in materia. Inoltre sarà visibile anche il numero verde di Telefono Azzurro 1.96.96.

Giusi Galimberti                                                                                                             

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Postato da Gennaio 2013 il 05/05/2012 18:05

Un alunno disabile di 44 anni è stato perseguitato dai suoi compagni di classe (tra i quali figurava un carabiniere) e da tutti i professori del corso serale. I fatti risalgono al 2004, il preside, i carabinieri, la polizia e i servizi sociali erano stati avvertiti, ma non sono intervenuti. Doveva intervenire l’alunno carabiniere, ma ha difeso i suoi persecutori e lo ha perseguitato anche lui. La terapeuta non è stata meno e si è comportata come tutti gli altri. «Se avverto l’obbligo di comportarmi come tutti gli altri dimostro un vizioso di essere gracile di mente, ma i valori etici di questi altri sono di gran lunga al di sopra alla norma!» È ironico il nostro ragazzo e non nasconde le sue emozioni. «Ero in attesa di un posto di lavoro e la terapeuta mi ha consigliato di iscrivermi a quel corso serale. Poi ho saputo che beveva, ma ci sono andato lo stesso. Non era un bell’ambiente. Era una classe di ignoranti e scostumati dove i professori erano più ignoranti e scostumati degli alunni. Sono partito da zero, ma ho concluso il biennio con una pagella di 8 e 9, tutto normale, ma all’inizio della terza mi hanno fatto passare una montagna di guai. La prof d’italiano e storia si è presentata alla classe come una donna di profonda cultura filosofica e ha cominciato con il programma sul medioevo, ma non faceva altro che diffamare la Chiesa Cattolica. In un primo momento l’ho lasciata fare, ma poi non l’ho sopportata più e ho cominciato a contraddirla. Le ho detto: guardi che le cose non sono andate come dice lei, ma sono andate in altro modo e le ho spiegato perché. La professoressa mi ha guardato e si è messa a ridere, perché quelle cose lì, le sapeva anche lei. Ma quando mi ha chiesto: e tu come fai a sapere queste cose? Le ho risposto: le so, perché sono cattolico. Non l’avessi mai detto! È andata su tutte le furie. Il resto della classe ha preso coraggio e nel giro di qualche giorno hanno instaurato un clima ostile contro di me con la collaborazione degli altri professori.» Racconta che è stato sottoposto ad ogni sorta di sadismo, accusa, ricatto morale, frase pervertita, ingiuria, derisione, diffamazione, tortura psicologica e manifestazione di potere di ogni genere. Non era autorizzato a difendersi, non poteva parlare, non poteva intervenire durante le lezioni e tutto quello che diceva veniva usato contro di lui. Le operazioni, manco a dirlo, erano condotte dalla professoressa di italiano. «Mi sembrava di essere tornato ai tempi di Nerone! Hanno espresso il loro spirito aristocratico su di me, per costringermi a ritirarmi e dopo che sono stato assunto dalla regione Abruzzo mi sono ritirato. Avrei potuto acquisire le prove per denunciarli, ma ho preferito farli crepare tra i sensi di colpa.» Inizialmente il suo racconto mi sembrava incredibile, ma quando ne ho parlato con i suoi professori, mi hanno risposto con un forte imbarazzo. Il preside e i professori hanno fatto di tutto per ottenere quel corso serale. I professori preferiscono insegnare al serale, perché lo trovano più rilassante. Dicevano che era comodo, serviva per far diplomare i lavoratori che erano rimasti indietro con lo studio e non ho capito perché, ma lo hanno levato. La versione ufficiale dice che c'erano pochi iscritti, ma la realtà dice tutto il contrario: il numero dei privatisti che si presentano all’esame di stato è abbastanza alto.

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