Non lasciatemi nel cassonetto

Ogni volta che in tv si parla di un bambino abbandonato i cronisti criminalizzano la madre ma non citano la legge sul parto segreto in ospedale nè la possibilità dell'adozione.

Chi abbandona il proprio figlio può essere aiutata

25/01/2013

I mezzi di informazione creano facile indignazione raccontando i casi di abbandoni di bambini appena nati. E' importante però chiederci, come dice Donata Nova Micucci -  Presidente Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) se quella partoriente disperata potevano essere aiutata: «Sapeva di poter mettere al mondo il  piccolo in ospedale usufruendo della dovuta assistenza sanitaria e in assoluto segreto? Su quali sostegni dopo il parto avrebbe potuto contare? Come mai ancora una volta, i mezzi di informazione oltre a stigmatizzare severamente e giustamente l’accaduto non hanno ricordato la possibilità che ogni donna ha - compreso quelle sposate e le extracomunitarie senza permesso di soggiorno – di partorire in ospedale con la garanzia dell’assoluto anonimato?»  

Le donne che non vogliono riconoscere il proprio neonato hanno infatti diritto di partorire in assoluta segretezza negli Ospedali e nelle altre strutture sanitarie e di essere, quindi, seguite dal punto di vista medico-infermieristico come tutte le altre partorienti assicurando, anche al neonato, le cure di cui necessita.  

Nel caso in cui non avvenga il riconoscimento, l’atto di nascita del bambino è redatto con la dizione “nato da donna che non consente di essere nominata” e l’ufficiale di stato civile, dopo aver attribuito un nome e un cognome, procede entro dieci giorni alla segnalazione al Tribunale per i Minorenni affinché il bambino venga dichiarato adottabile. «In tal modo a pochi giorni dalla nascita» spiega la Micucci «il piccolo viene inserito in una famiglia adottiva, scelta dal Tribunale fra quelle che hanno presentato domanda di adozione al Tribunale stesso: sono circa 500 all’anno i neonati non riconosciuti che, grazie a queste disposizioni, vengono adottati».

Di fronte ai recenti drammatici casi, spesso vengono proposte le culle o le ruote termiche presso gli ospedali: «iniziative come queste non solo sono totalmente inefficaci a realizzare l’obiettivo che i suoi promotori si prefiggono (nessun neonato è stato fino ad ora deposto, subito dopo il parto nelle culle-ruota già attive)» interviene la presidente dell'Anfaa, «ma rischiano di incentivare i parti “fai da te” in ambienti privi della più elementare assistenza sanitaria con gravi pericoli per la salute e la sopravvivenza stessa della donna e del neonato, oltre a deresponsabilizzare le istituzioni nei confronti dei loro obblighi».  

Oltre alla garanzia del diritto al parto in segreto, la legge prevede che siano assistite gratuitamente non solo le gestanti in condizioni di disagio personale, sociale ed economico, comprese quelle che vivono clandestinamente nel nostro paese, ma anche i loro nati riconosciuti o non riconosciuti.

Orsola Vetri
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