Le scommesse sul biliardo di Preiti che ha sparato a Palazzo Chigi

03/05/2013

Nella storia ancora poco chiara di Luigi Preiti, l’autore della sparatoria davanti a Palazzo Chigi del 28 aprile scorso in cui sono rimasti feriti due carabinieri, il brigadiere Giuseppe Giangrande e Francesco Negri, sembra esserci un legame che lo accomuna a oltre 200 mila italiani: la febbre del gioco d’azzardo. Videopoker e slot machine, in particolare. Ma anche biliardo, che Luigi, Gino come lo chiamano familiari e amici, praticava a Novi Ligure, al bar Stelvio o al circolo Old Season dove lo conoscono tutti e dove si cimentava a giocare nei campionati provinciali con la sua squadra: il "Club della Stecca".

Piastrellista a giornata, la crisi che ha travolto il settore edile due anni fa lo ha lasciato senza lavoro. Una condizione che spinge molti a inoltrarsi nell’inferno del gioco. Magari all’inizio solo per ammazzare il tempo fattosi d’un colpo vuoto e senza prospettive. L’ex moglie Ivana Dan, 40 anni, che vive in una casa popolare in via Gramsci a Predosa (Alessandria) con il figlio di 11 anni, in più di un’intervista ha smentito: «Ho sentito dire in televisione che si è rovinato con i videopoker ma lui quelle macchine infernali non le guardava nemmeno. La sua passione era il biliardo, ha fatto anche campionati nazionali di stecca». Per poi ammettere che forse sì, negli ultimi tempi, il vizio s’era insinuato in quell’uomo abituato a trascinarsi nelle spire di una situazione sempre più precaria. «Al biliardo giocava anche soldi, credo. Dove, non lo so, non poteva mica seguirlo…», ha detto Ivana. Che fosse un accanito scommettitore lo hanno confermato in tanti, amici e semplici conoscenti.

Gioco d’azzardo, comunque. Puntate minime sul biliardo scommettendo sulla bravura sua o dei compagni di squadra. Poche decine di euro, sembra, ma è qualcosa che conta poco, in fondo, perché quando non si riesce neanche a sbarcare il lunario anche 30-50 euro possono fare la differenza. Una cosa è certa: Gino negli ultimi mesi non riusciva più a mandare i soldi al figlio. Con lui il tribunale di Alessandria era stato comprensivo: niente assegno mensile alla moglie, considerate le difficoltà economiche, ma “solo” 500 euro per gli studi del figlio appunto. «Ha sempre lavorato, anche lavoretti umili, non gli ha mai fatto mancare nulla», ha detto l’ex moglie. Nei circoli di biliardo, quelli popolati nell’immaginario collettivo da nuvole di fumo e dal Paul Newman del film mito Lo spaccone, assicurano: «Rovinarsi per soldi al biliardo è impossibile». Sarà...

Antonio Sanfrancesco

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